Di lotta alla violenza sulle donne parlano prevalentemente le donne. Non basta. Perché ci sia un cambiamento culturale è necessario che anche gli uomini entrino pienamente in scena. Loro come noi devono diventare interpreti di istanze e farsi portavoce di campagne di sensibilizzazione. Siano paladini dei diritti umani, il 25 novembre, l’8 marzo e non solo
A meno che non si tratti di un evento promosso da istituzioni o da organismi politici, a reggere gli striscioni nelle manifestazioni che condannano la violenza sulle donne ci sono prevalentemente donne (qualche volta anche bambini).
Sono donne le attiviste che organizzano presidi di protesta e sit-in. Sono donne le promotrici di campagne di sensibilizzazione, sono donne le leader che convocano assemblee. In Parlamento, a chiedere maggiore tutela dei diritti delle donne sono le donne.
Perché ci sia un cambiamento culturale e sociale, però, anche gli uomini devono fare la loro parte. Devono fare la loro parte ogni singolo giorno dell’anno, non basta far conoscere la propria opinione il 25 novembre o l’8 marzo. Non basta nemmeno prendere il microfono in piazza e gridare quanto la violenza ci ripugni, ci faccia tornare indietro cancellando con un colpo di spugna i progressi e i diritti civili conquistati non senza fatica negli ultimi anni. Serve anche questo, certamente, ma serve anche molto altro.
Sfiliamo per le strade delle città di tutt’Italia e del mondo, diventando parte di un fiume colorato che sveglia vicoli e smuove coscienze. Indossiamo scarpe rosse, diventate il simbolo della lotta contro la violenza di genere grazie a un’idea dell’artista messicana Elina Chauvet, ci teniamo per mano perché sappiamo che così diventiamo più forti. La nostra voce, il nostro impegno e la nostra lotta però da soli non bastano per rendere possibile un’inversione di marcia e una ristrutturazione sociale che, solo nel 2023, ha fatto registrare oltre settanta femminicidi.
Iniziamo dall’educazione, in famiglia, a scuola. Iniziamo dall’attenzione verso i gesti che apparentemente ci sembrano inutili, dalle parole, dagli atteggiamenti. E facciamolo nei confronti di chi è più vicino a noi, di chi divide con noi il banco all’università, la scrivania in ufficio, il pianerottolo, la fila al supermercato.
L’impegno degli uomini a supporto della tutela dei diritti delle donne passa anche dalle piccole cose: è esattamente qui che si pongono le fondamenta per quelle battaglie giuste e condivise che condannano a voce alta soprusi, maltrattamenti e brutalità. Perché le vittime non sono solo le donne.
L’estate appena trascorsa porta con sé episodi di violenza perpetrati a danno di giovanissime. Ricordiamo gli stupri di Caivano, di Palermo. E proprio a Palermo qualcosa sta cambiando. L’omertà sta lasciando il posto all’attivismo. Ismaele La Vardera, deputato e vicepresidente della Commissione regionale antimafia, a fine settembre, ha organizzato una manifestazione contro la violenza sulle donne al grido “Oggi gli uomini di Palermo scendono in piazza per dire no alla violenza sulle donne, mettendoci la faccia”.
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