Con l’innalzamento dell’età media un numero crescente di persone utilizza l’inattesa sopravvivenza per “offrirsi” una meravigliosa opportunità di provare i vizi che, in passato, non erano ammessi o semplicemente non praticati.
Una immagine emblematica ci viene dalla Gran Bretagna dove una 92enne, d’accordo con la polizia, si è fatta arrestare per entrare temporaneamente in carcere e provare l’ebbrezza di sentirsi una “malandrina” dopo una vita condotta entro le regole del vivere civile. Sempre in Inghilterra, aumenta la preoccupazione per il consumo di alcool della popolazione agèe, poco sensibile agli appelli salutisti e convinta di essersi guadagnata il diritto di bere una ma anche due o tre pinte al giorno. I senior si domandano: “Cos’è che abbiamo da perdere?”. Avviene così che ospizi e comunità per anziani allestiscano al loro interno “pub” per rispondere alla domanda dei loro ospiti. Inoltre, la “cocktail night” è diventata una pratica comune tra gli intrattenimenti programmati in molte case di riposo britanniche.
Il tema del consumo di alcool sta diventando centrale per le “burocrazie della salute” inglesi alla costante ricerca di risorse finanziarie. C’è un ulteriore “scandalo” che allarma e imbarazza le giovani generazioni inglesi: è il notevole aumento delle malattie veneree tra gli anziani, che spesso non si preoccupano di praticare il “safe sex”.
Non è un caso che, l’incidenza di blenorragia tra gli over 65 inglesi cresca a un ritmo quasi doppio rispetto alla popolazione generale. Il Public Health England ha denunciato che, solo nel 2018, i casi tra anziani sono saliti del 42% mentre l’incremento medio nazionale è stato del 26%. Fra le cause indicate nell’inchiesta: il mancato utilizzo di profilattici, l’incremento dei divorzi e le vedovanze e l’uso delle app per “gli incontri” (ad esempio Tinder).
I dati sulla dipendenza da alcool, con l’aggiunta dell’impatto in termini di sicurezza stradale, si confermano anche per l’Italia. Dalla Relazione al Parlamento sugli interventi realizzati nel 2018 in materia di alcol e problemi correlati (trasmessa dal ministro della Salute alle Camere il 29 aprile 2019) si evince che sono 8, 6 milioni i consumatori a rischio, 68.000 le persone alcoldipendenti prese in carico dai servizi algologici e 4575 incidenti stradali rilevati solo da Polizia e Carabinieri. Il dato più interessante riguarda le fasce di età della popolazione coinvolta. Per entrambi i generi, il fenomeno riguarda i 16-17enni (M=47,0%, F=34,5%), e i “giovani anziani” (65-75 anni). A causa di una carente conoscenza o consapevolezza dei rischi che l’alcol causa alla salute, circa 700.000 minorenni e 2,7 milioni di over 65 sono consumatori a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate. Fra gli utenti dei servizi alcologici il 75,1% ha un’età compresa tra i 30 e i 59 anni e gli over 60 rappresentano la quota non trascurabile del 17,4 %.
Dallo stesso bisogno di trasgredire anche in età avanzata emerge il fenomeno che si sta rilevando in molti paesi occidentali e che è legato la progressiva legalizzazione della marijuana. Negli Stati Uniti si verifica da tempo e si sviluppano pericolose tendenze. Non a caso il consumo di droghe leggere fra gli over 65 americani, fra il 2007 e il 2017, è decuplicato e ancora oggi è in fortissimo aumento. Molti anziani assumono la marijuana per combattere dolori e depressione ma, per molti di loro, è anche un vizio piacevole.
Non si tratta dell’unica droga di cui gli anziani americani abusano. Sono anche attratti dagli oppioidi sintetici, come oxycodone e fentanyl, analoghi dell’eroina ma molto più pericolosi per il rischio di overdose. Specie nelle zone rurali degli Stati Uniti, nel decennio 2005-2015, i ricoveri per overdose di queste sostanze tra anziani sono più che raddoppiati.
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