Non è più fantascienza. Oggi i robot, impiegati in svariati ambiti, si sono rivelati utili nel migliorare la qualità della nostra vita, del lavoro, della salute.
Il termine ROBOT deriva dal ceco robota che significa schiavo, lavoratore forzato. Viene coniato nel 1920 dallo scrittore ceco Karel Čapek, che lo utilizza in un testo teatrale, R.U.R., per indicare gli automi di forma umanoide che si ribellano al padrone per rivendicare la propria libertà. L’opera si inserisce in un filone letterario che da Frankenstein in poi vede i robot nel ruolo dei cattivi. Almeno fino agli Anni ’50, quando lo scrittore americano Isaac Asimov, il “profeta” della robotica, pubblica i suoi primi racconti di fantascienza con protagonisti umanoidi programmati per proteggere e servire l’uomo: i robot non costituiscono una minaccia.
L’aspirazione di vedere presto robot (e androidi) camminare per strada insieme a noi, capaci di interagire con gli “umani” in una società più evoluta rispetto a quella attuale, non è più il soggetto di un’opera, romanzo o film di fantascienza. Al contrario, è l’obiettivo strategico di numerose aziende e dei centri di ricerca in materia di robotica che hanno già messo a punto prodotti molto utili al miglioramento della qualità della vita, del lavoro, della salute e soprattutto dell’invecchiamento.
Le discipline coinvolte nella progettazione e realizzazione dei robot sono molteplici: robotica, cibernetica, meccanica, automatica, elettronica, meccatronica, informatica, fino all’intelligenza artificiale.
La robotica e l’intelligenza artificiale (AI) hanno un grandissimo potenziale nell’ausilio all’essere umano. Robot sempre più avanzati non saranno più confinati al settore industriale, ma ci aiuteranno nella vita di tutti i giorni: potranno migliorare la produzione manifatturiera, assisterci nei compiti quotidiani, nella gestione e miglioramento della sicurezza per lavori in ambienti pericolosi (come la manipolazione di materiali pesanti e pericolosi di un robot sminatore) o in situazioni e luoghi incompatibili con la vita umana (come ambienti contaminati da radiazioni), e sviluppare trattamenti sanitari.
Le proiezioni della Commissione Europea stimano che entro il 2070 il 30% degli europei sarà over 65, contro l’attuale 18%. Il numero dei cittadini lavoratori (fra i 20 e i 64 anni) scenderà dall’attuale 59% al 51%. Si assiste a una diminuzione del tasso di natalità e del numero degli individui costituenti la dimensione dei nuclei familiari. Il supporto fornito dalle famiglie ai propri componenti anziani diminuisce rispetto al passato poiché questi spesso vivono lontano. È quindi necessario trovare nuove modalità di sostegno per quelle persone anziane che desiderano vivere a casa propria in buone condizioni il più a lungo possibile, nonché per le loro famiglie; inoltre, è necessario individuare nuove modalità per offrire supporto ai caregiver.
Il termine robot oggi è funzionale a molteplici applicazioni in diversi ambiti. Nel contesto medico, la sofisticatissima biomeccanica degli umanoidi (e la sensoristica ad essa affiancata) può essere applicata a macchine intelligenti che verranno utilizzate per fini riabilitativi. La riabilitazione robotica consentirà l’attuazione simultanea di diverse terapie, con un importante abbattimento dei costi nel recupero del paziente. Il tutto sotto la guida del medico e del fisioterapista che potrà avvalersi di macchine dedicate che, per esempio, trasferiranno i dati automaticamente nei file di ciascun paziente. Allo stesso modo arti prostetici ed esoscheletri possono essere riprodotti similmente al corpo del robot per il supporto a pazienti che hanno perso la mobilità, o per l’assistenza agli umani in operazioni e lavori particolarmente impegnativi.
Un altro settore è quello della robotica chirurgica, quella cioè che sviluppa strumenti minimamente invasivi ad altissima precisione che consentono di potenziare le capacità di un chirurgo, indipendentemente dalla sua età. Si stanno già sperimentando robot miniaturizzati che sfruttano il bisturi-laser e le tecnologie più innovative. Il chirurgo opera mediante un tablet e una penna direttamente sull’immagine endoscopica del paziente in tempo reale, raggiungendo un livello di precisione sempre maggiore.
