“Non si può giudicare un libro dalla copertina”. Una frase molto comune che a Copenaghen, in Danimarca, ha dato vita ad un progetto che combatte stereotipi e pregiudizi.
Le apparenze ingannano
Immaginate di essere in una libreria o in una biblioteca in cui state cercando qualcosa di nuovo da leggere: guardate le copertine, leggete i titoli e le brevi descrizioni che dovrebbero invogliarvi a scegliere proprio quel libro. Poi qualcuno vi consiglia un romanzo che non avreste mai preso in considerazione e in seguito scoprite che si tratta di una delle storie più emozionanti che abbiate letto negli ultimi mesi. È quello che, a volte, accade anche con le persone. Ci sono incontri fortuiti, totalmente casuali, con persone che forse non avremmo mai approcciato e che invece cambiano radicalmente la nostra vita. Ed è proprio quello che cerca di fare il progetto danese Human Library. Certo, non c’è la pretesa di cambiare la vita delle persone, ma senza dubbio c’è quella di “aprire la mente”.
Human Library, le persone come libri
Il primo mattone viene posto nel 2000, a Copenaghen, quando la ONG “Stop the Violence” (Stop alla violenza) decide di lanciare un nuovo format. Invece dei libri, infatti, la Human Library permette di leggere le persone. In un catalogo formato dalle storie di numerosi protagonisti è possibile “prendere in prestito” ogni titolo disponibile. Così, in ordine alfabetico, si possono trovare titoli come “alcolista”, “bipolare”, “convertito”, “positivo all’HIV”, “senza tetto” e “sordocieco”. Un modo per avvicinarci a mondi e a vite apparentemente lontani, come saprebbe fare un buon libro. Conoscere queste storie, infatti, è un modo per abbattere i pregiudizi e spingersi oltre a ciò che si è sempre creduto, pensato e immaginato.
Biblioteca Vivente anche in Italia
Negli ultimi anni l’idea è arrivata anche in Italia e sempre più città hanno costituito le loro biblioteche viventi. A Bologna, Modena, Ferrara, Torino, Verona e in altre città italiane sono stati organizzati eventi che hanno coinvolto lettori, bibliotecari e cataloghi zeppi di “titoli”. In questo caso, ogni persona disposta a raccontarsi incontrava un “lettore” per circa trenta minuti. Un faccia a faccia tra sconosciuti, tra storie diverse, per avvicinare identità, culture e generazioni diverse.
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