Donne, giovani e meno qualificati: chi paga il prezzo più alto? Le disuguaglianze salariali nel mercato del lavoro italiano mostrano un paese a due velocità
In Italia gli stipendi variano per genere, generazione, livello di istruzione e tipo di contratto. La retribuzione oraria media tra le donne pari a 15,9 euro, e sale a 16,8 euro tra gli uomini. Le differenze di genere maggiori si ritrovano nei settori e nei titoli di studio più alti. I giovani under 30 guadagnano il 36,4% in meno rispetto agli over 50 (38,5% tra gli uomini, 33,3% tra le donne), i lavoratori con contratto a tempo determinato percepiscono il 24,6% in meno di chi ha un contratto a tempo indeterminato. Questi sono solo alcuni dei dati emergenti dal rapporto Istat sugli stipendi dei lavoratori italiani del 2022.
Stipendi e titolo di studio, un legame sempre attuale
Chi è in possesso di una laurea guadagna in media il 58,8% in più rispetto a chi ha solo la licenza media. Questa tendenza si riscontra in tutti i settori, anche se è nell’industria che si ritrovano gli stipendi più alti per i laureati. Qui infatti la retribuzione media annua arriva fino a (56.404 euro). Mentre la retribuzione più bassa si rileva tra i lavoratori con al più la licenza media nel comparto dei servizi di mercato, come alloggio e ristorazione (27.067 euro). Infine, le retribuzioni annue dei dipendenti con contratto a termine sono inferiori, mediamente, del 31,8% a quelle di chi ha un contratto a tempo indeterminato (rispettivamente pari a 26.392 e 38.692 euro). Ma anche qui a tutto svantaggio delle donne.
Più si studia, più aumenta il gap degli stipendi
All’aumentare del titolo di studio aumenta il gap di genere. Se infatti la retribuzione delle donne diplomate è del 20,2% superiore a quella delle donne con al più la licenza media, quella delle donne con istruzione terziaria lo è del 54,2%. Una differenza decisamente inferiore a quella rilevata per gli uomini (79,9%). Gli stipendi crescono anche all’aumentare dell’età del lavoratore, soprattutto se è un uomo. Rispetto alla retribuzione dei lavoratori più giovani (tra i 14 e i 29 anni), quella degli over50 tra gli uomini è superiore del 65,5%, differenza che si ferma al 38,6% tra le donne.
Part-time femminile: un freno alla parità salariale
Le ore retribuite per le donne sono inferiori a quelle degli uomini del 15,1% – in media 1.539 a fronte di1.812– anche perché spesso lavorano part time. Nelle imprese con almeno 10 dipendenti, infatti, la percentuale di lavoratrici part-time è più che doppia rispetto a quella degli uomini (12,3%, contro 5,2%). Nei servizi le ore mediamente retribuite sono circa 300 in meno rispetto all’Industria e la componente part-time tra le donne è decisamente più alta (15%, contro 6,1% tra gli uomini). Le ore annue retribuite crescono all’aumentare dell’età: rispetto agli over 50 le ore retribuite dei più giovani sono inferiori del 10,6% (-12,3% se uomini, -10,7% se donne).
L’età conta: chi ha più di 50 anni guadagna quasi il 60% in più di un under 30
La retribuzione oraria, pari in media a 16,4 euro, mostra differenze marcate tra generazioni e per titolo di studio. Tra gli under 30 la retribuzione media oraria (11,9 euro) è del 36,4% inferiore a quella dei dipendenti over 50 (18,7 euro) E del 24,7% inferiore a chi ha tra i 30 e i 49 anni (15,8 euro). I dipendenti meno istruiti hanno una retribuzione oraria pari in media a 12,4 euro, inferiore del 17,3% a quella dei dipendenti con istruzione secondaria superiore (tra i quali è pari a 15 euro) e del 43,6% a quella dei dipendenti con istruzione terziaria (22 euro). La retribuzione oraria maggiore si registra dai 30 anni di anzianità (21,6 euro l’ora). La retribuzione oraria degli uomini supera sempre quella delle donne, per qualsiasi anzianità lavorativa.
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