L’industria del tabacco è fra i principali responsabili del cambiamento climatico. Una sola sigaretta ci costa quasi 4 litri di acqua. Serve un intero albero per farne 300. L’impatto ambientale e climatico del fumo è il tema scelto quest’anno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la Giornata Mondiale Senza Tabacco, in calendario per il 31 maggio.
Che il fumo provochi danni enormi alla nostra salute – e accentui situazioni patologiche come il Covid – è noto a tutti. Forse non tutti sanno, invece, che l’industria del tabacco è fra i principali responsabili del cambiamento climatico. Un motivo in più per smettere di fumare se non bastassero le gravi conseguenze sulla salute dei fumatori e di chi è esposto, suo malgrado, al tabagismo degli altri, primi fra tutti figli e nipoti.
Una “Giornata” senza tabacco per difendere la salute del Pianeta
Inquina l’ambiente e danneggia la salute di tutte le persone. Così il tabacco avvelena il nostro Pianeta. È questo il tema scelto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per celebrare la Giornata Mondiale Senza Tabacco che cade oggi, 31 maggio. Una ricorrenza introdotta nel 1988 per accendere i riflettori sulla “epidemia da tabacco” che sta mettendo in pericolo la salute globale e delle generazioni future. Anche se rappresenta un rischio evitabile.
L’industria del tabacco ha la potenza distruttiva delle armi nucleari
Il ciclo produttivo del tabacco, dalla coltivazione alla produzione, dalla distribuzione ai rifiuti da smaltire, provoca danni ingenti al clima e agli ecosistemi. L’OMS stima un’emissione di 14 grammi di CO2 per sigaretta. Un fumatore in media ne produce 5 tonnellate nella sua vita. All’anno, questa significa 84 megatoni di anidride carbonica emessa nell’atmosfera. L’OMS ha calcolato che si tratta delle stesse emissioni di 280mila razzi lanciati nello spazio. Il megatone misura generalmente l’energia sprigionata da un’esplosione, come quella nucleare. Un megatone, per intenderci, equivale all’esplosione di un milione di tonnellate di tritolo.
Sono 600 milioni gli alberi abbattuti per fare sigarette
Per la coltivazione del tabacco ogni anno vengono distrutti 3,5 milioni di ettari di terreno. Sono 600 milioni gli alberi sradicati per fare sigarette, uno ogni 300 sigarette prodotte. Dal 1970 ad oggi, un miliardo e mezzo di ettari di foreste (soprattutto tropicali) sono stati distrutti per la lavorazione del tabacco, contribuendo ad un incremento del gas serra del 20% all’anno. Così la deforestazione avanza inesorabilmente soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove si concentra il 90% di queste coltivazioni. Mentre i profitti della produzione industriale di tabacco sono realizzati da multinazionali che hanno sede nei paesi più ricchi.
L’industria del tabagismo ci è costata 22 miliardi di litri di acqua
Consuma la terra e consuma l’acqua. Una sola sigaretta chiede 3,7 litri di acqua per il suo ciclo produttivo, con il risultato che si è arrivati a consumarne 22 miliardi di litri per alimentare l’industria del tabagismo. Un tabagista medio, smettendo di fumare, potrebbe risparmiare fino a 74 litri di acqua al giorno.
Ma c’è di più, purtroppo. I filtri delle sigarette sono fra le sostanze più tossiche ritrovate nelle acque. Impiegano 10 anni per decomporsi, dando tempo alla nicotina e alle altre sostanze chimiche utilizzate nella produzione dei prodotti del tabacco di diffondersi negli ecosistemi. Uno studio dell’EPA (Environmental Protection Agency) ha dimostrato che se i filtri restano in acqua per 96 ore, circa la metà dei pesci presenti nelle stesse acque muore.
Il fumo, un amplificatore di povertà
L’uso del tabacco contribuisce inoltre alla povertà. Questo innanzitutto perché fumare è costoso e dunque sottrae risorse ad altri consumi basilari come quello di cibo, soprattutto nei paesi meno ricchi dove si concentra l’80% dei fumatori. Ma anche perché la cura dei danni alla salute e della mortalità precoce provocati dal tabagismo incidono sui costi dei sistemi sanitari nazionali. Nei paesi più poveri, in particolare, i contadini e i bambini, spesso impiegati come manodopera nella coltivazioni del tabacco, sviluppano diverse patologie. Fra queste, la “malattia del tabacco verde” dovuta alla nicotina assorbita attraverso il contatto della pelle con le foglie della pianta di tabacco.
Dunque, tutti i potenziali benefici economici della coltivazione del tabacco – evidenziano gli studi dell’OMS – sono annullati da insicurezza alimentare, frequenti debiti degli agricoltori coinvolti, malattie e povertà tra i lavoratori agricoli e danni ambientali diffusi nei paesi a basso e medio reddito. In questo contesto, i tentativi delle industrie del tabacco di rendere sostenibili le produzioni sono spesso solo “ecologismo di facciata” (il cosiddetto “greenwashing“) a causa dell’assenza di dati oggettivi e di norme coerenti a livello locale ed internazionale.
