Il 70,8% degli italiani possiede l’immobile in cui vive, mentre il 28% delle famiglie ha anche altre case. E i senior? Rappresentano oltre il 40% dei 25 milioni di proprietari in Italia. Tra pandemia e insicurezza globale, il valore sociale dell’abitazione è cresciuto
«Non manca quasi niente / nella mia casa. / Quasi niente / Manca il comignolo / Ci si abitua / Mancano i muri / e i quadri sui muri / Pazienza…». Quando lo scrittore islandese Sigurður Pálsson scrisse i versi di questa poesia, La mia casa, non alludeva ad un luogo materiale ma all’esistenza. Spesso usiamo espressioni come “essere a casa”, “sentirsi a casa”, “pensare a casa” per dire che siamo a nostro agio in un posto, che ci sentiamo protetti, che abbiamo nostalgia di un luogo.
Nei versi di Pálsson, come in queste ultime frasi, la casa è un simbolo dell’immaginario comune. È qualcosa che protegge. Ma anche quelle “quattro mura” domestiche, fatte di veri mattoni, suggeriscono un’indiscutibile sensazione di sicurezza, almeno a noi italiani, come conferma il Primo Rapporto Federproprietà-Censis, Gli italiani e la casa, pubblicato pochi mesi fa.
Secondo il rapporto, infatti, siamo uno dei Paesi avanzati con il più alto numero di proprietari di casa. In Italia la proprietà immobiliare va un po’ considerata come il “mattone” della nostra società: oltre due terzi delle famiglie italiane – il 70,8% per l’esattezza – possiede l’abitazione in cui vive; il restante 20,5% è in affitto mentre l’8,7% ci vive in usufrutto o a titolo gratuito.
Non è l’unico dato, nel rapporto, a dimostrare il grande attaccamento italiano alla casa, a cominciare dal fatto che più di un quarto (28%) delle famiglie già proprietarie possiede altri immobili. L’ essere proprietari poi non è una prerogativa dei ceti benestanti: il 55,1% delle famiglie che rientra nel primo quintile (la condizione economica, n.d.r.), quello con minore disponibilità economica, possiede la residenza in cui vive.
La casa intesa come rifugio (secondo il 91,9% degli italiani), un luogo dove sentirsi tranquilli (per l’89,7%), dicevamo poco fa. In effetti, il valore sociale della casa non si è mai spento, persino a fronte del calo dei prezzi del -16,6% tra il 2010 e il 2019. La pandemia – semmai – lo ha rafforzato, moltiplicandone le funzioni: avervi trascorso forzatamente diversi mesi, senza poter uscire se non per la spesa o il lavoro, l’ha resa un centro nevralgico delle nostre vite. Tanto che al 78% degli italiani capita di trascorrervi una buona parte del proprio tempo libero.
Da una parte il Covid ha ridotto la nostra libertà di movimento, dall’altra ci ha indotto ad adeguare le abitazioni a nuove esigenze. In appena tre anni la casa, da luogo deputato alla sola vita privata e familiare, ha sviluppato molteplici funzioni. Si va, ad esempio, dal 96,3% degli studenti che dichiara di svolgervi attività di studio e formazione a distanza (Dad) al 47,1% di chi vi lavora in smart working, sino a quel 43,7% che vi svolge attività di fitness e sport. E queste sono solo una piccola parte delle funzioni che emergono dal Rapporto Federproprietà-Censis.
Gli italiani, un popolo di proprietari, indipendentemente dall’età
Tradotto in euro, il patrimonio immobiliare delle famiglie italiane – tra case e terreni – corrisponde alla cifra monstre di 5.394 miliardi. È quanto emerge dall’ultimo Quaderno di Itinerari Previdenziali sulla Silver Economy (dati 2020 elaborati da Istat e Banca d’Italia), secondo cui dopo 10,7 milioni di lavoratori dipendenti, solidamente aggrappati al secondo posto tra i proprietari immobiliari, troviamo circa 10,3 milioni di pensionati, in gran parte over 65 (dati Ministero delle Finanze).
Rapportati al resto della popolazione, i pensionati rappresentano il 40% degli oltre 25 milioni di proprietari di immobili. Se si considera poi il valore del patrimonio immobiliare per classi d’età dei proprietari, che cresce in base all’età, gli over 65 dovrebbero situarsi su un patrimonio medio di oltre 200mila euro (gli over 51 hanno un patrimonio abitativo medio di 196.550 euro, circa 150mila i 31-50enni, solo per avere un’idea). Oltre a poter vantare il valore immobiliare medio più alto, sono anche quelli più “coinvolti” nel settore immobiliare: l’86,7% degli over 65 abita infatti in case di proprietà e il 27,3% di loro ha uno o più immobili oltre alla prima casa. È la percentuale più alta rispetto anche a tutte le altre fasce d’età.
Come dimostra l’indagine condotta dalla società di ricerca Format Research per conto di 50&Più e pubblicata nel Quaderno di Itinerari Previdenziali sulla Silver Economy, gli over 50 vivono soprattutto in abitazioni di medie-grandi dimensioni. Nella fascia d’età 50-64 anni, ad esempio, il 34,6% vive in una casa con 3 locali (oltre bagno e cucina), il 25,9% in 4 locali, il 19,9% in 5 o più locali, il 5,5% in un’abitazione con un solo locale (oltre cucina e bagno). Tra i 65-74enni la situazione è simile: il 34,8% vive in un immobile di 3 locali, il 28,8% in 4, il 21,1% in 5 o più locali, il 3,4% in un unico locale. I valori cambiano un po’ tra gli over 75: coloro che vivono in un solo locale sono l’8,8%, in 3 locali il 31,8%, in 4 il 25,7% e in cinque o più il 19,3%. Con riferimento all’età, come si può vedere, emerge un dato che denota una popolazione italiana certamente non povera. Quelli che vivono in case con 3 locali e più sono l’80,2% dei 50-64enni, l’84,8% dei 65-74enni e il 76,8% degli over 75.
Comunque, indipendentemente dalla sua grandezza – ampia, piccola, di medie dimensioni – la casa resta in cima agli interessi dei senior italiani anche quando si tratta di arredarla e di acquistare utensili per la sua cura. È proprio sulla casa che si focalizza il loro maggiore impiego di risorse economiche, sempre secondo l’indagine condotta da Format Research. In media il 57% dei Silver sostiene che questo aspetto sia uno dei più importanti a cui destinare attenzione e risorse. Sono soprattutto i 65-74enni a pensarla così con il 60,4%; più “morigerati” gli over 75 con il 52,8% e i pensionati/lavoratori con il 45,6%.
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