Anna Maria Girotti Cacciari. Insegnante elementare per trentacinque anni, ora in pensione. Scrittrice di prosa amatoriale, predilige descrivere e raccontare emozioni e sensazioni che riguardano spesso episodi di vita vissuta accompagnando il lettore in questo viaggio immaginario. Partecipa al Concorso 50&Più per la quarta volta. Vive a Finale Emilia (Mo).
Tommaso era dalla nonna Anna Maria a fare i compiti, una marea di compiti. Frequentava la prima media e, quando si trattava di mettersi a sedere e concentrarsi, cercava tutte le scappatoie per perdere tempo. Era un bravo ragazzino e dava molte soddisfazioni anche alla nonna, maestra in pensione, ma si distraeva facilmente. L’aveva lasciato alle prese con una sfilza di equivalenze e un problema da risolvere ed era andata in cucina. Tra sé pensava che non approvava il rallentamento di programma alle elementari, dovuto forse anche al lockdown. Come ex insegnante, non era neppure d’accordo con la metodologia scolastica adottata, che considerava più nozionistica di quanto non fosse in passato. Il computer, diventando l’amico inseparabile di studio, non permetteva la discussione, né lasciava incertezze o alternative. Ma erano pensieri suoi, bisognava adeguarsi… Intanto un po’ di tempo era trascorso ed evidentemente Tommaso aveva già finito e la riportò al presente arrivando in cucina con un cartoncino in mano:
– Nonna di chi è questa?
– Dove l’hai trovata? L’avevo persa e mi dispiaceva tanto.
– Nel cassetto delle carte da gioco. Ma chi rappresenta?
– È una foto molto piccola, ma ha una storia molto lunga…
– Nonna a me piacciono le tue storie, raccontamela. I compiti li ho finiti.
Anna Maria è combattuta tra il desiderio di raccontare e quello di far valere il dovere:
– Prima correggiamo le equivalenze e il problema e se c’è anche solo una virgola sbagliata, niente racconto.
Tommaso è molto sicuro di sé, infatti, è tutto perfetto, così la nonna si avvicina allo scaffale dei libri e prende l’album delle fotografie di famiglia. All’interno, una foto più grande, in bianco e nero, in un’altra posa, ritrae lo stesso soggetto: una bimba che sfoggia con importanza una pelliccia tutta bianca con il colbacco abbinato.
– Sono io a circa quattro anni, siamo nel 1944. La pelliccia è di coniglio. Mio nonno aveva allevato apposta dei conigli tutti bianchi, ma a me non avevano detto che era il loro pelo, altrimenti non l’avrei portata, perché amavo e giocavo sempre con quelle bestiole. Lo imparai molto più avanti. È in corso la Seconda guerra mondiale, non so quando tu potrai imparare questa parte di storia… Io l’ho vissuta, ma in modo abbastanza tranquillo. Ero piccola, allora vivevamo in un minuscolo centro abitato. C’erano i tedeschi, che però da noi hanno agito amichevolmente, anzi io ricordo ancora il sapore delle caramelle e del latte condensato in scatola, dolcissimo come un budino.
– Ma la foto piccola? – incalza Tommaso.
– Già, la foto piccola… Circa tre anni fa me l’ha portata un signore che non conoscevo. Mi disse che era un investigatore privato e che aveva avuto l’incarico di trovarmi da un notaio tedesco, perché, se fossi stata la persona della foto, avrei avuto diritto ad una eredità in Germania.
Tommaso spalanca gli occhi dalla sorpresa:
– Ma allora sei diventata ricca!
– Sul momento l’ho creduto anch’io, ho pensato ad una villa, ad appartamenti… L’investigatore però mi ha riportato subito alla realtà. Il donatore era Heinz Draeger e mi aveva lasciato un piccolo capanno da pesca sul Reno, che si poteva affittare per ricavare un po’ di soldi e pagare la concessione.
Tommaso vuole sapere altro: chi è Heinz e se la nonna è andata a vedere la proprietà.
