Nelle estati degli anni ’60 la musica leggera si arricchisce di nuovi ritmi. Sono gli anni del twist, del surf e dell’hully gully. Balli di gruppo divenuti intramontabili protagonisti di tante feste e insospettabili portatori di benessere.
Il twist, il surf e l’hully gully
Negli anni ’60 Let’s Twist Again raggiunge la vetta della hit parade americana, mentre tre anni dopo sarà il momento di Twist and shout dei Beatles. Ritmi che arrivano anche in Italia, conquistando i giovani e non solo. I passi sono inediti, ma per ballare il twist è sufficiente far finta di “spegnere una sigaretta con i piedi, agitando le mani”. Su quegli stessi passi si cimentano anche artisti del calibro di Frank Sinatra e Lou Monte. In Italia, però, il re del twist è considerato Peppino di Capri che, con Sogno d’amore twist, raggiunge la prima posizione della hit parade nel 1962. Come lui anche Mina con Tintarella di luna e Una zebra a pois, Edoardo Vianello con Guarda come dondolo e Rita Pavone con la sua Datemi un martello segnano una parentesi musicale destinata a rimanere indimenticabile.
Ed è proprio negli stessi anni che dalle onde della California arriva poi il surf, legato alle musiche dei Beach Boys. Sembra impossibile, infatti, non ricordare Catherine Spaak che canta L’esercito del surf, manifesto della gioventù libera di quegli anni. A scontrarsi con il genere, però, c’è anche l’hully-gully, un ballo ritmico, simile alla samba e portato al successo da alcuni celebri brani di Edoardo Vianello come Abbronzatissima e I Watussi, il tormentone dell’estate 1964.
I benefici dei balli di gruppo nella terza età
Quei giovani che ballavano sulla spiaggia o in casa di amici negli anni ’60, oggi hanno circa 80 anni. E molti non hanno mai smesso di ballare. Del resto si parla molto degli effetti positivi di questa disciplina sulla terza età. La ricercatrice Marzia Badereschi, sul magazine online del Consiglio Nazionale delle Ricerche, spiega che: “Il ballo è entrato a pieno titolo nell’arsenale terapeutico dei medici di famiglia, dei neuropsichiatri e dei geriatri”. Tanto che in Inghilterra viene prescritto dallo stesso medico di famiglia. La danza, infatti, permette di svolgere esercizio fisico migliorando la salute cardiovascolare. Ma non solo. È un efficace aiuto contro quei disturbi di carattere depressivo che possono insorgere nell’età avanzata. Le opportunità di interazione date dai balli di gruppo e lo stato di buon umore indotto dalle endorfine attraverso il movimento, ne fanno un vero toccasana per la salute anche in tarda età.
Una proteina per mantenere giovane il cervello
Inoltre, il ballo sembrerebbe essere il mezzo più adatto per stimolare la produzione di BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor), una sostanza dalle alte capacità neurorigenerative. Con il passare dell’età, infatti, si può assistere ad una diminuzione del volume cerebrale con compromissioni delle capacità mnemoniche e di apprendimento. Ballare, però, aiuterebbe ad aumentare i livello di BDNF, stimolando così un apprendimento più veloce e un aumento della memoria. In poche parole, la danza aiuta il cervello a rimanere giovane più a lungo. Lo conferma anche John Ratey, una delle massime autorità sulla connessione tra salute del cervello e attività fisica, il quale assicura che 10 minuti di esercizio “frenetico” al giorno bastano per avere effetti positivi sul cervello.
Dunque, niente scuse. Ogni volta che sentiamo arrivare le note di un twist alziamoci in piedi e iniziamo a muoverci. Non serve una pista affollata. Quest’estate si balla anche tra le mura domestiche.
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