Ago della bilancia familiare e vero strumento di welfare, anziani e nonni vengono celebrati in questo mese di ottobre. Auspicando che i riflettori su di loro restino accesi anche dopo il periodo elettorale
Da oltre trent’anni, i primi due giorni di ottobre coincidono con due importanti ricorrenze dedicate alla terza età. Il 1° ottobre, infatti, si celebra la Giornata Internazionale della Persone Anziane, designata dall’ONU nel 1990, sottolineando l’importanza di una fascia di popolazione che diventava inesorabilmente crescente; il 2 ottobre, invece, è la Festa dei Nonni, celebrata in Italia dal 2005. I due momenti cronologicamente vicini stimolano una riflessione sui cambiamenti della società e sulla stessa evoluzione delle età della vita e delle loro funzioni.
Anziani e nonni: una grande risorsa per la famiglia
La Festa dei Nonni, ad esempio, celebra i nonni come gli “angeli custodi” delle generazioni più giovani; tuttavia, dentro le crisi e il tempo incerto in cui viviamo, questo è diventato sempre più un ruolo non solo simbolico, ma anche estremamente concreto. Secondo un sondaggio Ipsos pre-Covid, in Italia il 40% dei nonni sostiene i nuclei familiari di figli e figlie; la media europea è del 24%. A questo proposito, è interessante soffermarsi sull’inchiesta presente in questo numero, dedicata ai nonni e al loro ruolo di welfare indiretto, con i dati di una ricerca del Centro Studi 50&Più.
Anziani e nonni: l’altra faccia della medaglia
Se da una parte, tuttavia, c’è una terza età “attiva e presente”, economicamente indipendente e che fa letteralmente da paracadute per altre generazioni, esiste dall’altra parte una fascia di anziani povera di risorse materiali e di reti sociali che deve lottare per i diritti che le spettano e per la quale c’è ancora molta strada da fare.
Le forze politiche che si sono confrontate nella campagna elettorale che ci ha portato alle elezioni dello scorso 25 settembre, non a caso, hanno rivolto numerose proposte a temi come il sistema pensionistico, il welfare oppure progetti per la non autosufficienza e l’accessibilità, che riguardano qualcosa come oltre 14 milioni di anziani e più di 3 milioni di persone con disabilità.
Per numeri e necessità, si tratta di certo di un terreno elettoralmente appetibile, ma nondimeno scivoloso, tra difficoltà oggettive nel mettere in campo politiche eque ed insieme efficaci e radicati stereotipi culturali tra ageismo (nel caso degli anziani) e abilismo. Un neologismo, quest’ultimo, che in Italia ha preso piede nel 2020, a seguito dell’approvazione di un emendamento al disegno di legge contro le discriminazioni, e che si riferisce a tutti quei pregiudizi o preconcetti rivolti alle persone con disabilità. La lingua registra dunque in queste novità, sensibilità culturali che sono entrate finalmente nella società.
Contro la discriminazione di anziani e nonni
Gli ultimi due anni, tuttavia, sembrano aver accentuato di molto proprio questi -ismi, tra difficoltà crescenti in un periodo storico dove le crisi si rincorrono e l’urgente spesso prende il posto dell’importante. In questo senso, la Giornata Internazionale delle Persone Anziane vuole essere un’occasione di riflessione, che quest’anno si declina al femminile, intersecando la questione di genere con il tema delle donne anziane nel mondo. L’invito rivolto ad ogni Paese è quello di analizzare la propria situazione e impegnarsi ad abbattere le barriere in nome di politiche più autenticamente inclusive, perché le discriminazioni (quella di età e di genere) quando si incontrano non si annullano una con l’altra, invece si sommano e rafforzano, creando distorsioni che fanno male a tutti.
Ci auguriamo che il nuovo Governo, tra le tante urgenze, possa affrontare questi temi importanti, che, al di là del momento elettorale, possono indirizzare lo sviluppo morale (e, alla fine, anche economico) del Paese.
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