Ogni giorno stiamo almeno sette ore davanti agli schermi, e ciò comporta stress, stanchezza e vista affaticata. Se invece occupassimo 78 minuti della nostra giornata ad ascoltare musica, miglioreremmo la condizione di stress e il nostro stato di salute.
La musicoterapia riceve sempre più riconoscimenti scientifici. Lo dimostra la scelta del National Institute of Health statunitense che ha destinato 20 milioni di dollari per indagare sugli effetti dei suoni e della musica in diverse malattie comuni.
Persino l’impatto della biometrica e dei suoni sul cervello è sempre più studiato. Sono molto usate, infatti, terapie complementari con musica o ballo per i pazienti in lungodegenza riabilitativa, utili a frenare gli effetti delle patologie croniche.
Molte ricerche indagano anche su come riuscire ad applicare i benefici della musica nella riduzione del dolore acuto e cronico o per recuperare le funzioni motorie e neurologiche dopo l’ictus. La musica dona sollievo a chi è colpito da demenza senile e Alzheimer o a chi soffre di Parkinson. Infatti i suoni, se ben dosati, possono contribuire a ridurre i tremori. Sono tantissime le applicazioni.
E dagli Usa arrivano anche le raccomandazioni dell’American College of cardiology – per i malati di angina o di infarto – di un ascolto di 30 minuti giornalieri, mentre il Massachusetts Institute of Technology di Boston prescrive terapie personalizzate di brani contro l’insonnia e il dolore cronico.
Infine, la prossima estate partirà una sperimentazione con un’App contenente playlist e ritmi musicali dedicata ai malati di tumore, per attenuare il disagio legato alle terapie chemioterapiche. La musica è ormai presente anche nelle camere operatorie per il suo effetto calmante sia sul paziente che su chi opera.
SINTESI DI: La musica che cura, Agnese Ferrara, Corriere salute, 08-10-2020
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