La Giornata mondiale dell’osteoporosi mette in luce i fattori di rischio e i nuovi strumenti di prevenzione della malattia.
Il 20 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell’osteoporosi, una patologia insidiosa, che “consuma” le ossa silenziosamente ma al punto tale che un leggero trauma o una piccola caduta sono sufficienti a causare dolorose fratture. In genere, infatti, l’osteoporosi decorre asintomatica per anni e, se non ricercata attraverso esami specifici, viene spesso diagnosticata solo in occasione di una frattura o, casualmente, attraverso radiografie prescritte per altre cause. Anche se la malattia agisce in modo invisibile, oggi la ricerca mette in campo misure preventive, in grado di contrastare efficacemente le cosiddette “fratture da fragilità”.
Qualche numero in Italia
L’osteoporosi in Italia riguarda circa 5 milioni di persone, l’80% delle quali donne in menopausa, con una prevalenza che aumenta con l’età e il sesso. Secondo l’indagine Istat, nel 2022 la patologia colpisce in particolare le donne over 55 (il 13% contro l’1,5% dei coetanei maschi), fino a raggiungere il 32,2% (il 45,3% delle femmine e il 10,5% dei maschi) oltre i 74 anni. Il problema tuttavia è globale e destinato ad aumentare con l’incremento dell’età della popolazione. Anche l’Oms ha più volte richiamato l’attenzione sull’osteoporosi e sulle fratture da fragilità, oltre a minare l’autonomia del paziente, comportano elevati costi sanitari e sociali.
Le campagne e i nuovi modelli di prevenzione
In vista della Giornata Mondiale dell’Osteoporosi, l’International Osteoporosis Foundation lancia il progetto “Capture the Fracture”, per sensibilizzare la società su una malattia sottodiagnosticata (le diagnosi in Italia non superano il 20% dei casi effettivi). L’iniziativa evidenzia la diffusiosteoporsone di nuovi modelli ospedalieri (detti Fls) dove un team multidisciplinare individua le fratture “sospette”, suggerendo i percorsi di guarigione e le terapie future per tenere sotto controllo l’osteoporosi. Nell’elenco dei centri figurano strutture all’avanguardia anche in Italia – a Cagliari, Roma, Milano, Palermo e Lucca -, tra cui l’Azienda Ospedaliera della Seconda Università di Napoli Luigi Vanvitelli. Da segnalare sul territorio nazionale l’iniziativa Ospedale Aperto, per un controllo ambulatoriale gratuito.
L’importanza delle sane abitudini
L’osteoporosi non è legata solo all’età. Tra i principali fattori di rischio ci sono la sedentarietà, l’alimentazione povera di calcio e ricca di sale, il consumo eccessivo di alcol, fumo e caffeina, l’eccesso di peso (o l’eccessiva magrezza). Tutte condizioni sulle quali è possibile intervenire con un corretto stile di vita. Per evitare l’insorgere della malattia è importante agire presto, sappiamo infatti che il picco di massa ossea si raggiunge intorno ai 20-25 anni di età. Da questo momento infatti, fino alla menopausa nella donna e ai 65-70 anni nell’uomo, i processi di rimodellamento dell’osso rimangono in equilibrio. Vale ricordare che sebbene circa il 60-80% del picco di massa ossea dipenda dalla genetica, il movimento e un’alimentazione sana da giovani aiutano a massimizzare il potenziale genetico.
Fattore età da tenere sotto controllo
Gli effetti della malattia sono pesanti sia sull’autonomia della persona che sul servizio sanitario nazionale, con costi che superano annualmente i 10 miliardi di euro. È dunque importante non sottovalutare alcune cause che, oltre l’età avanzata e l’eredità familiare, comprendono un calo nell’altezza, un basso indice nella massa corporea e patologie quali l’artrite reumatoide. Il consiglio degli specialisti alle donne in post menopausa e agli uomini over 65 è di sottoporsi ad una Moc (l’esame radiologico per misurare la densità minerale ossea nello scheletro). L’osteoporosi presa in tempo si può curare, lo dimostrano gli studi sulle cure farmacologiche, in grado di ridurre le fratture all’anca fino al 40%.
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