I nostri gusti musicali cambiano man mano che invecchiamo, lo sostengono i ricercatori dell’Università di Cambridge che hanno indagato le preferenze musicali di soggetti di diversa età. Secondo gli studiosi, infatti, i gusti musicali si possono dividere in tre categorie che corrispondono ad ogni fase della vita. Gli adolescenti, ad esempio, ascoltano più frequentemente un genere “intenso” come il punk o il metal per stabilire la propria identità, mentre in età adulta si preferiscono generi più “contemporanei” come il pop e il rap. Questi due gusti musicali, infatti, si riflettono anche sui rapporti sociali degli adulti che tendono a frequentare luoghi come bar, discoteche o feste dove si può godere di una musica facilmente ballabile e che agevola l’interazione.
Quando ci si addentra nella terza età, però, si preferisce una musica più “sofisticata” come la musica classica e jazz: un cambiamento legato alla maturità emotiva e alla tendenza a ricercare anche momenti di solitudine in cui dedicarsi alla riflessione e al riposo. Giunti nella quarta età, però, i senior sembrano compiere un ennesimo cambiamento virando verso la musica country, folk e blues.
Lo psicologo Jason Rentfrow, a capo della ricerca britannica, ha sottolineato anche la distanza tra i gusti musicali di figli e genitori: «C’è una tendenza per i giovani a preferire la musica che i genitori non possono sopportare: questo perché attraversano gli anni in cui si sente la necessità di stabilire una propria identità. Man mano che si forma la personalità, però, si acquisiscono più risorse che rendono facile la spiegazione di certi stati d’animo e la musica funge da riflesso. Quando raggiungiamo uno stato sociale abbastanza stabile, come nella terza età, le nostre caratteristiche e il nostro intelletto sono formati e tendiamo a spostarci verso la musica “sofisticata”: un genere musicale più rilassante ed emotivo in quei momenti in cui dedichiamo del tempo alla famiglia o alla casa».
La ricerca si è basata sui risultati dei questionari somministrati ad oltre 250.000 persone in un periodo di dieci anni e ha dimostrato che i gusti musicali non cambiano solo per chi ascolta, ma anche per chi suona. Ne sono un esempio alcuni artisti come Sting o Paul McCartney che, in gioventù, sono stati vere e proprie icone della cultura giovanile, ma che ora lavorano su album dai toni classici e folk.
Ma c’è anche chi rimane fedele ai propri gusti per tutta la vita come i “Dixieland Seniors”, il gruppo che da più di 20 anni si esibisce al jazz club “Le Petit Journal Saint-Michel” di Parigi. Formatisi nel 1995, questi jazzisti non hanno ceduto il passo nemmeno dopo essere entrati nella terza età e continuano ad esibirsi abitualmente indossando una camicia bianca con papillon e bretelle rosse. Secondo loro, infatti, il jazz è un elisir di giovinezza sia per chi lo interpreta che per chi lo ascolta. E lo pensano anche i componenti della Old Jazz Band di Shangai, tutti di età compresa tra i 63 e i 97 anni. «Ho preso questo sassofono negli Anni ‘60 e non l’ho mai lasciato» racconta Li, uno dei membri. La band, che ha un’età media di 82 anni, ha avuto il piacere di suonare con grandi star del jazz e persino con l’ex presidente Bill Clinton che, durante una serata, si è unito a loro suonando il suo sax. «Non si può suonare il sassofono per sempre, lo so», dice Li. «Ma finché riuscirò a farlo e il pubblico continuerà a riempire le sale dei nostri concerti, non ho intenzione di smettere».
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