In Europa, nel 2070, gli over 65 saranno il 51,2% del totale. Parliamo di persone attive che cercano soluzioni dedicate e su misura, gente che non si accontenta di essere relegata ad un ruolo marginale. Ma quali sono le caratteristiche di coloro che appartengono a questa generazione? Chi sono i silver? Siamo forse alle prese con una nuova fase dell’invecchiamento?
Invecchiare non è mai stato così semplice. Scienza, tecnologia, aumentato benessere: tutto concorre a consentirci una vita più lunga e in salute. Ecco perché, ormai da qualche tempo, si parla sempre più di invecchiamento attivo e di un fenomeno – tutto da indagare – che prende il nome di Silverization. Ne abbiamo parlato con Gian Paolo Lazzer, responsabile dell’Osservatorio Future Business Model Strategy Innovation, Spin-Off dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che di recente ha analizzato il fenomeno.
In Europa, nel 2070, gli over 65 saranno il 51,2% del totale. Stiamo parlando di persone attive e che cercano soluzioni dedicate e su misura. Non si accontentano perché non accettano di essere relegate ad un ruolo marginale. Un mercato che, solo in Italia, vale 620 miliardi, con un trend di crescita su scala mondiale di 7.000 miliardi l’anno. Ci aiuta a capire esattamente quale cambiamento sia in atto?
I numeri sono impressionanti, possono essere letti in maniera opposta: da un lato in modo negativo perché la popolazione sta invecchiando, dall’altro come un’opportunità per vivere di più. Ma i numeri, come spesso accade, non ci parlano che della superficie delle cose e non dell’origine dei cambiamenti strutturali e su come questi hanno preso forma. Infatti, serve una chiave interpretativa diversa, più qualitativa. Se ci limitiamo al “quanto”, possiamo dire senza ombra di dubbio che è possibile vivere di più grazie al contributo della scienza medica, della tecnologia o, più in generale, grazie a stili di lavoro meno usuranti dal punto di vista fisico. Ma la cosa che ci deve interessare, e i silver lo stanno facendo, è vivere “meglio”. È questa la parte più importante della questione, non solo la quantità, siamo di fronte ad un cambiamento epocale perché è nata una nuova forma sociale, una nuova generazione che sta a metà tra la maturità e l’anzianità. Non è vero che rimaniamo giovani più a lungo, non è vero che invecchiamo dopo. Non siamo di fronte ad un fenomeno misurabile solo con i numeri. In realtà, si è aggiunta una nuova fascia di popolazione, un ramo nuovo all’albero della vita. Prima i silver non c’erano. I numeri ci dicono che qualcosa è cresciuto e, invece, qualcosa è nato quasi all’improvviso. I silver, questa è la cosa più interessante, non hanno esempi da seguire, sono dei pionieri. Chi vive questo momento è l’artefice di una nuova forma sociale. Come tutte le cose nuove è un momento conflittuale perché i silver non hanno un’identità chiara ma la stanno definendo.
Proviamo a definire i silver.
Quelli che possiamo definire silver, ma qualsiasi etichetta è ben accetta, sono una novità, mettono in atto comportamenti nuovi, comprano prodotti che prima non c’erano, per assurdo – come dicevo – non hanno un passato e quindi il mercato si è dovuto inventare prodotti e servizi nuovi. La questione economica è centrale. Possono accedere a questa nuova fase della vita se e solo se hanno entrate solide, parametrate ovviamente al Paese di appartenenza. Definire i silver in termini economici presuppone una capacità reddituale medio-alta. A differenza di altre generazioni, dove la “potenza” può stare nella forma fisica, nella capacità di apprendimento o altro ancora, i silver (quindi non tutti quelli che sono solamente in età per esserlo) possono permettersi dei servizi legati all’intrattenimento, alla cura della persona perché hanno un reddito che glielo consente. La cosa interessante che li contraddistingue non è solamente un reddito dovuto al risparmio o ad una rendita di fine carriera. I silver sono molto appetibili sul mercato sia come clienti ma anche come testimonial, influencer, advisor e così via. Silver è anche un lavoro.
Quali generi di opportunità nascono, per tutti i settori merceologici e di servizi, dal fatto che i senior sono sempre più numerosi e sempre più disposti a spendere?
La Silver Economy è un mercato fertile per chi vuole innovare. Non c’è storico, non ci sono falsi miti a cui ispirarsi. Direi che le aziende dovrebbero, qualsiasi prodotto o servizio offrano, provare a pensarlo in un ottica silver: i silver sono genitori, nonni, single, sportivi, appassionati; sono turisti e lettori, risparmiatori e investitori, i silver acquistano per altri, regalano. È difficile trovare un settore che non possa essergli vicino.
Secondo il The Future of Aging, il nuovo rapporto di Havas che ha interpellato 12mila persone in 28 Paesi, i silver hanno richieste contraddittorie: il 56% del campione intervistato pensa che le marche si concentrino troppo sui giovani, emarginandoli. Ma il 72% vuole che smettano di fare stereotipi in base all’età. Cosa ne pensa e in che direzione va il gusto dei senior?
È in formazione, qualsiasi proposta allo stato attuale rischia di cadere da una parte o dall’altra. Come dicevo, l’unica via possibile è la ricerca e aspettare che l’identità si assesti e si “normalizzi”. Un po’ come la percezione dei tatuaggi. A tal proposito, i silver si tatuano.
Stando sempre all’indagine The Future of Aging, per la metà degli intervistati la crisi (anche quella pandemica) ha acuito l’antagonismo fra anziani e giovani, anche se 8 su 10 pensano che le generazioni potrebbero imparare molto dal confronto reciproco. Qual è il suo giudizio? E una convergenza è possibile?
Una convergenza deve essere possibile e il terreno è quello della sostenibilità. Mi piacerebbe una Greta Tunberg silver, anche lei dovrebbe preoccuparsi del proprio futuro.
Anche i social provano a dialogare con le fasce più mature di pubblico. Sono sempre di più i cosiddetti “granfluencer” – anche detti “Instagrans” – ossia influencer over 60, peraltro molto seguiti da giovani e meno. Cosa possiamo aspettarci da silver e nuove tecnologie del futuro?
Sulle nuove tecnologie ci sarebbe molto su cui riflettere. L’effetto “aiutami ad impostare il cellulare” è pressoché finito, i silver non sono nativi digitali ma ben socializzati alla questione. Il fatto, forse, più che l’hardware riguarda il software, intendo su come ci si muove all’interno dei social per esempio. Sui rischi che si corrono e così via…
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