Anna Maria Girotti Cacciari. Insegnante elementare per trentacinque anni, ora in pensione. Scrittrice di prosa amatoriale, predilige descrivere e raccontare emozioni e sensazioni che riguardano spesso episodi di vita vissuta accompagnando il lettore in questo viaggio immaginario. Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta. Vive a Finale Emilia (Mo).
Un giorno di maggio del 2020 si è verificato un avvenimento che ancora stento a credere, ma devo raccontare tutto con ordine e spiegare il fatto.
Il largo sentiero, sulla riva del fiume Panaro, che costeggia il mio paese, è diventato in periodo di “lockdown” causa il virus Covid, il mio regno. È infatti usato da molti come percorso pedonale e ciclabile o per passeggio coi cani, in questo frangente. Mi riferisco alla stradina più breve, sulla riva sinistra, che parte dal ponte vecchio e arriva fino al ponte nuovo ed è lungo circa un chilometro. Per me pochissimo, per cui durante tutto l’inverno, sia del 2020 che del 2021, andavo da sola avanti e indietro per almeno quattro volte. Poi si è aggregata un’amica e poco dopo un’altra, così abbiamo optato per la camminata sull’argine di destra, dove il sentiero passa sotto il ponte nuovo e si prolunga fino al paesino di Santa Bianca, per circa 7-8 chilometri.
Ogni 150 metri, si trova un’asta con un numero che va in progressione nel senso della corrente e segna la distanza dal Po. Così possiamo misurare il percorso e quando, a seconda dell’occasione o del tempo atmosferico, abbiamo camminato abbastanza in avanti, avviamo il processo di ritorno.
Pochissime persone si incontrano, talvolta passa qualcuno in “mountain bike”, perché non vi sono case abitate vicino, come invece dall’altra parte. Qui si è immersi in mezzo alla campagna… Sulla sinistra, nell’andata, qualche carreggiata scende fino all’acqua, sulla destra sempre in fondo, dato che l’argine è molto sopraelevato, ci sono campi coltivati e diversi laghetti, dove a volte si notano alcuni pazienti pescatori… Le case sono in lontananza, ci si sente veramente in pace, si respira aria più pulita, si è circondati dal verde ed è davvero rilassante.
Io ho così la sensazione che tutto sia tornato alla normalità, perché la natura, malgrado il virus, è la stessa: si vede il grano crescere, gli alberi mettere le foglie, i primi fiori spuntare e si sente il profumo della campagna. Non ci stanchiamo e ogni giorno, tempo permettendo, percorriamo circa 10-12 chilometri.
Ma torniamo a quel giorno di maggio del 2020…
Ci sono già delle bellissime giornate di sole e il caldo invoglia a vestirsi di leggero per farsi penetrare dal senso di primavera… Io mi trovo sola, entrambe le mie amiche sono impegnate. Non posso certo stare in casa e scelgo di fare il tragitto corto, perché molto frequentato e quindi non mi desta preoccupazione; se si incorre in qualche pericolo, tipo una caduta, c’è sempre qualcuno che ti può soccorrere.
Ma la giornata è troppo bella per fare poca strada e decisa, vado sull’altra riva, quella di destra, tanto posso sempre tornare indietro dopo un paio di chilometri. Mi avvio immersa nei miei pensieri, ma anche con lo sguardo alle margherite, ai fiori di camomilla e di tarassaco, alle campanule e a tutte le piante che colorano e profumano il percorso. Cammino, cammino, non c’è nessuno, penso di tornare indietro, ma è stupendo, continuo… Arrivo fino al laghetto più grande, che è circa a 5 chilometri dal ponte di partenza. Sulla riva vedo due signore sdraiate sui lettini a prendere il sole, che mi salutano e mi invitano da loro. Sono curiosa di conoscerle e scendo lungo il sentiero. Dopo i saluti, aggiungo:
– Che bella abbronzatura, come vi invidio!
– Già, facciamo come le lucertole, appena c’è il sole, veniamo qui, è come essere al mare!
– Mia zia – dice la più giovane – ha una crema magica, che fa lei, basta darsela all’inizio della stagione che ti abbronzi senza mai scottarti.
La zia, che si è presentata col nome di Debora, si offre:
– Spogliati, che la spalmo anche a te con un breve massaggio.
– Ho paura di far tardi per il ritorno, da sola non ho tanto coraggio.
– Non ti preoccupare – dice Grazia, la nipote – ti accompagniamo noi fino al ponte nuovo, così dopo ti resta solo 1 chilometro… Mia zia è veramente una maga nel massaggio!
Mi convinco e mi sdraio sul lettino e Debora mi massaggia con la crema solare, con precisione e delicatezza. Ha proprio le mani fatate! Mi rivesto e dico:
– Non so proprio come ringraziarti e poi vorrei un vasetto della tua crema magica per l’estate.
