La maggior parte di noi ha provato, almeno una volta nella vita, a replicare un piatto della propria infanzia. Molto spesso si tratta dei piatti preparati dalle mamme, altre volte delle ricette tradizionali delle nonne, figure che tradizionalmente si occupavano della preparazione dei cibi nelle case di tutto il mondo. Che siano biscotti, arrosti o pasta fatta in casa, il ricordo di quel sapore può valere mille volte di più di qualsiasi piatto stellato.
Questo è dovuto al fatto che attraverso la cucina possono crearsi dei legami ed essere condivisi dei sentimenti, come spiega Matthew Riccio, ricercatore della National Science Foundation americana: «Quando si cucina pensando a qualcuno, dentro di noi nasce subito un senso di assoluta vicinanza perché esprimiamo il nostro amore per quella persona. È un’attività molto intima, un’altra forma di prendersi cura delle persone a cui teniamo. Al tempo stesso, però, chi mangia il cibo preparato da altri si sente amato, coccolato. Questo perché il cibo è uno dei nostri bisogni primari e biologicamente non siamo tenuti a renderlo appetitoso, ma diventa un gesto speciale quando qualcuno lo fa per noi interessandosi a cosa ci piace e a cosa può renderci felici».
Una tesi condivisa anche dal “Gambero Rosso” che, proprio per questo, ha deciso di dar vita al Grandmas Project, un programma per condividere in rete le ricette e le storie delle nonne di tutto il mondo, filmate dai propri nipoti.
L’idea è nata qualche anno fa dal film maker francese Jonas Pariente quando decise di filmare e mettere online alcune pillole gastronomiche delle sue nonne, una polacca e l’altra egiziana, ma entrambe emigrate in America. Così cominciò a immortalarle mentre lavoravano in cucina e raccontavano qualche pezzo della propria tradizione familiare.
Nel rivedere ciò che aveva filmato, Pariente – che ha anche una laurea in sociologia – ha subito pensato alla portata culturale del progetto e ha deciso di raccogliere numerosi contributi video per ricostruire un pezzo della storia del ventesimo secolo. Quella storia scritta tra le mura domestiche, fatta di usi e costumi, di ricette tramandate e di usanze, narrata dalle voci femminili che hanno vissuto il Novecento.
Il progetto ha preso piede, coinvolgendo sempre più nipoti e sempre più nonne. Le regole per farne parte sono solo tre: filmare esclusivamente la propria nonna, riprenderla alle prese con la realizzazione di una ricetta e non superare gli 8 minuti di durata. L’obiettivo è quello di portare chi filma a stabilire un contatto più profondo con la nonna, condividendo un pezzo della propria storia famigliare, e nel frattempo offrire a chi guarda un viaggio gastronomico intorno al mondo.
Su queste basi, nel 2016 Grandmas Project è diventato Patrimonio dell’Unesco “grazie alla capacità di valorizzare un patrimonio immateriale dell’umanità e condividerlo attraverso la tecnologia digitale”.
Nel giro di due anni il progetto è cresciuto e il regista francese ha prodotto 14 film montando tutti i cortometraggi ricevuti dai nipoti sparsi per il mondo. Tra peperoni ripieni alla libanese, polpette croate, soufflè francesi e naan indiani, le ricette si moltiplicano e si mescolano dando vita ad un vero e proprio ricettario multietnico. La cucina di queste nonne si intreccia spesso con storie di immigrazione, raccontano l’evoluzione subita da ricette di famiglia a migliaia di chilometri di distanza dalla propria terra d’origine.
Presto si inizierà a lavorare alla seconda stagione e per chi volesse partecipare sul sito le iscrizioni sono già aperte!
© Riproduzione riservata