Giuseppe D’Andria. Commercialista ora in pensione, si dedica alla sua passione che è la scrittura e la poesia. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta. Vive a Caserta
Era seduta su di un piccolo bidone capovolto, le gambe allargate, i gomiti appuntiti su di esse, i pugni sotto il mento a sostenere la testa. Il vestito corto e scollato di lanetta a strisce orizzontali bianche e nere le fasciava il corpo tozzo mettendone ancor più in evidenza i fianchi larghi. I lineamenti del volto erano nascosti dall’ombra, ma gli alti zigomi colore dell’ebano brillavano alla tremolante luce del sole che riusciva a penetrare tra le fronde dell’albero.
Quella sera non si era visto nessuno, nemmeno quel vecchio bavoso e vizioso che per pochi soldi aveva preteso chissà che cosa, né quel ragazzino che tutte le altre avevano cacciato perché troppo piccolo.
Al suo uomo, quella sera, nella baraccopoli, non avrebbe potuto portare nulla e si sarebbe tirato avanti con gli spiccioli che lui era riuscito a racimolare o con quelli che avevano in serbo dal giorno prima.
Le auto passavano veloci e le famigliole di ritorno dal mare semplicemente la ignoravano. Solo di tanto in tanto un furgoncino o un camion sembravano rallentare vicino a lei, ma subito acceleravano di nuovo.
Poi ecco da lontano il clamore di una radio al massimo volume e lo spuntare di una vecchia 127 che il sole e la calce avevano reso di uno stinto colore rosa, da rossa che, originariamente, doveva essere. I quattro garzoni di muratore che l’occupavano tornavano vociando dal lavoro ed uno di essi, con il torso nudo quasi completamente fuori dal finestrino, urlò verso di lei un “oeeh” forte e prolungato con la mano aperta di lato alla bocca.
In un attimo la nigeriana fu in piedi e, con il braccio teso verso la macchina in corsa, rispose con tutti gli improperi possibili in italiano e nella sua lingua madre.
Tornò quindi imbronciata a sedersi, ma ben presto un largo, bianco sorriso le illuminò il volto: dopotutto qualcuno si era accorto di lei. Per qualcuno esisteva ancora.