I millennial vivono influenzati dalle esperienze, dalle soluzioni e dai valori di chi li ha preceduti. I genitori millennial non fanno eccezione
Seguire l’esempio dei propri genitori è uno degli scopi dei nuovi padri e delle nuove mamme. Scopo che ha come corollario imprescindibile quello di evitarne gli errori.
Anche se, a rigor di termini legati all’età, toccherebbe alla generazione Z, ai centennial, essere sull’orlo di diventare genitori, sono ancora i millennial, i nati tra il 1981 e il 1996, a rappresentare oggi la stragrande maggioranza delle coppie con figli piccoli o addirittura sul punto di creare nuove vite. Colpa (o mutatis mutandis merito) della scelta sempre più diffusa di avere figli più tardi. Per un molteplice ventaglio di ragioni, da quelle sociali, dettate dalle difficoltà lavorative e dalla mancanza di servizi di assistenza ai più giovani, a quelle personali, relative al raggiungimento dell’equilibrio emotivo tra i futuri genitori.
Generazioni contro
Come ogni generazione, i millennial vivono influenzati dalle esperienze, dalle soluzioni e dai valori di chi li ha preceduti. Allo stesso tempo, come ogni generazione, esigono libertà rispetto a queste influenze e sono pronti a scontrarsi con chi suggerisce loro, in maniera più o meno determinata, di non esagerare nei cambiamenti, spesso accusandoli di non saper prendere le decisioni migliori.
Quando poi entrano nell’equazione dalla più complessa soluzione possibile, ovvero l’esistenza di ognuno, i figli/nipoti, le difficoltà dei rapporti in molti casi si esasperano ancora di più. In questo territorio i boomer, i nati tra il 1945 e il 1965, appaiono portatori di un numero esagerato di errori commessi nei confronti dei figli, quindi degli esempi “al contrario”. Più degli ammonimenti a non ripetere quanto hanno fatto di sbagliato.
Gli errori commessi dai genitori boomer
Vi elenchiamo i principali errori commessi da chi ormai veleggia oltre i 60 anni. Seguiamo le indicazioni dell’americana Marjolein Dilven, fondatrice di Radical FIRE, blog di finanza alternativa, a titolo di monito e di suggerimento al fine di evitarli. Innanzitutto il “costringere” i propri figli alla competitività, qualità (?) molto apprezzata dai boomer, con gli altri bambini. Sottoporli a continui confronti può creare problemi di autostima e di inadeguatezza, mentre è molto più corretto sostenere i piccoli nel coltivare le loro passioni e i loro punti di forza e insegnare a concentrarsi sull’esperienza piuttosto che sulla vittoria.
Anche l’atteggiamento tipico di eccessiva protezione dei propri figli non è affatto equilibrato e non ne favorisce l’indipendenza. Dare loro spazio e non soffocarli di attenzioni è l’approccio da mantenere: non dimostrare platealmente tutto il proprio amore significa spesso amarli di più.
Non aspettarsi che i figli seguano ciecamente i genitori
Molti genitori boomer hanno preteso dai figli che seguissero pedissequamente le proprie regole e le proprie opinioni, come da tradizioni consolidate. Il che non è mai corretto se diventa un’imposizione, se non permette obiezioni e dubbi, se non spinge a valutare le ragioni che sostengono quelle regole e opinioni. Insomma se non permette di sviluppare le loro capacità di pensiero critico. Per contro altri hanno permesso ai figli di non avere limiti nella propria indipendenza, né di essere sottoposti a un’adeguata supervisione, esponendoli a pericoli e rischi ingiustificati e ansiogeni.
Dare importanza alla creatività
Ormai si sta sempre più dimostrando non corretta – anche in prospettiva di qualità della vita futura – la scelta di indirizzare i figli verso interessi valutati come investimenti per il futuro. Il vero “successo” per i piccoli non deriva solo dall’approfondimento degli studi che intraprendono, bensì anche, forse soprattutto, dal riuscire a riconoscere e sviluppare le loro passioni e la loro creatività, perfino quando non è pratico esplorarle.
Sottovalutare, o peggio reprimere, il loro sentire, i loro impulsi, i loro interessi, per sovrapporvi i propri, tipica mossa “a fin di bene” dei genitori boomer, è sbagliato. I figli devono potersi esprimere senza paura di essere giudicati, devono poter fare domande, seguendo una linea di comunicazione a doppio senso con i genitori. Che dovrebbe vedere questi ultimi intenti a suggerire come gestire le emozioni anziché a costringere a nasconderle o reprimerle, rispondendo alle richieste nella maniera più diretta e onesta possibile.
Non usare la tv e la rete come baby sitter
La televisione e, dai 10/12 anni, la rete sono diventate delle compagne stabili per i piccoli. Se i boomer le consideravano un semplice intrattenimento per distrarli e “tenerli a bada”, i genitori millennial si devono impegnare a farne dei possibili strumenti educativi. Poiché la supervisione dei genitori è spesso necessaria (specie quando si tratta del www) partecipare alla visione dei programmi tv oppure alle peregrinazioni in internet o nei social può diventare un modo divertente per educarli e per far loro accettare anche proposte che riguardano matematica, scienze e persino cultura.
Tutto questo senza aggiungere altri atteggiamenti tipici degli anni passati che finalmente possono dirsi (quasi) dimenticati. Come ignorare l’importanza della salute mentale e delle ansie infantili e adolescenziali, incoraggiare gli stereotipi di genere, trascurare i bambini per non perdere ore di lavoro, non dare loro un’educazione finanziaria, chiamarli con nomignoli legati all’aspetto fisico. E come, inevitabilmente dulcis in fundo, l’uso, che dagli States si andava diffondendo dappertutto, di servire ai piccoli pasti dolci tutti i giorni.
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