Abbiamo sempre considerato l’innalzamento delle aspettative di vita dal punto di vista dei senior, ma abbiamo trascurato quanto questo possa essere importante per i bambini. Crescere mentre i nonni e i bisnonni sono ancora vivi, infatti, non è solo una grande fortuna, ma anche un grande privilegio. Godere della presenza delle generazioni più anziane può favorire il benessere famigliare grazie al sostegno emotivo, finanziario e pratico.
Uno studio condotto dalla compagnia britannica Grandparenting Plus ha voluto esaminare questo aiuto insostituibile nei vari Paesi europei. A che età si diventa nonni in Europa? In che modo cambia il loro ruolo nei vari Stati? Quanto sono coinvolti nelle dinamiche familiari? Una serie di domande a cui la ricerca “Grandparenting in Europe” ha cercato di rispondere.
L’età dei nonni europei
I protagonisti dello studio sono gli over 50 con nipoti in quattro zone dell’Europa. Per la parte scandinava è stata presa in esame la popolazione di Danimarca e Svezia, mentre l’Europa centrale è stata rappresentata da Germania, Paesi Bassi, Belgio, Austria e Svizzera. Per la zona nord-ovest sono state interpellate Inghilterra (pre-Brexit, ndr) e Francia, mentre l’Italia ha costituito la parte meridionale insieme a Spagna e Grecia. Nei 12 Paesi europei studiati, la maggior parte delle donne over 50 sono nonne: dal 72% in Danimarca al 53% in Svizzera. Mentre la percentuale di uomini over 50 con nipoti scende leggermente raggiungendo il 62% in Belgio fino al 42% in Grecia. L’età media dei nonni europei varia dai 66 anni dei danesi e raggiunge i 70 anni in Italia, Spagna e Grecia.
Un aiuto fondamentale
Dei soggetti esaminati in questi 12 Paesi, oltre il 40% gioca un ruolo fondamentale nel supporto familiare. In particolare, nei Paesi in cui gli aiuti economici da parte delle istituzioni per l’assistenza e la cura dei bambini (come buoni baby-sitter o dopo scuola e attività ludiche) sono scarsi, i nonni rappresentano una risorsa fondamentale nell’organizzazione famigliare. In Italia e in Grecia, ad esempio, si occupano dei nipoti per circa 30 ore alla settimana e il 20% di loro fornisce assistenza quotidiana. Al contrario, invece, in Paesi come Francia, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi, in cui i genitori possono usufruire di più servizi statali, i nonni sono meno impegnati nella cura dei nipoti. Tuttavia, il loro aiuto è fondamentale nel periodo di chiusura estiva delle scuole, quando i bambini sono malati o in altre emergenze familiari. L’analisi mostra anche delle similitudini tra i Paesi. Ad esempio, i nonni che si prendono cura dei propri nipoti sono tendenzialmente più giovani e più sani.
Generazione “sandwich”
Questo significa che spesso si tratta di persone che ancora lavorano e che fanno parte della cosiddetta generazione “sandwich”. Si tratta di quella fascia di popolazione che supporta i figli e i nipoti e, contemporaneamente, si prende cura di almeno un genitore. Una condizione che può anche diventare pesante e difficile da gestire. Ma i nonni non si scoraggiano e continuano a mettersi in gioco per la cura dei loro nipoti.
Lo studio, infatti, ha esaminato le percentuali di tempo che i nonni impiegano con i bambini, distinguendo due tipologie di assistenza: una più saltuaria e un’altra più costante. Prendendo in considerazione i dati riguardanti l’attività delle nonne è stato possibile rilevare che le senior rumene e italiane passano moltissimo tempo con i loro nipoti, prendendosi largamente cura di loro. Sono seguite dalle donne spagnole, portoghesi e ungheresi, mentre chiudono la fila svedesi, olandesi e danesi che sembrano essere presenti nella cura saltuaria dei nipoti.
Al di là del tempo passato con i nipoti, l’aiuto dei nonni ha un immenso valore per le famiglie che non vogliono o non possono ricorrere a baby-sitter o altri servizi. Viene da chiedersi a quanto ammonterebbe un possibile stipendio per questi nonni…
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