Buone notizie per chi non solo d’estate ama fare le ore piccole: per i ricercatori le funzioni cerebrali dei nottambuli sono superiori a quelle dei mattinieri
Uno studio dell’Imperial College di Londra sul legame tra sonno e prestazioni cerebrali suggerisce che il cervello dei nottambuli “gufi” sia più reattivo di quello delle mattiniere “allodole”. I primi, come intuibile, si sentono più energici di notte, preferendo andare a letto tardi e posticipare la sveglia. Le seconde amano coricarsi ed alzarsi presto e si sentono meglio ad inizio giornata, facendo fatica a restare sveglie dopo una certa ora. Questa differenza però non influenza solo il modo di affrontare la vita quotidiana: essere mattinieri o meno influisce infatti anche sulle capacità cognitive del cervello.
Il cervello dei nottambuli è più “smart”
Da sempre andare a letto presto è considerato un must per chiunque voglia svegliarsi in piena forma il mattino successivo, ma il nuovo studio suggerisce che i nottambuli (tra i quali Barack Obama e Winston Churchill) potrebbero avere una mente più acuta dei mattinieri. I ricercatori britannici hanno esaminato i dati di oltre 26mila persone nel data base Uk Biobank analizzando le informazioni tratte da una serie di test cognitivi, tenendo conto se la persona si descriveva come mattiniera o nottambula, in riferimento a quale ora del giorno si sentisse più vigile e produttiva. Hanno così scoperto come i diversi aspetti del sonno – tra cui durata e qualità – influenzano l’acume mentale, la memoria e in generale le abilità mentali. I risultati infatti hanno evidenziato una maggiore elasticità dei processi mentali (quali percezione, attenzione, memoria, apprendimento, processo decisionale) tra il campione dei nottambuli
Le giuste ore di sonno
“Il nostro studio ha scoperto che gli adulti che sono naturalmente più attivi la sera tendono ad ottenere risultati migliori nei test cognitivi rispetto ai ‘mattinieri'”. Lo ha dichiarato Raha West, autrice principale dello studio, che ha anche sottolineato un altro aspetto interessante della ricerca. Sebbene sia importante tenere conto delle proprie tendenze naturali sul sonno (il cosiddetto ‘cronotipo’), lo è altrettanto – per mantenere il cervello sano e funzionante – dormire il giusto. L’optimum è garantire tra le 7 e le 9 ore a notte di sonno, per potenziare così la memoria, il ragionamento e la velocità di elaborazione delle informazioni. Al contrario, dormire per meno di 7 ore e più di 9 produce un effetto dannoso sulle funzioni cerebrali.
Il popolo del mattino ha buone speranze
A scanso di equivoci, la dottoressa West sottolinea che non tutti gli amanti dell’alba hanno necessariamente prestazioni cognitive peggiori. I risultati infatti riflettono solo una tendenza generale e, sebbene sia possibile modificare le abitudini, regolando gradualmente l’orario del sonno e aumentando l’esposizione alla luce serale, passare da allodola a gufo è estremamente complesso. Se però potenziare la memoria costringendo l’organismo a restare sveglio rasenta la tortura, il sonno notturno resta sempre un valido alleato per la salute. Una buona qualità di riposo è infatti indispensabile per regolare le funzioni metaboliche, immunitarie e cognitive. Con buona pace dei gufi.
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