Dal 6 agosto scorso il Green Pass è diventato obbligatorio per regolare molti aspetti della nostra vita pubblica, ma cosa dice la normativa in merito a colf e badanti? È prevista o non è prevista, per loro, l’obbligatorietà?
A sollevare la questione è stato, diversi giorni fa, proprio il sottosegretario alla Salute Andrea Costa che ha ribadito l’importanza di estendere l’obbligo del Green Pass anche alla categoria di colf e badanti. «Dobbiamo tutelare i nostri anziani e i più fragili, credo che il prezzo che hanno pagato sia già troppo alto, e non possiamo permetterci di fare altri errori», ha affermato il sottosegretario.
In realtà, sebbene manchi ancora un’obbligatorietà imposta dallo Stato, il datore di lavoro ha già un ampio potere decisionale a riguardo. Da contratto, è possibile licenziare la badante o la colf che non intende sottoporsi a vaccino. Il contratto domestico prevede, infatti, che può essere interrotto qualora si verifichi la rottura di un rapporto di fiducia tra le parti. L’indisponibilità a esibire il pass vaccinale, da questo punto di vista, mina irrimediabilmente il rapporto di fiducia.
A far emergere questa interpretazione è stato Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, l’Associazione di rappresentanza delle famiglie datrici di lavoro. Zini ha anche ribadito che è legittimo, per una famiglia, chiedere al lavoratore domestico di mantenere il Green Pass durante l’intero periodo di lavoro.
I numeri della questione
È bene ricordare, infatti, che la maggior parte dei lavoratori domestici italiani assistono gli anziani in regime di convivenza, e comunque in situazioni in cui è difficile mantenere il distanziamento sociale. Né tantomeno si può pretendere che l’assistito utilizzi dispositivi di protezione individuale.
Stiamo parlando di 920mila colf e badanti (quelle regolari, che superano i due milioni se si considerano anche i lavoratori senza contratto). Numeri importanti dunque, che meritano attenzione. «Riteniamo doveroso – continua il presidente di Assindatcolf – che i lavoratori del comparto siano vaccinati. Alla stregua delle altre categorie, come i caregiver o operatori socio-sanitari, che entrano in contatto con la famiglia».
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