– Bene – risponde Debora – intanto ci troveremo qui anche nei prossimi giorni. Se non ci dovessimo incontrare, vieni a Santa Bianca, abitiamo in una villetta azzurra all’inizio del paese dalla parte dell’argine. È un po’ interna rispetto alla strada, in mezzo agli alberi, ma si vede comunque.
Grazia aggiunge:
– Così potrai acquistare pure creme per il viso, mia zia è anche estetista.
– Che meraviglia! Come sono contenta di avervi incontrate e conosciute – dico io, convinta che avrei stretto amicizia con persone così care.
Caricano sull’auto parcheggiata vicino al laghetto, i lettini e le loro cose, poi mi accompagnano nel percorso di ritorno e chiacchierando del più e del meno, arriviamo in un attimo al ponte, dove ci salutiamo calorosamente. Le ringrazio di tutto, sicura di rivederle l’indomani. Continuo il cammino tranquilla, tanto tra 15-20 minuti sarò a casa. Penso con gioia alle due nuove amiche, ma sento anche fisicamente un’energia e una forza diverse, sembra che siano spariti i dolori soliti alle gambe e alla schiena, mi sento leggera come avessi le ali. È proprio stato un massaggio magico: la crema o le mani di Debora?
Sono a casa, sono già le sette e trenta, preparo la cena, il mio stato di grazia continua, sto proprio bene… è stata una bella e proficua giornata.
L’indomani ci sono le mie amiche e andiamo a fare la nostra solita camminata, non dico nulla, perché aspetto di vedere Debora e Grazia al laghetto, per presentargliele. Che delusione! Quando arriviamo lì, non c’è nessuno, tutto deserto e dico:
– Ieri c’erano due signore a prendere il sole, ho parlato con loro, speravo di farvele conoscere…
E Carla, ridendo:
– Sei sicura che ci fossero o le hai sognate?
– Sono sicura, ma le rivedremo nei prossimi giorni.
Invece non è stato così, è passato maggio e giugno, nulla… A luglio io ero in vacanza al mare, ad agosto e settembre sono andata poche volte a camminare e niente.
Non ho più visto le due donne, ma, come il massaggio, la crema spalmata è risultata davvero magica. Mi sono abbronzata molto meglio degli altri anni, senza paura di arrossamenti (non ho certo sognato!).
Però il pensiero mi rodeva e dovevo andare a Santa Bianca per trovare la casa azzurra in mezzo agli alberi.
Vi andai un giorno di fine settembre. In prossimità del paese, alla mia sinistra, un po’ lontana dalla strada, si intravedeva l’azzurro di una casetta. Parcheggiai in uno spiazzo e mi inoltrai in un vialetto ghiaiato, fino ad un piccolo cancello in legno. Il cancello era tutto storto, ma ancora chiuso da un lucchetto. All’interno erba alta, piante incolte, alberi mai potati, tutto in uno stato di abbandono, anche se la villetta, con persiane e porta chiuse, chiaramente bisognosa di restauro, non era stata forzata, né saccheggiata, ma certamente era disabitata da anni. Tornai mogia all’auto e proseguii verso il paese. Dopo circa 500 metri, c’erano le prime case e un panificio. Parcheggiai e l’odore fragrante del pane appena cotto mi invase. Al banco, a servire le coppiette croccanti e dorate del pane ferrarese, una bella ragazza. Comprai delle coppiette e chiesi della casa azzurra. Mi rispose:
– Tanti ci chiedono… ma vada sul dietro che c’è mio nonno, lui è più informato di me, sa tutto sulle storie del paese.
Infatti, nel giardinetto dietro casa, in un’oasi creata da un ombrellone, un tavolino e alcune poltrone da giardino, c’era, seduto col giornale davanti, un signore anziano, ma non vecchio, di bella presenza e gioviale:
– Si sieda e mi dica.
– Volevo sapere tutto sulla casetta azzurra e se è in vendita.
– Non è mai stata in vendita, né lo è ora. Era abitata, almeno 40 anni fa, da due signore, zia e nipote, che io conoscevo benissimo, eravamo in ottimi rapporti. La signora anziana era una guaritrice o stregona, come si diceva un tempo. Segnava le storte, l’herpes e faceva linimenti, creme e pomate a base di erbe, che conosceva bene. Tanta gente andava da lei, ma non pretendeva nulla o poco e tutti le erano riconoscenti. Più o meno in quel periodo è morta e Grazia, la nipote, ha venduto le scorte dei medicinali ed è partita. A me disse che andava nelle isole, senza specificare quali e non è mai più tornata, per cui non si sa se sia ancora viva o se ci siano eredi per la villetta. Però nessuno è mai andato attorno alla casa, è ancora intatta.
Il signor Antonio mi guarda di sottecchi e conclude la sua storia:
– Quando vado a camminare, spesso passo dal sentiero che porta alla casina e ho come l’impressione che sia protetta da un velo fatato e che dentro ci sia ancora Debora che prepara i suoi intrugli magici per far guarire o abbellire. Lei crede a queste fantasie?
– Sì – dico – sì, io ci credo…