Giovanni Mario Melosu. Pensionato Inps, pensionato Enasarco, ex agente di commercio. Parte-cipa al Concorso 50&Più per l’ottava volta; nel 2020 ha vinto la Farfalla d’oro per la poesia e nel 2021 ha ricevuto la Segnalazione speciale sempre per la poesia. Vive a Ponte dell’Olio (P
Se una madre per motivi indipendenti alla propria volontà, vedi lavoro fuori casa od altre occupazioni ha lasciato il seme al bambino, il seme / anima non lo abbandona accompagnandolo e proteggendolo nel proprio inconscio con forza e con amore, rendendolo immune da piccoli pericoli. Abbandonando la parte del soggetto, vado a fare un paragone tra vegetazione e umanità: viste come periodo di crescita.
Noi umani siamo portati a credere che il crescere sia l’elevarsi verso l’alto quindi l’essere adul-ti è come essere grandi, avendo raggiunto l’altezza definitiva. Se prendiamo a paragone le piante, vediamo che ogni pianta per tutta la durata della vita continua la propria crescita, sia in alto sia in basso accrescendone la resistenza e la consistenza di produzione.
Un pensiero per pareggiare le due nature, uomo e albero è d’obbligo: l’albero va’ su in alto e giù in basso con le proprie radici, l’uomo cresce in alto fermando la crescita fisica e accrescendo lo sviluppo intellettivo. L’albero, nella sua lunga vita produce cose come legna, frutta, verde, ossigeno: trasformando l’anidride in aria pulita, l’uomo col proprio intelletto tende a migliorare l’esistenza per sé e per l’umanità.
Come avviene la nascita dell’individuo se non per mezzo di un seme? Il seme che provoca la nostra nascita resta in noi per il tempo che nostro corpo regge l’esistenza, quindi per tutto l’arco della vita. Il seme nello sviluppo, forma la vita la quale a sua volta ha ricevuto un’anima; ne consegue che il seme continuerà la propria strada in concerto con l’anima sostenendo in asso-luta simbiosi la crescita del corpo e l’intelletto della persona.
Ribadendo che non potendo conoscere il futuro l’uomo deve viverlo col senso di necessità, acquisendo man – mano la consapevolezza della fantasia che cresce, e che il seme / anima gli donano sprazzi di lucidità nella maturazione.
Un grande filosofo del neoplatonismo sintetizza così il fatto della nascita: l’avere un corpo, l’essere concepiti da quei genitori in quel luogo specifico,
determinano le condizioni della vita futura, anche se l’individuo non ha nessun sentore di tutto ciò ed è col passare del tempo che riesce a farsi il concetto della necessità dell’esistere. Abbracciando il credo che va al di là della terrena comprensione ci porta alla preghiera per invocando il nostro Dio Santo.
Scendendo terra – terra ad una determinazione ultima di Platone, dichiariamo senza tema di smentita che: non essendo in grado di capire la vera unica verità della esistenza, tanto vale seguire quanto sin dalla nascita ci è stato inculcato dall’educazione genitoriale, vedi seme / anima, continuando nel credere in Dio Padre per sanare tutti i nostri miseri perché.
Immaginiamo che la nostra favola del credere nell’Essere Superiore, ci porti alla sia pur limitata felicità, giù sino a toccare miti e racconti delle cose comprensive, dalle quali possiamo attinge-re situazioni di grande euforia spirituale, aprendo del tutto la mente al pensare; sono sempre più convinto, che il nostro credo in Dio Padre, sia frutto di quel senso di povertà umana bisognosa di donarsi con seme / anima ad una formazione del pensare, volto al bene comune dell’umanità.