Normalmente affermiamo di essere “allergici alla polvere”, ma la realtà potrebbe essere un’altra. In causa, infatti, andrebbero invocati i tanto famosi acari. Ragnetti lunghi circa 0,3 mm, invisibili a occhio nudo, gli acari sono diffusi ovunque fino ai 1.200 metri e si riproducono in ambienti bui, caldo-umidi. La loro alimentazione è costituita dai residui organici di epidermide e capelli dispersi nell’ambiente.
Allergici a cosa? Vediamo i sintomi
L’allergia agli acari della polvere è una reazione del sistema immunitario scatenata dall’inalazione delle particelle fecali, o dai resti, di questi insetti. Un acaro produce ogni giorno fino a 40 minuscole palline di escrementi. Per avere un’idea, un cucchiaino di polvere contiene in media quasi 1.000 acari e 25.000 palline di escrementi.
Le vie respiratorie sono il bersaglio preferito dell’allergia causata da questi artropodi. Si manifesta con asma o rinite e – più raramente – con congiuntivite o eczemi. L’infiammazione delle vie respiratorie può anche cronicizzarsi, perché gli acari sono in casa tutto l’anno. Normalmente i sintomi sono più evidenti al mattino e nei mesi freddi. Ma possono mostrarsi anche in primavera. Una concentrazione di acari si può riscontrare facilmente in materassi, poltrone e tappeti.
Un ambiente a prova di acaro
Poiché le loro condizioni di sviluppo richiedono un’umidità fra il 60 e l’80% e una temperatura fra i 18-24°C, è importante arieggiare bene gli ambienti. L’ideale sarebbe garantire una temperatura sotto i 22° C e un’umidità inferiore al 50%. È necessario poi rimuovere gli accumuli di polvere con un aspirapolvere dotato di un filtro HEPA (High Efficiency Particulate Air filter) o un panno umido. Meglio evitare tappezzerie e tappeti, ricoprendo le sedute con stoffe impermeabili e facilmente lavabili.
Il cuscino è l’ambiente preferito dagli acari. Al suo interno, infatti, si annidano facilmente i residue di pelle e saliva. Andrebbe sostituito all’incirca dopo 12 mesi e scelto in un materiale impenetrabile alla polvere, come il lattice. È bene lavare la biancheria da letto settimanalmente a una temperatura superiore ai 60° C, mantenendo la stanza ventilata e alla giusta umidità. Quest’ultima pratica ne rende difficile la riproduzione e ne favorisce la riduzione anche di dieci volte.
Diagnosi e terapia
Se anche dopo tutte le pratiche per azzerare la presenza degli acari i sintomi perdurano, è importante rivolgersi ad un allergologo per la diagnosi. Se questa è confermata, si inizia con una terapia sintomatica, a base di antistaminici, cortisonici o broncodilatatori. Quindi si può valutare il cosiddetto “vaccino”. Ultimamente si sta diffondendo la modalità sottolinguale, che il paziente può autosomministrarsi, assumendo – per almeno 3 anni – alcune gocce al mattino a digiuno.
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