Gli immigrati in Italia sono quasi sei milioni e sono quasi due milioni i nuovi cittadini. Il profilo degli stranieri nel Paese e l’opinione degli italiani.
In occasione del 30° Rapporto sulle migrazioni, Fondazione ISMU ETS evidenzia l’impatto dell’immigrazione in Italia. Un percorso influenzato dalle vicende storiche – dal crollo del muro di Berlino al conflitto russo-ucraino –, che, alle prime generazioni ha visto affiancarsi ormai le terze. E che, con le acquisizioni di cittadinanza, ha prodotto quasi due milioni di ‘nuovi italiani’. La presenza degli immigrati in Italia ha un impatto importante su diversi ambiti: in primis scuola e mercato del lavoro, dove nel 2023 gli occupati stranieri tra i 15 e i 64 anni sono 2 milioni e 317mila.
Quanti sono gli immigrati in Italia?
Fondazione ISMU ETS stima che al 1° gennaio 2024 gli stranieri presenti in Italia siano 5 milioni 755mila. Di questi gli irregolari si attestano sulle 321mila unità (il 5,6% del totale dei presenti). Nel 2023 si sono ridotti i permessi di lavoro mentre crescono, quelli per motivi di famiglia, di asilo e richiesta di protezione internazionale e per motivi di studio. I cittadini non comunitari con un permesso di soggiorno di lungo periodo sono 2 milioni e 139mila. Tra i richiedenti asilo, crescono le richieste dei cittadini del Bangladesh (+59% rispetto al 2023). Nei primi 9 mesi del 2024 sono aumentate anche le domande da Cina (+882%), Sri Lanka (+335%), Marocco (+115%), India (+137%) e Perù (+119%).
Le famiglie, i principali datori di lavoro per gli immigrati in Italia
Negli ultimi trent’anni l’immigrazione ha trasformato il mercato del lavoro, passando da una presenza marginale a un ruolo centrale. Se si escludono i cambiamenti all’ingresso nel mondo del lavoro delle seconde generazioni, i processi di inclusione occupazionali sono quasi immutati. Come trent’anni fa, infatti, le famiglie rappresentano il principale datore di lavoro degli immigrati in Italia. Che, a loro volta, costituiscono la quota maggioritaria (69,5%) dei poco meno di 900mila addetti regolarmente assunti. È straniero il 30,4% degli occupati nei servizi personali e collettivi e il 18% degli occupati in agricoltura. Il 17,4% nel comparto ristorazione e turismo e il 16,4% nelle costruzioni.
Oltre 200 nazionalità nelle scuole italiane
Per quanto riguarda la scuola, nell’anno scolastico 2022/23 il numero degli alunni non cittadini italiani delle scuole di infanzia e delle secondarie di secondo grado, sono 914.860. Il 44% degli alunni stranieri è di origine europea. Per quanto riguarda la provenienza, gli studenti sono originari di circa 200 Paesi diversi. In particolare, il 44% è di origine europea; più di 1/4 è di origine africana; attorno al 20% asiatica e quasi l’8% dell’America latina. La cittadinanza più numerosa è rappresentata dalla Romania, con quasi 149mila studenti. Seguono: Albania (118mila presenze) e Marocco (114mila).
Gli stranieri in Italia: un rapporto in continua evoluzione
Per Fondazione ISMU nel 2024 il 48% degli italiani pensa che gli immigrati contribuiscano positivamente alla vita del Paese. Tuttavia, l’immigrazione è al quinto posto tra le questioni più importanti che gli italiani ritengono che l’UE debba affrontare con economia, difesa, clima ambiente, e salute. Per il 33% degli italiani la gestione dell’immigrazione è tra le due principali politiche che potrebbero avere il miglior impatto positivo sulle proprie vite, dopo pace e stabilità, cibo, salute e industria. L’Italia è anche al settimo posto tra i 27 Paesi UE per percentuale di intervistati che ritiene l’immigrazione extra-UE come un fenomeno negativo. Lo è per il 48% degli intervistati, contro il 76% a Cipro, il 75% nella Repubblica Ceca e il 74% a Malta. I Paesi con le percentuali inferiori sono il Lussemburgo (25%), la Spagna (30%) e l’Irlanda (31%).
Un problema percepito, ma non vissuto
Da anni l’immigrazione è una questione centrale, in grado di orientare persino il voto degli italiani. Ma passando alla percezione dell’immigrazione da questione collettiva a individuale, si nota una discrepanza. Da un lato, la percentuale di intervistati che la inseriscono tra i due maggiori problemi che il proprio Paese deve affrontare non è elevata (12%). Dall’altro, è però sempre superiore alla percentuale di intervistati che la ritiene uno dei due maggiori problemi da affrontare personalmente (8%). Il confronto tra questi due dati mostra uno iato. L’immigrazione appare un problema per lo più quando è riferito alla collettività, ma in pochi lo percepiscono come una importante questione che impatta sulla propria vita.
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