La ricerca italiana sulla malattia è all’avanguardia, capace di risultati di grande impatto per la comunità scientifica internazionale. È quanto emerge dall’analisi realizzata in occasione della Giornata mondiale sulla SLA, promossa il 21 giugno
La ricerca scientifica italiana che si occupa di SLA gode di ottima salute: i risultati raccolti dai nostri scienziati sono infatti significativi per tutta la comunità scientifica internazionale. Non solo: la ricerca è sempre più orientata alla clinica e quindi promettente per l’impatto sulle cure e sulla qualità della vita dei pazienti.
È quanto emerge dall’analisi realizzata da AriSLA, Fondazione italiana di ricerca sulla SLA Ente del Terzo Settore, sui progetti di ricerca sulla patologia ad oggi finanziati in occasione della Giornata mondiale sulla SLA, promossa il 21 giugno dalla Federazione internazionale delle associazioni dei pazienti.
Giornata mondiale sulla SLA: quali ricerche
AriSLA ha esaminato le pubblicazioni scientifiche relative agli studi finanziati dalla Fondazione: nel complesso 389, di cui il 70% ad alto impatto nell’area scientifica di riferimento. AriSLA ha inoltre messo a confronto le pubblicazioni di due quinquenni (2013-2017 e 2018-2022) per valutare l’orientamento della ricerca finanziata: non solo c’è una crescita in termini quantitativi negli ultimi 5 anni, ma anche un sempre maggiore impatto sulla ricerca clinica, anche di studi di ricerca di base o preclinica.
Particolarmente interessanti i risultati conseguiti dagli studi clinici che hanno riutilizzato farmaci già in uso: questo testimonia come anche il riposizionamento di molecole già testate possa generare innovazione e portare allo sviluppo di nuove sperimentazioni più efficaci e mirate per la SLA. Si attendono ora gli sviluppi degli ultimi progetti da poco avviati e selezionati con il Bando AriSLA 2023. Si tratta del primo bando frutto del nuovo piano strategico di AriSLA con una visione per la ricerca proiettata fino al 2025, che punta a supportare una ricerca con maggiore potenzialità di ricaduta sui pazienti.
“Il futuro è nella ricerca”
Anche quest’anno AriSLA ha voluto lanciare una campagna di sensibilizzazione sui propri profili social, con l’hashtag di #Ilfuturoènellaricerca. Essa coinvolge i coordinatori dei progetti recentemente finanziati dalla Fondazione, i quali hanno realizzato dei contributi video in cui spiegano cosa li abbia spinti ad occuparsi dello studio della SLA e quale sia l’obiettivo perseguito dal suo studio.
Quest’anno sono sei i video che saranno postati sui social, ogni giorno fino alla fine della settimana. Questi i ricercatori italiani che li hanno realizzati: Andrea Bandini della Scuola Superiore di Sant’Anna (Centro di Ricerca Interdisciplinare Health Science) di Pisa, Laura Calabresi del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli studi di Milano, Eleonora Dalla Bella della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, Sandra D’Alfonso del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università del Piemonte Orientale, Marcello Manfredi del Dipartimento di Medicina Traslazionale dell’Università del Piemonte Orientale (oggi è stato pubblicato il suo video, qui il post) e Nilo Riva della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano.
I progetti da poco avviati affrontano diversi aspetti che riguardano la malattia: alcuni puntano a identificare dei nuovi biomarcatori, fondamentali sia per la diagnosi della SLA che per comprendere la sua progressione nel tempo, altri andranno ad indagare le cause dell’esordio della SLA, uno in particolare si concentrerà su quelle genetiche, e due studi sono focalizzati sui meccanismi implicati nella SLA ad esordio bulbare, una forma di SLA che comporta problematiche relative al linguaggio e alla deglutizione.
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