Dall’avantgarde al tradizionale, dall’orchestra al solista, dalle contaminazioni all’ortodossia, il jazz continua la sua corsa verso il futuro. Vi proponiamo quelle che la maggior parte dei critici mondiali ritiene le tappe più riuscite dell’anno appena trascorso.
Ogni fine anno per il jazz è tempo di poll. Si chiamano così i referendum tra i redattori delle principali riviste specializzate mondiali per definire gli album che ritengono migliori tra i molti usciti durante l’annata appena trascorsa. Non sempre i giornalisti sono d’accordo tra loro, non sempre scelgono secondo un punto di vista preciso, spesso vogliono apparire eccentrici o “particolari”, ma dall’insieme delle loro opzioni si capisce benissimo la situazione del jazz attuale. Così, oltre ad averne ascoltati molti di album jazz durante il 2021, abbiamo fatto una cernita di dieci, tra quelli che potrebbero essere i lavori veramente indispensabili, seguendo anche le indicazioni dei colleghi con l’orecchio più attento.
I migliori dischi jazz del 2021
Abbiamo escluso le ristampe e le vecchie registrazioni, anche se inedite. Tra queste ultime le migliori sono state la ripresa della magnifica suite A Love Supreme: Live In Seattle da parte del sommo sassofonista John Coltrane con il suo sestetto di fine 1965, il Live At The Berlin Philharmonic 1977 registrato dall’Hal Galper Quintet che allineava anche i fratelli Brecker e il Live della Chick Corea Akoustic Band, registrato dal vivo in Florida nel 2018 dal trio del pianista improvvisamente scomparso nel febbraio scorso.
I migliori per la rivista americana Jazzwise…
Tra i nostri top album iniziamo con il segnalare Tone Poems di Charles Lloyd & The Marvels, disco dell’anno per la rivista americana Jazzwise, splendido esempio della poetica dell’84enne sassofonista di Memphis, al terzo lavoro con le sue “meraviglie”. Un perfetto mix di acustico ed elettrico, con le chitarre a prendere il posto delle voci e una narrazione sorretta dalla poesia ipnotica del leader.
…e per JazzTimes
Il migliore per l’altra rivista americana JazzTimes (che piazza Lloyd al 16esimo posto) è invece Jesup Wagon di James Brandon Lewis con il suo Red Lily Quintet, addirittura assente nella classifica dei colleghi. Il disco è importante, un concept album dedicato alla figura del botanico, chimico, agronomo George Washington Carver, che a inizio 900 girò le lande del sud degli States sul carro denominato appunto Jesup Wagon per insegnare ai neri più poveri nuove tecniche di coltivazione. Sonorità e combinazioni strumentali che fondono Rinascimento e free jazz, urlo e immaginazione, canzoni degli schiavi e blues primordiale.
Il parere di DownBeat
Per la principale rivista statunitense DownBeat bisognerà aspettare il poll di aprile, ma tra gli album recensiti durante l’anno con le celebri 5 stelle, il meglio del meglio, segnaliamo almeno Sounds From The Ancestors del sassofonista Kenny Garrett. Lanciato da Miles Davis è oggi ai suoi massimi livelli, grazie alla propulsione del batterista Ronald Bruner e soprattutto a composizioni che svariano su panorami apertissimi, che vanno da Art Blakey all’hip hop, da Marvin Gaye all’afro-jazz cubano, dalle preghiere recitate a Roy Hargrove. Ottimo l’apporto delle voci.
I migliori dischi jazz del 2021 secondo The Guardian
La prestigiosa rivista inglese The Guardian premia invece il cd Path Of Seven Colors del batterista newyorchese Ches Smith, da anni partner di Tim Berne, che lo ha messo direttamente sul treno dell’avanguardia, ma insieme appassionato dei ritmi della cultura voodoo, che, miscelati, fanno di questo lavoro un emozionante mix di inquiete voci folk, percussioni colloquiali e jazz intricato.
In cima alle scelte dei redattori tra i lavori live è Side-Eye NYC (V1.IV) di Pat Metheny. In trio il chitarrista mescola suoi evergreen a nuove composizioni, giocando persino con il rock duro, ma sempre con un vocabolario espressivo ricco, maturo e personale. Lo stesso si può dire per This Bitter Earth della giovane cantante Veronica Swift, il più apprezzato con una protagonista femminile. Affronta i temi dell’ambiente, del razzismo, della xenofobia, delle fake news e del sessismo con un jazz che svaria dal rock indipendente contemporaneo al R&B vintage. Migliore degli europei è XXXX del quartetto composto dal tastierista Michael Wollny, il sassofonista Émile Parisien e i ritmi Tim Lefebvre e Christian Lillinger.
Paesaggi sonori inediti e affascinanti, che ruotano su una musica totalmente improvvisata, traavantgarde ed elettronica, atmosfere cupe e musica da videogioco, parossismi e lirismi. Tra i cd orchestrali spicca invece Promises, firmato Floating Point (ovvero il DJ e produttore di musica elettronica Sam Shepherd), Pharoah Sanders (un altro musicista over 80) e London Symphony Orchestra. Una suite ambientale emozionante, in cui s’intersecano silenzi contemplativi e crescendo catartici, sussurri e graffi, in un dialogo meravigliosamente sfaccettato tra jazz, classica ed elettronica.
I migliori dischi jazz del 2021 secondo gli italiani
Aggiungiamo ancora, apprezzato da molti nei poll, ma stavolta soprattutto da chi scrive (per vari anni direttore della rivista Jazz Magazine), il cd di piano solo Shadow Plays di Craig Taborn, che crea un’atmosfera emotiva e distesa, con reiterazioni minimaliste contrapposte a linee di basso malinconiche e lente, melodie che entrano dentro, distillate da spazi nebbiosi e aerei dove non mancano timbri aspri e diretti.
In Italia la rivista specializzata principale è Musica Jazz, che da molti anni propone il suo referendum tra gli addetti ai lavori vicini alla testata: quest’anno a vincere la sezione riservata ai musicisti di casa nostra è stato il Claudio Fasoli 4th con Next. L’ex-Perigeo, oggi sulla soglia degli 83 anni, vive un’eterna giovinezza e sa utilizzare i nuovi partner, mettendone in evidenza tutto il talento. Il risultato è un cd maturo e denso, dalle versatili prospettive sonore, con spunti jazz-rock e prospetti elettronici, con momenti di calma (mai piatta) e dinamiche ricercate. Un sound rotondo che scorre via, a dimostrare senza se e senza ma il valore internazionale di molto nostro jazz.
Il futuro e la crescita del jazz
Naturalmente sarebbero moltissimi gli album più che interessanti pubblicati durante la stagione che si è appena conclusa. Con una breve ricerca sul web ne troverete per tutti gusti, perché il jazz continua a crescere. In ogni direzione. E ingloba generi e tecniche, progressi e invenzioni, miscele e territori. Lo fa senza preoccuparsi di barriere, di età, di colore della pelle, di luoghi di nascita e di vita, di metodi per fare musica… In questi anni stiamo assistendo a un’evoluzione travolgente, soprattutto a una ricerca “totale”, grazie al fatto che mancano “consacrate” vie di riferimento, percorsi “obbligati” e/o traiettorie “inevitabili” per essere in e accettati. Va bene qualunque cosa, purché sia personale e sentita, proponga delle idee e dei sogni, stia cercando nella tecnologia e nel cuore.
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