Luca La Mesa, esperto di Social Media Marketing e innovazione, premiato da P&G Alumni Global tra i “40 under 40” più meritevoli in tutto il mondo, spiega quali professioni sono nate in seguito all’avvento di Facebook e Instagram.
Il web come strumento di business e sviluppo aziendale. Quali professioni sono nate negli ultimi vent’anni? E quale futuro? A spiegarlo è Luca La Mesa, esperto di Social Media Marketing e innovazione. Docente (13.000 studenti online). Imprenditore e investitore. Premiato da P&G Alumni Global tra i “40 under 40” più meritevoli in tutto il mondo. Vincitore Global Startup Award (Copenaghen ‘21).
Nel 2024 Facebook compie 20 anni. Se potesse guardarsi allo specchio vedrebbe un giovane pieno di vita o un adulto in fase di declino?
Un adolescente con qualche problema a combattere gli inconvenienti della sua età e che guarda molto a come si comportano i suoi coetanei/concorrenti invece di cercare una propria identità.
Come è cambiato il lavoro con l’avvento dei social?
I social media, e in particolare la famiglia Meta (Facebook e Instagram), sono stati veramente rivoluzionari per tutti noi. Le due parole cruciali “Connect” e “Share” ci hanno permesso di entrare in contatto, o restare in contatto, con tantissime persone sviluppando un numero incredibile di opportunità lavorative. Per non citare poi WhatsApp, che in molti ambiti ha sostituito in parte l’e-mail e che, se potesse parlare, conoscerebbe molto di noi e dei nostri progetti.
Ormai qualsiasi ambito professionale, in modo magari differente, impatta con il mondo dei social network. Secondo la tua esperienza, l’utilizzo nell’attività lavorativa dei social è sempre possibile in qualsiasi settore?
I social non sono la bacchetta magica con la quale risolvere i problemi di tutti i clienti in tutti i mercati, ma hanno un potenziale enorme per chi li sa usare professionalmente. Nel mio caso sono stati insostituibili per alcuni progetti business che senza i social sarebbero stati molto più difficili da realizzare. Ad esempio, molto spesso, quando voglio entrare in contatto con qualche azienda chiedo alla mia rete social “chi ha contatti in ‘questa’ società per un progetto molto importante?”. In pochi minuti riesco quasi sempre ad avere un’introduzione qualificata con la maggior parte delle aziende italiane. Ma ciò è il frutto di un uso professionale e continuativo dello strumento e dell’aver coltivato una buona rete di relazioni. Se oggi qualcuno si iscrivesse e facesse una domanda del genere senza aver coltivato prima la propria rete sociale, non avrebbe alcun risultato. Da anni organizzo cene in tutta Italia con i più brillanti imprenditori del territorio e molto spesso ho chiesto “chi sono gli imprenditori e le imprenditrici più brillanti di Milano/Parma/Torino/Cagliari ecc…” e ho conosciuto professionisti di grande spessore. Tutto sta nel saperli usare e mettersi a disposizione per generare valore per gli altri prima di chiedere una mano su qualcosa.
L’esempio più particolare che ti viene in mente?
Vi strappo un sorriso anche se è un tema serio: qualche anno fa ho utilizzato Tinder (social per cercare l’anima gemella) per aumentare i tassi di adozioni dei cani dai canili. Mi sono ispirato ad una campagna “Puppy Love” in America e ho chiesto ai miei studenti di aiutarmi a replicarla in Italia. E poi ho fatto lo stesso test con Legambiente mettendo su Tinder le loro tartarughe che si potevano adottare virtualmente.
Tu in particolare sei un super esperto di social media marketing, ci puoi spiegare cosa è? E come può aiutare a fare business?
Una definizione classica direbbe che “Il Social Media Marketing è una branca del digital marketing che sfrutta la forza e il potere dei social network per mettere in connessione i brand con i potenziali clienti, o le persone con altre persone”. Per me, ripeto, il SMM è riassumibile nelle logiche di “Connect and Share”. La capacità unica di creare connessioni per condividere contenuti. Rispetto agli altri canali tradizionali (cosiddetti “old media”) esprimono il loro vero potenziale non quando li usiamo “dall’alto verso il basso” pubblicando un contenuto e sperando che qualcuno lo legga, ma quando studiamo delle strategie che siano in grado di attivare una logica a “L”. Cosa intendo? Nella “L” c’è comunque la parte verticale in cui viene pubblicato dall’alto un contenuto, ma si spera che molte persone lo condividano in modo da attivare la parte orizzontale della “L”. Molte aziende sbagliano strategie e rischiano di sprecare tempo e risorse. Se usati professionalmente possono dare dei risultati misurabili, scalabili e molto migliori rispetto ad altri canali. Nel mio caso specifico, oltre a gestire i social media di molte importanti aziende, li utilizzo per promuovere i miei corsi di formazione.
I social sono sempre alleati di chi li usa oppure possono presentare insidie e problemi?
È molto facile “iniziare” ad usare i social media ma è molto difficile usarli in maniera professionale. Chi si improvvisa o non presta le dovute attenzioni può pregiudicare la propria reputazione. Il consiglio che do sempre a tutti i livelli, dagli imprenditori/CEO a social media assistant, è passare tempo a studiare chi ha sbagliato in passato in modo da esercitare la giusta sensibilità con la quale muoversi in questo mondo. Alcuni casi hanno fatto veramente scuola. Credo che anche l’evoluzione del caso “Ferragni” resterà una pietra importante sulla trasparenza e la corretta comunicazione degli influencer e dei brand. Sottostimare alcune dinamiche può essere molto pericoloso.
Il Presidente della Repubblica nel suo discorso di fine anno ha parlato anche di opportunità e rischi dell’intelligenza artificiale. Saremo destinati a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali. Qual è la tua riflessione?
Assolutamente sì. Nel 2015 ho partecipato all’Executive Program della Singularity University (NASA Ames Research Center) e da circa 9 anni mi occupo di queste tematiche e di come la tecnologia avrà un impatto sulla vita di tutti noi. Solo attraverso una maggiore consapevolezza possiamo tutti quanti capire come amplificare le opportunità offerte, ad esempio dall’intelligenza artificiale, e come ridurne al minimo i rischi. Abbiamo recentemente fatto un lungo reportage su RaiNews proprio sui temi legati all’intelligenza artificiale e alle truffe sui social e c’è grande bisogno di parlarne, in particolare per tutelare le aziende e le persone meno esperte di queste tematiche e dunque più vulnerabili.
I social media tra 20 anni: quale fotografia potremmo avere davanti?
Con l’AI i ritmi di evoluzione saranno talmente rapidi che fare una previsione a 20 anni avrebbe poco senso. Quello che credo fortemente è che il futuro dei social media dovrà basarsi sulla maggiore qualità dei contenuti, sulla certezza delle metriche (troppo spesso le metriche si sono rivelate poco affidabili) e sulla trasparenza nell’uso dei dati. Le aziende che per prime capiranno come evolvere e come utilizzare al meglio questi preziosi canali avranno benefici sempre più rilevanti e un notevole vantaggio competitivo.
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