Ne è passato di tempo da quando nel 1901 Guglielmo Marconi riuscì a trasmettere una lettera che attraversò l’Atlantico. Da Poldhu, in Cornovaglia fino all’isola canadese di St. John di Terranova, un messaggio iniziato con i tre punti della lettera “S”, scritto in alfabeto morse, che ha sancito quella che per la storia è stata la prima trasmissione radio. Da allora siamo riusciti a comunicare con lo spazio, abbiamo sentito dispacci di guerra, fino a far diventare la radio uno strumento di intrattenimento e indimenticabile compagna di pomeriggi passati a sentire musica.
Dalla radio al podcast
Ma l’evoluzione naturale e fisiologica della comunicazione umana ha portato tante novità nella storia della radio. E nella nostra storia. Negli anni ’90, infatti, complice l’avvento delle prime connessioni internet casalinghe, nasce un nuovo modo di far sentire la propria voce: il podcast. Parente lontano (ma neanche troppo) della radio, è lo strumento che permette di registrare la propria voce su una traccia audio, fare tagli a proprio piacimento e aggiungere una rudimentale colonna sonora. E da lì che inizia la vera e propria rivoluzione.
Broadcast, streaming, podcasting: facciamo chiarezza
Così, iniziano a moltiplicarsi programmi di editing dell’audio e la voce diventa modificabile in maniere impensabili con l’aggiunta di filtri, toni e compressioni. Soprattutto, però, incuriosisce la possibilità pressoché illimitata di fare delle trasmissioni simil-radio da casa. Parlare, comunicare e creare contenuti sempre diversi che si differenziano in base a chi registra e a ciò che vuole dire. Con lo sviluppo di internet e con la possibilità di uno scambio dati più veloce, il podcast ha iniziato ad avere un’identità ben precisa, diversa dagli altri media, e una dignità riconosciuta da tutti.
Un’evoluzione cha ha portato anche a una differenza di fruizione. È infatti possibile ascoltarlo come semplice podcasting, solitamente in formato mp3, come file salvato su un proprio dispositivo e che può riprodurre il file; si può ascoltare in broadcast, cioè online e in diretta, ad un determinato orario come una trasmissione tradizionale, oppure in streaming su particolari piattaforme, utilizzando una costante connessione internet. Non solo strumento per divertirsi, quindi, ma anche per diffondere messaggi, creare opinione e informazione.
L’ascolto dei podcast: i dati 2021
Per avere un’idea più chiara del fenomeno, però, possiamo appoggiarci all’ultima indagine “Ipsos Digital Audio Survey”, relativa al 2021, che analizza la diffusione di questo media in Italia. Tra gli intervistati con un’età compresa fra i 16 e i 60 anni, il 31% ha dichiarato di aver ascoltato almeno un podcast nell’ultimo mese. Si trattava di quasi 9,3 milioni di persone, con un trend in leggera crescita (+1,4%) sul 2020. Dall’indagine emerge anche che la maggior parte degli ascoltatori (44%) sono giovani con meno di 44 anni. Eppure, la tendenza mostra come l’età dei fruitori stia crescendo, catturando un pubblico più adulto di laureati e professionisti. Altro elemento che fotografa bene la dimensione del fenomeno è il tempo di ascolto di uno o più podcast: il 28% del pubblico arriva a circa 30 minuti al giorno. Si ascolta maggiormente da smartphone e da casa, e sempre di più sta ottenendo importanza chi parla, lo speaker, e non solo l’argomento trattato. Questo porta ad una fidelizzazione naturale verso alcuni podcaster, che diventano personaggi popolari al di là dei contenuti che propongono.
Podcast: nel 2022 crescita di ascolti
La popolarità del mezzo, però, sembra inarrestabile. Secondo una ricerca condotta da OBE (Osservatorio Branded Entertainment) e realizzata con BVA Doxa nel corso dei primi mesi del 2022, ad oggi sono 13 milioni gli ascoltatori di podcast. In questa seconda rilevazione, il 53% degli ascoltatori, infatti, è riconosciuto come audience di appassionati che fruiscono dei podcast in modo regolare. Anche qui nel 73% dei casi l’ascolto avviene da smartphone, ma prevalentemente durante gli spostamenti: un intervistato su tre, infatti, dichiara di ascoltare podcast in auto. Anche la componente “multitasking” degli ascoltatori non è trascurare: 8 su 10 ascoltano podcast mentre fanno altro. Il 16% dei giovani li ascolta in compagnia, il 23% dei genitori li condivide con i figli. C’è poi una vera e propria programmazione visto che un ascoltatore su cinque consuma fino a cinque prodotti diversi. Ma i contenuti ritenuti più interessanti sono quelli di intrattenimento (80%), con una crescita di prodotti dedicati a temi formativi.
Italia loves podcast
In ogni caso, l’Italia è tra i Paesi che mostrano la più grande crescita nell’offerta di questi contenuti. La nota piattaforma Spotify nell’ultimo anno ha registrato un’espansione del catalogo di trasmissioni in lingua italiana dell’89%. E continuano a nascere ogni giorno prodotti audio dedicati ad ogni genere con tagli e conduzioni diverse. L’ascesa dei podcast, comunque, sembra lenta ma costante e pare inarrestabile in tutto il mondo. Complice sicuramente la facilità di fruizione e l’ormai abbondanza di scelta di argomenti. Del resto, bastano un paio di cuffiette e uno smartphone per avere una scelta illimitata di programmi da ascoltare: ma il bello è che serve solo un microfono (e una buona idea) per trasformarsi in un podcaster provetto.
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