La sociologa Jennie Bristow difende da sempre l’impegno comune delle generazioni – di giovani e anziani insieme – per migliorare il mondo. Il suo pensiero in questa intervista.
È la responsabile del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Canterbury, importante ateneo cattolico d’Inghilterra. Nel 2019, il suo saggio Stop Mugging Grandma: The “Generation Wars” and Why Boomer Blaming Won’t Solve Anything (ovvero “Smetti di prendere in giro la nonna – Le “guerre generazionali” e perché dare la colpa ai boomer non risolverà nulla”) è stato pubblicato per l’Università americana di Yale.
La professoressa Jennie Bristow (nella foto, a destra) è considerata uno dei maggiori studiosi mondiali della generazione dei boomer, quella figlia del boom economico del post dopoguerra, cui ha dedicato i volumi Why Boomer Blaming Won’t Solve Anything (“Perché dare la colpa ai boomer non risolverà nulla”), The Sociology of Generations (“Sociologia delle generazioni”) e Baby Boomers and Generational Conflict (“Baby boomer e conflitti generazionali”).
In molti credono che il solco socio-culturale tra le generazioni si stia sempre più allargando, complice, in particolare, l’evoluzione tecnologica che ha tempi ormai rapidissimi e che tende a controllare ogni sviluppo nel pianeta, lasciando irrimediabilmente indietro chi non riesce a starne al passo. Lei pensa che ci troviamo di fronte a un problema sociale irresolubile?
Il “divario tecnologico” tra senior e giovani è spesso un problema sopravvalutato. Molte persone anziane sono esperte con le nuove tecnologie e apprezzano la loro capacità di aiutare sia nel comunicare che nei problemi pratici, come per gli acquisti o per le banche. Tuttavia, vedo un problema nel modo in cui la tecnologia a volte viene utilizzata per sostituire l’interazione sociale del “mondo reale”, e questo è importante sia per i giovani che per gli anziani. L’abbiamo davvero visto durante la pandemia. Ad esempio, l’istruzione online ha alcuni limiti reali e privare i giovani dell’interazione sociale fisica ha conseguenze negative per il loro benessere, esattamente come accade alle persone anziane.
In molti affermano che gli anziani vivono grazie al lavoro e l’operosità di figli e nipoti e che questa situazione è problematica e non potrà più ripetersi in futuro. Lei cosa ne pensa?
Non sono d’accordo con questa affermazione. Le generazioni più anziane hanno ripagato la società, attraverso tasse e fondi pensione, nel corso della loro vita, e molti continuano a sostenere i loro figli e nipoti adulti, sia finanziariamente che fornendo assistenza all’infanzia e così via. I problemi che ci troviamo ad affrontare oggi sono economici e politici: è una prospettiva molto limitata, ingiusta e divisiva vedere questi problemi come una conseguenza del fatto che le persone anziane hanno preso più della loro “giusta quota” di risorse.
Crede che le grandi manifestazioni sul clima guidate da Greta Thunberg, siano l’inizio di una generalizzata “rivolta” dei figli verso i padri, dei giovani verso gli anziani? È preoccupante che le istituzioni, i politici, i media, in pratica chi è sotto accusa, siano d’accordo con la 17enne attivista svedese?
Molti giovani non sono d’accordo con Greta Thunberg su alcune questioni e contestano il modo in cui viene presentata come la “voce” di tutta la loro generazione, definizione che ignora la diversità e l’agire differenziato dei giovani. Il fatto che le élite politiche siano state così ansiose di pubblicizzare le idee della Thunberg mi preoccupa, perché consente loro di “nascondersi dietro i bambini” nel promuovere i propri obiettivi politici.
Nel suo libro “Stop Mugging Grandma” lei afferma che la guerra generazionale non porterà da nessuna parte, ma sono in molti a ritenerla inevitabile, anche perché sarebbe insostenibile – per il pianeta, per i rapporti interpersonali, per la crescita socio-culturale delle persone – che i giovani proseguano sulla strada percorsa dai padri…
Le diverse generazioni elaborano le loro esperienze in modi diversi. Questo è stato vero nel corso della storia moderna, ed è una buona cosa! Il rinnovamento sociale e culturale avviene perché i giovani portano nuove idee ed esperienze. Il conflitto tra le generazioni tende a essere moderato dai legami affettivi, e anche questo è un bene. Ciò che conta è che le differenze generazionali possano essere comprese senza sfociare in un’aspra “guerra generazionale”. La mia preoccupazione è che la politicizzazione delle tensioni generazionali renda questa situazione più volatile e meno costruttiva.
Come è percepito oggi il valore di un individuo all’interno di una generazione che si muove sempre più per logiche identitarie?
Questa è una domanda molto complessa. Una delle mie preoccupazioni riguardo alla discussione sulla “generazione” è che si cerca di etichettare le persone in base alle loro caratteristiche di nascita, ignorando le grandi differenze tra gli individui. Penso anche che i giovani siano molto sensibili a questo problema; a loro non piace essere etichettati come “tipici” della Generazione Zeta o dei Millennial.
Trova sia vero che oggi solo i giovani siano attenti a cosa ci riserverà il futuro, mentre gli anziani pensino quasi esclusivamente alle loro esigenze immediate, peraltro alimentate da una vita vissuta al di sopra di quanto sarebbe stato corretto?
No, non è affatto vero.
Quale dovrebbe essere oggi, secondo lei, la “parola d’ordine” capace di creare un collante tra le generazioni?
Non credo sia semplice o diretto. Ciò di cui abbiamo bisogno è una conversazione tra le generazioni, che sia in grado di andare oltre i pregiudizi e abbia una visione più a lungo termine. Ciò accade ancora nelle famiglie, ma il clima sta diventando più teso in altri settori, ad esempio l’istruzione, la cultura e la politica. Questo è il motivo per cui chiedo nei miei scritti e interventi una discussione più moderata tra le generazioni sulle questioni sociali.
Secondo lei, l’aumento della ricchezza diffusa risolverà molte di queste problematiche?
La mia tesi è che i problemi economici e sociali vengano travisati e fraintesi come problemi generazionali, il che sfugge a una discussione più approfondita delle loro cause e soluzioni, e sarà distruttivo della solidarietà intergenerazionale. Credo che ci troviamo in una situazione assai difficile, con la pandemia che ha accelerato molti dei problemi economici e delle divisioni sociali che abbiamo visto in precedenza. E in questa situazione, le affermazioni allarmistiche sul conflitto generazionale potrebbero essere estremamente dannose.
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