Così Anna Maria continua:
– Heinz era un ragazzo tedesco (alcune cose le rammento io, altre me le ha sempre raccontate mia madre) molto giovane sui 17-18 anni di madre italiana che parlava benissimo la nostra lingua. Io gli ricordavo la sua sorellina e mi dimostrava grande affetto, anzi diceva che, a guerra finita, se io avessi avuto l’età giusta e fossi stata d’accordo, sarebbe tornato in Italia per sposarmi. Di lui mi ricordo bene un episodio. Un giorno d’inverno ero fuori nel grande cortile condominiale, a giocare nella neve, se ne ammucchiava tanta allora… I miei amici più grandi, armati di palette, scavavano dei piccoli tunnel che chiamavamo “i forni” per poi andarci dentro. Heinz passava di lì, mi vide e senza ascoltare le mie proteste, mi prese in braccio e mi portò in casa, sgridando mia nonna, perché non voleva che mi ammalassi per il freddo.
Tommaso è sempre più coinvolto:
– Non è mai tornato?
– Non ne ho saputo più nulla, fino a tre anni fa. La foto, assieme a una lettera per me, l’aveva data al notaio che doveva rintracciarmi alla sua morte.
– E il capanno da pesca sei andata a vederlo? – insiste Tommaso.
– Avrei voluto prendere l’occasione per fare un piccolo viaggio, ma dopo è sopraggiunto il lockdown a causa del virus.
– Ora possiamo andarci! Vengo anch’io – dice Tommaso – inoltre il capanno può anche valere molto e lo puoi vendere.
– Purtroppo, il capanno non c’è più! È venuta un’alluvione nella zona ed ha portato via tutte le costruzioni sulla riva. Non si può più costruire perché il suolo è demaniale. Ho avuto un risarcimento di 2000 euro… non siamo diventati ricchi! Ma io sono stata molto contenta di ricevere notizie di Heinz e soprattutto di leggere la sua lettera.
Tommaso è interessato alla lettera:
– Ma è scritta in italiano o in tedesco? E la calligrafia?
– La lettera è in italiano, la calligrafia è normalissima. Heinz era bilingue. I bilingue sono in grado di pensare e scrivere in entrambi gli idiomi. Il contenuto è di grande attualità, ma la cosa più bella è stato sapere che Heinz è scampato alla guerra ed è vissuto tanto a lungo. Ecco la lettera…
“Cara Anna è passato tanto tempo, sono vecchio, non voglio raccontarti ciò che ho trovato al mio ritorno in patria, ma devi sapere che mi sono subito attivato per la pace e la ricostruzione… io non ho mai amato la guerra! Il mio più grande desiderio è sempre stato che i bambini potessero crescere in un periodo di pace duratura con un futuro migliore, sereno e sicuro: mai più guerre… Il ricordo di te, piccola e dolce bimba, non mi è mai venuto meno. Avrei voluto cercarti quando tu ormai fossi diventata una giovane donna, ma ho capito che, anche per la differenza di età, ti avrei messo in imbarazzo. Così ho desistito e il tempo è passato, tanto tempo. Ho voluto lasciarti un ricordo di me, poca cosa un capanno da pesca, ma è il luogo dove io ho passato i momenti più felici, dove ho gioito, ho ricordato, ho ideato e ho avuto malinconia per ciò che non ho potuto realizzare. Spero che la tua vita sia stata felice e spero tanto che tu venga a vedere questo posto e che vi trovi un po’ della mia presenza. In estate è bellissimo, può ospitare più persone, è come una casa per le vacanze, per i momenti più lieti. Un caro e affettuoso saluto, per sempre tuo amico, Heinz.”
– È proprio un peccato che non ci sia più questo capanno, dentro vi avresti potuto trovare anche notizie su di lui…
– Certo, i ricordi sono molto importanti. Pensare che Heinz ha conservato quella piccola foto per tutta la vita mi ha riempito di gioia, significa che non mi ha mai dimenticato. E neppure io ho mai dimenticato quel ragazzo che, in momenti così particolari, mi ha dimostrato tutto quell’affetto.
– Sai nonna, le tue storie, che poi sono sempre storie vere e sono i tuoi ricordi, mi piacciono tanto, ma questa volta avrei voluto un finale più lieto.