Mai come in questo momento stiamo apprezzando l’utilità della comunicazione e dell’informazione digitale. Allo stesso tempo, però, è emersa sempre più l’importanza di molti aspetti ad esse collegati.
Avere professionalità dedicate, una nuova organizzazione, un coordinamento, la conoscenza degli strumenti, fonti ufficiali autorevoli e accreditate su ogni piattaforma (dai Social alle Chat), capacità di dialogo e interazione con i cittadini: sono questi i punti nodali che sono emersi.
Non è un caso che sia scoppiato un ampio dibattito sul fatto che, negli ultimi giorni, parte della comunicazione fra Istituzioni e italiani è stata veicolata sui Social Network.
Il Coronavirus sta spingendo la rivoluzione digitale
Abbiamo una grande “fame di informazione”, una fame generata dall’emergenza e che è testimoniata ormai da molti studi. Nello stesso tempo è aumentata anche l’offerta e il conseguente rischio che le notizie vengano diffuse “non correttamente”. Stiamo parlando in quest’ultimo caso non solo di fake news, ma anche di annunci tesi a orientare l’opinione dei cittadini.
Sulla fisionomia della rivoluzione digitale che stiamo vivendo e su come impostare la prossima fase può fornirci qualche elemento utile una ricerca appena diffusa dall’Osservatorio Nazionale sulla Comunicazione Digitale di PA Social e dall’Istituto Piepoli. Lo studio, intitolato La comunicazione digitale durante l’emergenza, ha riguardato il modo in cui gli italiani stanno percependo l’uso del digitale e dello smart working in questa emergenza.
«Il digitale è il protagonista di questa rivoluzione e sono proprio i meno giovani, i più fragili digitalmente, a volere adesso i certificati su WhatsApp, i sindaci in diretta Facebook», come sostiene Livio Gigliuto, direttore Osservatorio Nazionale sulla Comunicazione Digitale e vice presidente dell’Istituto Piepoli. E aggiunge: il 90% degli italiani pensa di sopperire al futuro distanziamento sociale con la rivoluzione digitale, che probabilmente sarà il primo vero cambiamento nelle nostre vite.
Quanto alla necessità di inserire il digitale tra le priorità di sviluppo del Paese, sono gli stessi ricercatori ad evidenziare che sono già in corso buone pratiche. Ma dopo l’emergenza bisognerà investire molto di più che in passato.
I più convinti del cambiamento sono gli over 50
Secondo l’indagine, l’80% degli italiani considera molto utile l’impiego di Social Network e Chat per comunicare con le Istituzioni e ricevere informazioni e servizi. Quasi 7 italiani su 10 (il 68%) sono favorevoli all’uso dei Social per dare comunicazioni pubbliche ai cittadini. Da sottolineare che le più convinte sono le persone dai 54 anni in su, nello specifico il 72% (64% per la fascia 35-54 anni e 66% per i più giovani tra 18 e i 34 anni).
Ma l’emergenza ha finito col metter al centro del dibattito e delle scelte politiche anche lo smart working. Circa 6 italiani su 10 lavorano in modalità smart, utilizzando soprattutto il pc (90%), seguono lo smartphone (32%), le video call con varie piattaforme (24%), il tablet (12%).
Inoltre, per concludere, il giudizio è praticamente univoco sull’attuale situazione: 9 su 10 (l’88%) pensano che il Covid-19 abbia accelerato e reso centrale il tema del digitale sia nel settore pubblico che in quello privato.
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