Giovanna Buratto. Ex commerciante nel settore delle belle arti. Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta. Vive a Vicenza.
Sono Giovanna, ho 82 anni e sono la nonna di tre ragazzi che ormai vanno all’università, spesso cerco di dialogare con i miei nipoti ma diventa sempre più complicato. Ormai sono grandi e ho difficoltà a capire come comunicare con loro
Una volta mi raccontavano tutto quello che combinavano a scuola, i compagni preferiti, il loro amico del cuore. Si vantavano delle loro marachelle o dei piccoli episodi vissuti in classe spesso esilaranti, ma anche seri o emozionanti. Altre volte ascoltavo i loro silenzi e accettavo le loro scontrosità quando qualcosa non andava per il verso giusto.
Un giorno ho chiesto quale è stato il periodo più bello della loro vita scolastica. Stranamente pensavo fosse stata la loro infanzia o la prima giovinezza, quando non ci sono grossi problemi a scuola e si gioca o si scherza molto con i compagni, e invece mi hanno stupito dicendo che il periodo scolastico in cui si sono divertiti di più è stato durante le scuole superiori. Addirittura, uno mi ha confessato che l’ultimo anno è stato il più bello perché sarebbe stata la fine degli studi.
Penso che a quell’età sia molto forte e importante lo spirito di gruppo. Scoprono la forza della vera amicizia e dell’aiuto reciproco ma anche dei piccoli amori e delle grandi delusioni. Per me quello è stato un periodo complicato ma per i ragazzi di oggi è tutto più semplice e libero, non pensavo però felice.
I maschi si confidano poco con la nonna ma sono molto complici tra fratelli. lo posso solo intuire quello che accade intorno a loro ed eventualmente faccio sentire la mia presenza con qualche mancetta o pranzetto.
Il mondo e le nostre vite cambiano in continuazione ed è giusto così ma se cerco di ricordare la mia vita scolastica mi sento completamente fuori tempo, addirittura di aver vissuto una strana storia irreale. Ero decisamente ingenua rispetto ai miei nipoti.
Eravamo appena usciti da una grande guerra e noi bambini eravamo abbandonati, mentre i nostri genitori cercavano di ricominciare a vivere nella normalità.
Ricordo di aver frequentato la prima elementare assieme a bambini di età diverse. Eravamo confusi e spaesati perciò la nostra istruzione era fatiscente, anche perché l’insegnante era nella nostra stessa situazione. In seguito, i miei genitori mi mandarono a scuola dalle suore canossiane. Ogni mattina partivamo in tre bambini più o meno della stessa età con sotto al braccio libri e un pezzo di legno che serviva per il riscaldamento dell’aula. Durante l’inverno i piedi e le caviglie erano pieni di geloni e le suole delle nostre scarpe ticchettavano sul marciapiede perché rinforzate dalle mezze lunette di metallo così da non consumare le punte e i tacchi. Non amavo molto la nostra insegnante perché ogni mattina dovevo pescare un fioretto da fare quel giorno. Se poi si accorgeva che non eri attenta ti faceva appoggiare le mani sul banco e le bacchettava con una lunga canna di bambù. Non avete idea di quanto male facesse la bacchetta sulle mani ghiacciate. La nostra ricreazione era un rosario in fila per due attorno al chiostro.
Finalmente in quinta elementare sono andata alla scuola statale e lì ho cominciato a fare amicizie. Durante la ricreazione potevo parlare con le mie compagne, scherzare, ridere e giocare. poi le medie, le superiori, il diploma… Ero uno spirito un po’ ribelle, perciò, non ho vissuto bene la scuola, tanto più che volevo andare a Venezia a studiare al liceo artistico visto che a Vicenza non esisteva. A quei tempi per una ragazzina era un’idea impensabile. Però agli esami di stato ho avuto una serie e sei e si distingueva un nove in disegno.
Un ultimo ricordo: ero in quinta elementare e durante la ricreazione avevo visto una ragazzina triste, sola e spaesata. Mi sono avvicinata per parlarle, ma fui strattonata e diffidata dall’accostarmi, ho chiesto spiegazioni e mi hanno risposto che era ebrea. Non capivo ma ho pensato avesse una malattia contagiosa. La guerra era già finita da 5 anni. Ieri come oggi ci sono differenze di razza, di religione, di cultura e percepisco la difficoltà che ancora vengano accettate e superate. Su questo tema vorrei confrontarmi con i miei nipoti. Oggi è davvero tutto più semplice? O la storia si ripete all’infinito? Quando mai la scuola insegnerà veramente?
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