Ancora, ci sono i robot appartenenti alla sfera dell’assistenza che possono essere suddivisi in tre categorie: quelli con funzioni di monitoraggio, i robot cosiddetti “assistivi” e i robot cosiddetti “sociali”. Il primo gruppo include le macchine progettate per osservare il comportamento e le condizioni di salute: monitorano e registrano i fattori connessi allo stato di salute di una persona, oppure gli aspetti legati alla sicurezza e inviano una richiesta di soccorso in caso di necessità. Questi robot ricordano alle persone anziane di mangiare, assumere farmaci, ecc.; sono stati già messi a punto degli esemplari in grado di assistere pazienti con l’Alzheimer. Vengono inoltre progettati robot per rilevare i sintomi di alcune patologie o controllare le conseguenze di cadute.
La seconda categoria è quella dei robot che forniscono sostegno nella quotidianità, come fossero persone di servizio o assistenti che aiutano i soggetti in difficoltà a nutrirsi, vestirsi o spostarsi; pensiamo a quelli utilizzati per migliorare la qualità della vita dei diversamente abili, eliminando barriere derivanti da inabilità temporanee o permanenti.
I “social robot” offrono invece compagnia e possono essere impiegati come strumenti terapeutici, per lo svolgimento di attività fisiche o sociali e per le attività di svago, e sono in grado di fornire istruzioni al riguardo. Possono rappresentare una risorsa contro la solitudine, essere utilizzati come strumenti interattivi o in sostituzione agli animali domestici (pet therapy). È importante distinguerli dai software inanimati nonché da robot industriali o di servizio, in quanto i “robot sociali” comunicano attraverso i segnali sociali, mostrano un comportamento adattabile all’apprendimento e sono in grado di imitare degli stati emotivi. Essi sono infatti specificatamente progettati per stimolare le relazioni e le emozioni.
Diversi studi avrebbero evidenziato un effetto positivo dei robot sociali sulla salute mentale e fisica degli anziani, migliorerebbero la capacità di gestire lo stress e agirebbero positivamente sull’umore. Si tratterebbe di cambiamenti positivi a breve termine, come l’aumento delle relazioni sociali o l’apporto della novità. Non si riesce ancora a identificare la componente che ne è causa; sicuramente è presente un effetto placebo.
Secondo le attuali teorie riguardanti l’etica e la buona qualità dell’assistenza, gli aspetti più rilevanti sui dispositivi robotici concernono le caratteristiche umane e le abilità affettive. Da questo punto di vista, un robot che fornisce assistenza appare essere inumano, ingannevole, privo di componente affettiva: vengono meno vicinanza, premura e comprensione. Potrebbe invece venire accolto positivamente dalle persone che necessitano assistenza che non vogliono dipendere da altri.
Gli interrogativi maggiori sui robot riguardano oggi i problemi di equità sociale che potrebbero insorgere da una competizione per il lavoro tra uomo e macchine autonome. Si ipotizza la seria minaccia che queste ultime rappresenterebbero non solo per i lavori manuali: potrebbero mettere a rischio professionalità consolidate nei servizi, nel commercio e nell’amministrazione. È inoltre indispensabile esercitare un controllo umano anche sui sistemi gestionali e di sorveglianza abilitati dalle tecnologie dell’IA e combinati con tecnologie come i droni, per proteggere la libertà delle persone e i loro diritti fondamentali. Così come è urgente sviluppare una sensibilità etica sul mondo costituito dai sistemi autonomi e IA in crescente espansione, che ne regoli rischi o conflitti.
I benefici del progresso dunque superano sempre i pericoli? Le macchine a nostra immagine e somiglianza acquisiranno mai una coscienza di sé? Osserviamo con entusiasmo i robot perché si comportano come noi. Ma esiste un punto in cui la sensazione di familiarità causata da una macchina antropomorfa diminuisce con il crescere del realismo. Un robot troppo uguale a noi finisce per impaurirci. Tuttavia i robot sono macchine, non esseri umani. E ci invitano anche a riflettere su quali persone vogliamo essere.
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