Il passaporto vaccinale italiano è arrivato in anticipo rispetto a quello europeo. I due documenti, ancora soggetti ad aggiustamenti, grossomodo si somigliano
Stessa spiaggia, stesso mare? La destinazione delle vacanze estive comincia a essere un argomento di cui si può discutere. È ufficiale: la possibilità di viaggiare, almeno verso alcune mete, non è più un tabù. Non lo è già dallo scorso marzo, quando la Commissione Europea aveva presentato il progetto di un “certificato verde digitale” che avrebbe consentito la ripartenza del turismo estivo. Quel documento è stato poi approvato a fine aprile dal Parlamento Europeo con il titolo istituzionale di “Certificato Eu Covid-19”, ma è stato subito ribattezzato “green pass”. Il progetto è ancora in fase di preparazione e alcuni dettagli dell’iniziativa sono ancora da definire. Ecco quanto si sa finora.
Cos’è il green pass
È un certificato digitale o cartaceo gratuito e dotato di un QR code, che si ottiene attraverso un’app da scaricare sullo smartphone. Il documento viene rilasciato dai singoli Stati a tre categorie di persone: a chi è stato somministrato un vaccino approvato dall’Ema (attualmente Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Johnson&Johnson), a chi ha ottenuto un risultato negativo al test eseguito 48-72 ore prima del viaggio, a chi è in possesso di un certificato di guarigione da Covid-19 nei sei mesi precedenti alla partenza. Il certificato europeo avrà la durata di 12 mesi e non sarà richiesto come precondizione per poter viaggiare tra i Paesi europei, ma servirà per facilitare gli spostamenti.
Il documento si aggiungerà a qualunque altra iniziativa che potrebbe essere adottata dagli Stati membri (compreso il lasciapassare italiano) e sarà tecnicamente attivo dal 1° giugno; dopo una prima fase di sperimentazione dovrebbe entrare definitivamente in vigore alla fine di giugno.
Non è un documento vincolante
Spetta ad ogni Stato membro, poi, stabilire i requisiti di ingresso dei viaggiatori nel proprio territorio. L’Unione Europea non può imporre nulla in questo campo, ma solo dare raccomandazioni. In linea teorica, quindi, i singoli Stati potrebbero decidere di imporre comunque la quarantena a chi è in possesso del green pass. Ma ci sono negoziati in corso per evitare che ciò accada.
Le fasi del “lancio”
Un gruppo di Paesi ha dato il via ai primi test dal 10 maggio. Si tratta di Francia, Malta, Olanda, Lussemburgo, Estonia, Svezia, Croazia, Bulgaria, Spagna, Italia, Lituania, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Islanda e Grecia. Un secondo gruppo (Lettonia, Romania, Cipro, Irlanda, Portogallo, Polonia, Danimarca e Slovenia) ha avviato la sperimentazione a fine maggio. Mentre altri cinque (Ungheria, Belgio, Norvegia, Liechtenstein e Slovacchia) hanno deciso di non partecipare ai test e di passare direttamente alla fase di attuazione quando verrà dato il via.
È discriminatorio?
Per evitare discriminazioni il Parlamento Europeo ha chiesto agli Stati membri di “garantire test universali, accessibili, tempestivi e gratuiti” a tutte le persone che ne hanno bisogno per potersi mettere in viaggio.
E la privacy?
Nessuna informazione contenuta dal certificato dovrà essere archiviata dai Paesi di destinazione e non sarà nemmeno istituita una banca dati centrale a livello europeo.
L’italia gioca d’anticipo
In attesa del green pass europeo, l’Italia ha adottato un regolamento per gli spostamenti degli italiani tra Regioni e per l’ingresso degli stranieri nel nostro Paese.
In base alle nuove disposizioni, gli spostamenti per turismo sono liberamente consentiti tra Regioni in “zona gialla”. Mentre un certificato nazionale comparabile a quello europeo permette alle persone di muoversi liberamente anche tra territori in “fascia rossa o arancione”.
Chi ha completato la vaccinazione con i vaccini autorizzati dall’Ema, chi ha un certificato di guarigione dal Covid o un tampone (molecolare o antigenico) con esito negativo effettuato nelle 48 ore precedenti, può muoversi liberamente. Gli attestati di vaccinazione e di guarigione hanno una validità di sei mesi e possono essere richiesti alle autorità sanitarie regionali. Il certificato per avvenuta guarigione – in formato digitale o cartaceo – ha una validità di sei mesi ed è rilasciato, su richiesta dell’interessato, dalla struttura presso la quale è avvenuto il ricovero o, per i pazienti non ricoverati, dai medici di medicina generale. Entrambe le certificazioni risulteranno nella Tessera Sanitaria Elettronica. La certificazione per tampone negativo ha una validità di 48 ore dall’esecuzione del test e viene rilasciata dalle strutture in cui è stato effettuato l’esame.
Il belpaese si apre ai turisti
«È arrivato il momento di prenotare le vostre vacanze in Italia, e naturalmente non vediamo l’ora di riaccogliervi di nuovo», ha detto il premier Mario Draghi in una conferenza stampa rivolgendosi ai turisti stranieri. I requisiti per entrare nel nostro Paese saranno gli stessi previsti per gli italiani che intendono spostarsi in Regioni “gialle o arancioni”: vaccinazione, guarigione da Covid o tampone negativo.
Oltre i confini europei
Coloro che questa estate volessero oltrepassare i confini europei, dovranno documentarsi sulle regole specifiche del Paese di destinazione. I requisiti richiesti potrebbero essere gli stessi del “pass europeo” (vaccinazione, guarigione da Covid o tampone negativo), ma potrebbe anche essere prevista una quarantena con un successivo test sul territorio. È bene informarsi.
Punti critici e incognite
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’adozione dei cosiddetti patentini vaccinali potrebbe discriminare i cittadini dei Paesi che non hanno la possibilità di vaccinare alla stessa velocità degli Stati occidentali.
C’è poi il grande tema della privacy: in tutto questo scambio di informazioni tra Paesi verrà garantita la tutela dei dati sensibili?
Infine, non si può escludere la circolazione di falsi certificati. Il sistema di controllo dell’autenticità dei documenti è a prova di contraffazione?
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