Qualcuno dice che qui gli abitanti abbiano bevuto una porzione magica che li faccia ringiovanire. Perché passeggiando tra questi vicoli è possibile trovare centenari che leggono il giornale, 97enni che guidano l’automobile. E, in generale, che fanno cose che coetanei di altre zone neanche si sognerebbero più di fare.
E anche il Covid, da queste parti, ha attecchito poco sulla popolazione. Ma dove si trova questo posto e, soprattutto, qual è il suo elisir?
Siamo in Cilento, la parte meridionale della Campania e qui, da sei anni, è in corso il progetto CIAO (Cilento on Aging Outcomes). Si tratta di uno studio internazionale che monitora la popolazione over 40 del Cilento, proponendosi di cercare, scientificamente, i segreti della longevità di questo territorio.
Un progetto portato avanti dall’Università La Sapienza di Roma e dalla San Diego University che, da anni, studia il processo di invecchiamento della popolazione e dei centenari del Cilento.
L’ultimo follow up sulla popolazione, che risale allo scorso mese di marzo, ha evidenziato una novità importante: l’incidenza del Covid in Cilento è di molto inferiore rispetto al resto della regione. Un fattore questo che si potrebbe ascrivere al maggior isolamento della popolazione rispetto ad altri territori, ma non solo. I casi di Covid-19 cilentani, infatti, in media, sono meno gravi rispetto al resto del Paese.
La vitamina D, un elisir di lunga durata
Gli scienziati stanno studiando se la vitamina D possa rappresentare una protezione dai casi più gravi di infezione. Negli abitanti e nei centenari del Cilento, infatti, è presente in grandi quantità.
Soprattutto i centenari, infatti, che hanno condotto una vita all’aperto, hanno potuto assumere vitamina D direttamente dal sole , oltre ad aver mangiato cibi dove è presente. E si sono sentiti, da sempre, parte attiva della comunità, vivendo in famiglia e mangiando sempre in compagnia.
Eppure, se la correlazione tra vitamina D e infezione da Covid fosse confermata, potrebbe rappresentare un importante passo in avanti per gli studi sulla prevenzione da coronavirus.
© Riproduzione riservata