Ogni anno nel mondo 8 milioni di persone muoiono di fumo
Quest’anno l’OMS ha voluto attirare l’attenzione sugli enormi danni all’ambiente provocati dall’industria che produce il tabacco. Ma restano enormi anche le conseguenze “dirette” della dipendenza da sigarette, tradizionali ed elettroniche, pipe e altri prodotti del tabacco.
Nonostante norme e campagne di sensibilizzazione, secondo i dati OMS nel mondo, il tabagismo uccide ancora più di 8 milioni di persone ogni anno. Più di 7 milioni di morti avvengono fra i fumatori, mentre circa 1,2 milioni sono le persone che muoiono in conseguenza dell’esposizione al fumo passivo. Nel mondo 1,3 miliardi di persone fumano tabacco, l’80% delle quali, come abbiamo anticipato, vivono nei paesi a medio o basso reddito.
Quasi la metà dei bambini respira regolarmente aria inquinata dal fumo nei luoghi pubblici; circa 65mila di loro muoiono ogni anno per malattie imputabili al fumo passivo. Nelle donne in gravidanza il fumo passivo aumenta il rischio di complicazioni e nei neonati può causare la sindrome della morte in culla (SIDS).
In Europa 700mila decessi prematuri causati dal consumo di tabacco
In Europa il consumo di tabacco è la principale causa di morte prematura. Secondo le stime della Commissione Europea, il fumo provoca circa 700mila decessi all’anno. In media, circa il 50% dei tabagisti muore precocemente. Senza fumo, queste persone avrebbero avuto una vita più lunga di almeno 14 anni. Nonostante ciò, la dipendenza dal fumo è radicata ancora nel 26% della popolazione e nel 29% dei giovani di età fra i 15 e i 24 anni.
In Italia quasi 10 milioni di tabagisti
Veniamo all’Italia. L’Istat ha rilevato che nel 2021 ancora il 19% della popolazione di 14 anni e più dichiara di essere fumatore. Si tratta di 9 milioni e 958 mila persone. Il 24% degli italiani dichiara invece di aver fumato in passato.
Più di 93mila persone muoiono ogni giorno nel nostro Paese per le conseguenze del fumo. Secondo i dati della Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, il tumore del polmone, di cui il fumo della sigaretta è il principale fattore di rischio, è una delle prime cause di morte nei Paesi industrializzati, Italia compresa. In particolare, nel nostro Paese, il cancro ai polmoni è la prima causa di morte per tumore negli uomini e la seconda nelle donne, con quasi 34.000 morti in un anno.
Il rischio relativo dei fumatori di ammalarsi di tumore al polmone aumenta di circa 14 volte rispetto ai non fumatori e addirittura fino a 20 volte se si fumano più di 20 sigarette al giorno.
Come fermare l’epidemia da tabacco
Il tabacco – sottolinea dunque l’OMS – avvelena acqua, terra, spiagge e città con sostanze chimiche, incluse microplastiche e rifiuti delle sigarette elettroniche. Dunque, non facciamoci “affascinare” dal tentativo dell’industria del tabacco di mascherare l’inquinamento con iniziative di sostenibilità o con standard ambientali che nessuno controlla. Occorre invece che le imprese che lavorano il tabacco siano responsabili dei disastri ambientali che provocano e ne paghino il costo, ad esempio attraverso norme di controllo più stringenti e una tassa specifica sull’inquinamento prodotto. Secondo l’OMS, inoltre, i governi dovrebbero supportare i contadini che coltivano tabacco nel convertire le proprie coltivazioni o quantomeno ridurre l’impatto ambientale delle piantagioni e della lavorazione del tabacco.
Inoltre, ogni fumatore può fare la propria parte.
Smettere di fumare per salvare il nostro Pianeta
Ogni sigaretta fumata è uno spreco di preziose risorse da cui dipende la nostra sopravvivenza. Per questo, secondo l’OMS, smettere di fumare significa salvaguardare la nostra salute e quella dell’intero Pianeta.
Una vita senza tabacco è un’impresa impossibile? Niente affatto. A tale scopo, l’Istituto Superiore della Sanità ha lanciato il portale “smettodifumare” per offrire informazioni, sostegno concreto e strategie utili per abbandonare questa cattiva e pericolosa dipendenza. Molti studi, infatti, dimostrano che senza un sostegno solo il 4% dei tentativi di smettere di fumare avrà successo.
Sulla piattaforma sono disponibili anche i contatti dei Centri antifumo, ambulatori che offrono percorsi per smettere di fumare, e il numero del Telefono Verde contro il Fumo 800 554 088, anonimo e gratuito.
(Foto di copertina: www.who.int/campaigns/world-no-tobacco-day/2022/campaign-materials).
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