A Caltanissetta è rimasto un solo lustrascarpe, con un’esperienza lunga ben 77 anni. È il signor Giuseppe Romano, oggi novantenne, che non ha mai abbandonato il suo banchetto in corso Umberto I.
“Ho cominciato con mio padre quando avevo 13 anni – racconta – e da allora questo mestiere mi ha permesso di vivere, sposarmi, mettere su famiglia. Oggi potrei starmene a casa in pensione, ma non sono fatto per restare con le mani in mano e così tutti i giorni, dalle 7.30 a mezzogiorno, aspetto i miei concittadini per lucidargli le scarpe.”
Il lavoro di una volta
Certo i clienti non sono più quelli di una volta. Negli anni Cinquanta, in città c’erano trentadue sciuscià e lavoravano tutti. Tanto che, come ricorda Giuseppe Romano , ai clienti venivano distribuiti i numeri per rispettare l’ordine di arrivo. Tre famiglie portavano avanti questa tradizione, gli Zappia, i Calamera e i Romano, dei quali Giuseppe è l’ultimo rappresentante. “Oggi le persone che ci tengono ad avere le scarpe impeccabili sono molte meno. E sono diventate poche pure le scarpe da lucidare, perché quelle in pelle sono spesso sostituite da calzature in tela o materiali sintetici.”
Giuseppe e gli attrezzi del mestiere
Ma a Giuseppe non importa, perché tutte le mattine allestisce la sua postazione, con un ombrellone, uno sgabello per lui e una sedia per il cliente, e la sua inseparabile cassetta degli attrezzi, piena di spazzole e lucidi. Tutto è rimasto come quando il maestro sciuscià era un ragazzino alle prime armi. A parte un pannello di legno che ha aggiunto per proteggersi dal vento alle spalle.
“Negli anni Cinquanta e Sessanta si lavorava soprattutto durante la settimana con i commercianti locali e gli impiegati – ricorda – e molti facevano l’abbonamento mensile per passare da noi una o due volte alla settimana. Molti di loro facevano riparare le scarpe dai “ciabattini” e a noi spettava il compito di lucidarle così bene da nascondere i rattoppi.”
Se portare le scarpe tirate a lucido era uno status nell’immediato dopoguerra della ricostruzione e della ripresa economica, fare lo sciuscià era una valida alternativa, anche per i giovanissimi, al lavoro nelle miniere di zolfo del territorio di Caltanissetta. Oggi Giuseppe è diventato un simbolo vivente della storia della sua città ed è molto amato dai suoi concittadini. Per il novantesimo compleanno, lo scorso 12 gennaio, ha ricevuto dal sindaco la medaglia al lavoro, e una torta dai commercianti del centro. Nel frattempo si prepara alla nomina a Cavaliere della Repubblica, presentata per lui dall’Associazione locale Kalat Nissa e dal Comitato civico “Con Caltanissetta”.
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