La maggior parte degli italiani all’estero sono giovani tra i 18 e i 34 anni, che non trovano a casa le prospettive di vita desiderate. L’Europa la meta preferita
La situazione economica e lavorativa dei giovani italiani diventa sempre più difficile, spingendoli a scegliere altri paesi per realizzare il proprio futuro. «L’estero è il nuovo ascensore sociale» e l’Italia «allontana le risorse giovani» dalle città con affitti alti e costo della vita proibitivo». Questa, in sintesi, la conclusione del rapporto Italiani nel mondo 2024, presentato nei giorni scorsi a Roma dalla Fondazione Migrantes. Che l’Italia non fosse più da tempo un paese per giovani non è certo una novità, ma i numeri (confermati anche dall’ultimo rapporto Istat) non lasciano più margine all’inazione politica.
Italiani, cittadini del mondo
Il rapporto di Migrantes dipinge il quadro dell’emigrazione dei giovani italiani, evidenziando una vera e propria fuga di talenti verso l’estero. “Dal 2020 l’Italia conta circa 652 mila residenti in meno” si legge nel rapporto. Nello stesso periodo, invece, continua la crescita di chi ha deciso di risiedere fuori dei confini nazionali (+11,8% dal 2020), per la maggior parte giovani. Oggi la comunità dei cittadini e delle cittadine residenti all’estero è composta da oltre 6 milioni 134 mila unità. “Da tempo, avvertono i curatori, l’unica Italia a crescere continua ad essere soltanto quella che ha scelto l’estero per vivere”. In questo senso, dunque, si può parlare di emigrazione come del nuovo ascensore sociale.
L’emigrazione per fasce d’età
Gli italiani emigrano fuori confine a tutte le età, ma ciò che cambia è la percentuale di “fuga”. Infatti, si legge nel documento, il 45,5% del totale degli iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) per solo espatrio nell’ultimo anno ha tra i 18 e i 34 anni (equivalenti a circa 471 mila risorse) il 5,5% ne ha più di 65 (circa 30 mila persone). Ciò significa che a fronte di un basso numero di anziani che lascia il paese (mobilità previdenziale), c’è una forte componente di giovani adulti con vari titoli di studio respinti dal sistema. Se i primi scelgono l’estero per motivi di tassazione, per seguire i familiari o per un nuovo progetto di vita, i secondi sono spinti da altre contingenze.
Un paese che allontana i giovani
La partenza della parte più giovane e più dinamica della popolazione ha diverse ragioni. I piccoli centri non sono attrattivi per i giovani italiani, soprattutto se laureati. D’altro canto i caro affitti nelle città e i prezzi sempre più proibitivi li spingono a giocarsi la carta dell’estero. Molti di loro non rientreranno mai, soprattutto se in possesso di un titolo di studio medio alto (prevalentemente maschi, 56,6%). All’estero, infatti, gli italiani formano famiglie, crescono figli e invecchiano, vivendo in pieno un’epoca in cui spostarsi, soprattutto in Europa, è la normalità. Nel 2022 e 2023 i principali paesi di destinazione sono infatti il Regno Unito e la Germania. Seguono Svizzera, Francia, Spagna, Brasile e Stati Uniti d’America.
Da sud a nord in cerca di un futuro
La maggior parte degli italiani che si trasferisce all’estero proviene dalla Sicilia, seguita dalla Lombardia e dal Veneto. Accanto a quella estera esiste anche un flusso di emigrazione interna, che conferma l’asse Sud\Nord. Il Nord-Est resta l’area del paese più attrattiva con un tasso migratorio annuo per il periodo 2022-2023 pari al + 2,4 per mille. Positivo, ma di livello inferiore, il tasso migratorio del Centro (+0,6 per mille), mentre riportano segno negativi i tassi migratori di Sud e Isole (rispettivamente, -3,5 e -2,7 per mille). Anche in questo contesto i giovani rappresentano la quota prevalente degli spostamenti perché sono i principali attori del mercato del lavoro.
© Riproduzione riservata