Uno studio su una tribù amazzonica getta nuova luce sulla demenza e sulla salute neurologica delle popolazioni industrializzate. Il popolo con il cuore più sano del mondo, gli Tsimane, è infatti anche quello il cui cervello invecchia più lentamente.
Se il cervello si “atrofizza”
L’atrofia cerebrale è caratteristica della patologie neurodegenerative, come l’Alzheimer. Ma è anche un fenomeno che può essere collegato all’età. Nuove prove dimostrano che – nel corso della loro vita – gli Tsimane dell’Amazzonia subiscono una diminuzione del volume cerebrale del 70% più lenta rispetto agli occidentali.
Il popolo col cuore più sano del mondo
Uno studio del 2017 si era già occupato di loro. Quella volta i ricercatori avevano scoperto che le loro arterie sono le più sane del mondo. Uno degli indicatori degli eventi cardiaci, il calcio nelle coronarie, presente nel 25% degli over 45 statunitensi, è infatti del tutto assente nella tribù boliviana. Grazie ad uno stile di vita sano, ad un’alimentazione equilibrata e all’attività fisica.
Un cuore sano non è sinonimo di longevità
Ma nel 2017 i ricercatori notano anche che la mancanza di elettricità, di acqua pulita e di un sistema fognario favoriscono il proliferare di batteri. L’aspettativa di vita degli Tsimane, infatti, è di soli 53 anni. Soffrono di infezioni gravi, anche se hanno cinque volte meno probabilità di sviluppare malattie cardiache. Al contrario, le popolazioni industrializzate godono di un’aspettativa di vita di 79-82 anni, ma conducono uno stile di vita sedentario e consumano grandi quantità di grassi saturi. Questo li espone ad un rischio elevato di malattie cardiovascolari.
Un cuore forte aiuta il cervello a rimanere giovane?
Partendo da questi risultati, i ricercatori odierni si sono chiesti se questi cuori eccezionalmente sani possano rallentare l’invecchiamento dei cervelli. Con l’utilizzo di una TAC, hanno quindi scansionato le teste di 746 Tsimane, tra 40 e 94 anni. E hanno scoperto che la perdita di volume dei loro cervelli, segnale della demenza, risulta del 70% più lenta rispetto alle popolazioni industrializzate.
Quanto conta lo stile di vita?
È emerso inoltre che gli Tsimane hanno elevati livelli di infiammazione, solitamente associati all’atrofia cerebrale, ma che non hanno particolari effetti sul loro cervello. Una risposta a questo dato potrebbe essere legata al fatto che le infezioni di questa popolazione derivano dalla mancanza di regole igenico-sanitarie, e si traducono in infezioni respiratorie, gastrointestinali e parassitarie. Nelle popolazioni industrializzate, invece, l’infiammazione è correlata a fattori come l’obesità.
Un “esperimento naturale”
“Uno stile di vita sedentario e una dieta ricca di zuccheri e grassi accelerano, con l’età, la perdita di tessuto cerebrale, rendendoci più vulnerabili a malattie come l’Alzheimer”, conclude il ricercatore, Hillard Kaplan. Gli Tsimane sono un “esperimento naturale” sugli effetti negativi degli stili di vita moderna e mostrano che un più cervello giovane è possibile, grazie ad uno stile di vita sano e ad un basso rischio di malattie cardiovascolari.
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