Secondo gli studiosi, i nostri pet non solo sarebbero capaci di capire vocaboli e intere frasi, ma addirittura analizzerebbero le parole e la loro intonazione, riuscendo a comprendere il linguaggio umano
Quante parole capiscono?
Da un recente studio condotto presso il Dipartimento di psicologia e neuroscienze della Dalhousie University (Canada) – e pubblicato sulla rivista Applied Animal Behaviour Science-, è emerso che i cani non solo riuscirebbero a comprendere circa 89 parole fino a un massimo di 215, ma comprenderebbero anche intere frasi apprese in modo casuale. È possibile, infatti, che il cane capisca espressioni che magari ha associato a un evento, a una passeggiata o all’arrivo di un ospite ad esempio.
I primi della classe
I primi della classe, secondo gli studiosi, sono i pastori e i cani da compagnia. Tra i pastori, i più dotti sarebbero l’Australian Shepherd Dog, il Border Collie, il Pastore Americano Nano, lo Shetland Sheepdog e lo Welsh Cardigan. Tra i cani da compagnia, i migliori sarebbero il Barboncino, il Bichon Frisè, il Cavalier King Charles Spaniel e il Chihuahua.
Per un apprendimento semplice
Per facilitare l’apprendimento, è necessario insegnare all’animale – sin da cucciolo – i comandi base: “andiamo”, “vieni”, “seduto”, “lascia”, “dammi la zampa”, “a terra”, e stimolarlo con giochi di attivazione mentale, giochi di ricerca e collaborativi. Per semplificare la memorizzazione di nuovi termini, è utile mostrare al cane l’oggetto corrispondente alla parola pronunciata. Se nel riproporre l’esercizio il cane riesce a identificare l’oggetto corretto, lo premieremo con un biscotto dicendogli “bravo”. Una pratica che andrebbe ripetuta più volte al giorno, per far sì che l’animale possa migliorare le proprie capacità cognitive e ampliare il suo vocabolario. Questo tipo di gioco, utile a qualsiasi età, ha un valore educativo rilevante perché il cane impara cose nuove e si diverte. Il gioco è sempre consigliato in presenza di problemi relazionali, anche legati allo status gerarchico. In questi casi è consigliabile – anche – riprendere con una telecamera le sessioni di gioco, al fine di individuare, durante la visita comportamentale, eventuali errori commessi dal proprietario e correggerli. Spesso, i problemi legati allo status gerarchico sono involontariamente determinati dai proprietari che hanno una scarsa conoscenza dell’etogramma (repertorio dei comportamenti, ndr) del cane.
L’unione fa la forza
Un cane che tende a trascorrere il tempo fuori dalle mura domestiche, ad esempio in giardino, ha minori possibilità sia di interagire con i suoi familiari sia di apprendere, anche casualmente, nuovi vocaboli. Una situazione che, a lungo andare, potrebbe condurre l’animale a sviluppare un vero disagio psichico. Per questo, prima di adottare un cane, è consigliabile rivolgersi al comportamentalista, e capire se ci sono le condizioni per poterlo fare.
I cani sono capaci di analizzare il linguaggio dell’uomo?
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology e condotto da due ricercatori dell’Università del Sussex (Regno Unito), Victoria Ratcliffe e David Reby, i cani sarebbero in grado di riconoscere i suoni, analizzare le parole e la loro intonazione. Dai risultati di questa ricerca è emerso che i cani giravano la testa a destra quando gli venivano dati comandi noti, e a sinistra, quando venivano pronunciati in un’altra lingua o con errori grammaticali. Secondo gli studiosi, i pet avrebbero un’elaborazione separata nei due emisferi, molto simile a quella del cervello umano. In pratica, utilizzerebbero l’emisfero destro per elaborare l’intonazione e l’emisfero sinistro per interpretare le parole.
Una comprensione profonda del linguaggio umano
Un team di ricercatori, guidato dalla dottoressa Marianna Boros del Laboratorio di Neuroetologia della Comunicazione dell’Università Eötvös Loránd, ha recentemente condotto uno studio – pubblicato su Current Biology – da cui è emerso che i cani, a fronte di determinate parole, non reagirebbero solo con uno specifico comportamento, ma attiverebbero anche una rappresentazione mentale. In pratica, avrebbero una comprensione piuttosto profonda del linguaggio umano, che non si limiterebbe ad associare una parola ad un’azione. Questo studio apre nuove prospettive fondamentali per la comunicazione interspecifica.
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