Nel 1998 l’Università di Bologna diede vita a Last Minute Market, una società spin-off che da più di vent’anni affianca le aziende della Grande Distribuzione Organizzata nel recupero delle eccedenze alimentari. Dall’attività di questa società bolognese è nato Waste Watcher, il primo Osservatorio nazionale sugli sprechi alimentari: uno strumento scientifico grazie al quale è possibile misurare gli sprechi nella filiera alimentare e nelle case degli italiani. Ed è in occasione della VII Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare, celebrata il 5 febbraio di ogni anno, che Waste Watcher ha diramato il Rapporto 2020 sulla situazione italiana che mette in luce come nel 2019 gli sprechi siano diminuiti del 25%. Un quadro positivo che, però, non azzera del tutto il reale dispendio alimentare degli italiani: le famiglie della penisola, infatti, getta quantità di cibo che si aggirano intorno ai 5€ a settimana. Tra gli alimenti che più spesso finiscono nel cestino dei rifiuti troviamo frutta, verdura e tuberi, seguiti da pane e cereali, da pesce e frutti di mare e, in ultimo, da carne e latticini.
Ma qual è l’identikit degli “spreconi”? Tendenzialmente si riscontra una certa propensione di spreco di cibo nei segmenti di età più giovane e nelle famiglie monocomponenti. Impossibile non notare la differenza generazionale nell’atteggiamento verso lo spreco alimentare: i cosiddetti millennial, infatti, sembrano i più “spreconi” rispetto agli over 65 che gettano quasi il 50% di cibo in meno. Una tendenza che si conferma anche in Regno Unito dove la ricerca Modern Life is Rubbish, condotta dalla catena di supermercati Sainsbury, ha esaminato i modelli di shopping e alimentazione di 5.000 persone e ha scoperto che circa il 17% degli intervistati tra i 18 e i 34 anni ammette di buttare via gli avanzi almeno tre volte a settimana. Anche per quanto riguarda la percezione del cibo sprecato gli over 55 sono più consapevoli. Secondo un’indagine svolta da SWG nel 2016 la consapevolezza sullo spreco alimentare cresce proporzionalmente all’età: il 49% degli over 55, infatti, sosteneva che la quantità di cibo quotidianamente buttato fosse grande, mentre il solo il 30% della fascia tra i 18 e i 34 anni ha dato la stessa risposta. Un risultato che sembra variare anche per regione rilevando che i cittadini del Nord Italia percepiscono in maniera maggiore gli sprechi alimentari, seguiti dalla popolazione del Centro. Meno allarmata sul tema, invece, la zona del Mezzogiorno.
In prima fila nella lotta agli sprechi c’è anche Too Good To Go, l’applicazione per smartphone con cui è possibile ordinare cibo a domicilio. Registrandosi, infatti, ci si trova davanti ad un elenco di ristoranti, supermercati, bar e negozi di alimentari con la possibilità di vedere la distanza dalla propria posizione. Ma la proposta di questo format danese nasconde qualcosa di più: ad un prezzo molto basso, infatti, è possibile acquistare una “Magic Box”, una scatola che contiene le pietanze e gli ingredienti invenduti dai punti vendita selezionati. Nato nel 2015, in pochi anni Too Good To Go ha conquistato 13 nazioni europee per un totale di oltre 14 milioni di utenti. In Italia è presente in vari capoluoghi come Milano, Roma, Torino, Firenze, Bologna, Genova e Verona. Come tante altre applicazioni dedicate al mondo della ristorazione, anche in questo caso è possibile rilasciare recensioni e leggere le opinioni degli altri utenti sul servizio offerto e, al contrario di quanto si possa credere, i pareri sono per la maggior parte positivi: le porzioni sono abbondanti, la qualità è alta e chi ha comprato una volta poi è tornato a farlo.
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