Alcuni studiosi sostengono che chi supera i 100 e più anni di vita sia in realtà un “imbroglione”, in buona o in cattiva fede. In realtà, la ricerca più attendibile concorda sulla veridicità dei dati e smentisce ogni ipotesi “negazionista”.
Il fronte degli scettici
Il fronte degli scettici è capitanato da Saul Justin Newman, docente del Biological Data Science Institute dell’Università Australiana. In un suo saggio, che suona come una provocazione, sostiene che i supercentenari in realtà sono «intenzionalmente o incidentalmente dei ladri di identità». In sostanza, si tratterebbe di persone in possesso di documenti autentici, che in realtà attesterebbero un’età errata.
La tesi di Newman
L’affermazione di Newman colpisce i centenari delle “Zone Blu”, quelle in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Come l’Ogliastra in Sardegna. Secondo la sua analisi sono tutte regioni caratterizzate da un basso reddito, con una scarsa alfabetizzazione e un alto tasso di criminalità. I loro abitanti, dunque, devono avere – prevedibilmente – una bassa aspettativa di vita. Una condizione in apparente contrasto con la status di longevi. Gli sbagli sarebbero dovuti ad errate segnalazioni e a certificati danneggiati, se non a frodi. Qualcuno, sostiene, potrebbe ad esempio affermare che una persona deceduta, sia stata in vita più a lungo, per un interesse sulla sua pensione.
La risposta dei ricercatori
La risposta del Blue Zone Institute non si è fatta attendere. Anzitutto, affermano gli studiosi, i dati vengono raccolti da team di ricercatori, demografi e scienziati che visitano personalmente le zone interessate. Sono loro a convalidare l’effettiva età degli abitanti. Con un lavoro certosino, spiegano, controllano ed intrecciano i certificati di nascita, confrontandoli con altri atti pubblici, come i certificati di battesimo.
L’equivoco di Newman
Inoltre è necessaria una precisazione. Le aree delle Zone Blu non sono quelle col maggior numero di supercentenari, come afferma Newman. Sono piuttosto luoghi con la più alta aspettativa di vita in salute. Regioni dove le persone raggiungono 90 anni con bassi tassi di malattie croniche e dove è alta la probabilità di raggiungere 100 anni.
Se povertà fa rima con longevità
Alcune di queste regioni, è vero, sono tra le più povere del loro paese. I loro abitanti non conoscono il fast food, si spostano a piedi e privilegiano i rapporti sociali. Anche per questo, malattie tipiche delle società occidentali – disturbi cardiaci e diabete – sono quasi del tutto sconosciute. Grazie anche alla presenza di servizi sanitari pubblici eccellenti. Come in Ogliastra. Ecco dunque smontata la tesi di Newman.
La candidatura a “Zona Blu”
L’identificazione di una “Zona Blu” si basa su criteri demografici oggettivi, specifici per ciascun paese. Primo fra tutti che
la longevità della popolazione sia tra le più alte a livello mondiale. La classificazione avviene poi sulla base di precisi indicatori demografici: l’aspettativa di vita, l’età e la struttura per sesso della popolazione. Dati ricavati dai censimenti locali. Solo così, una determinata area può aspirare al titolo di Zona blu, quella la cui popolazione gode di una longevità maggiore rispetto al resto del Paese.
I segreti per una vita longeva
In conclusione, anche non escludendo del tutto la possibilità che i registri contengano una data di nascita non veritiera, si tratterebbe al massimo di pochi casi isolati, irrilevanti per il dato globale. I centenari dell’Ogliastra, di Okinawa e di Ikaria non sono figure “mitologiche” o fraudolente, ma il reale prodotto di un corretto stile di vita. Con la loro presenza confermano quanto la longevità sia indissolubilmente legata ad una sana alimentazione, ad una moderata attività fisica e ad una rete sociale e familiare su cui poter contare.
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