Il 3 giugno si celebra la Giornata mondiale della bicicletta. Una ricorrenza relativamente giovane: questa giornata è stata istituita infatti dalle Nazioni Unite nel 2018 e, complice anche la particolare fase storica che stiamo vivendo, nel 2021 questa celebrazione assume un sapore particolare.
Anche a causa del perdurare della pandemia, infatti, la bici è protagonista di una nuova fase, una fase di rinascita, con un exploit di vendite e un impegno bipartisan della politica nell’agevolare questo nuovo modo di mobilità. Tanti comuni e città, infatti, stanno investendo in piste ciclabili, nei servizi di bike sharing per promuoverne l’uso anche nel tragitto casa-lavoro.
Sono tanti i vantaggi derivati dal quotidiano utilizzo di questo mezzo di trasporto: viene garantito il distanziamento sociale, si riduce il traffico, migliora la qualità dell’aria nelle città, solo per elencarne alcuni.
Una bici a prova di età
Quando vogliamo parlare di un’abilità che abbiamo imparato tanto tempo fa e che, nonostante la mancanza di pratica non abbiamo mai dimenticato, di solito diciamo: “È come andare in bicicletta”.
Non è un caso. Pedalare è bello e non ha una data di scadenza, anzi. È una sana abitudine da mantenere anche nella vecchiaia: fa bene al corpo, alla mente e al cuore. Aiuta a mantenere l’autonomia, è un piacevole passatempo, un mezzo di trasporto sostenibile e utile. E poi aiuta anche la salute. E se fossero proprio le due ruote il segreto dell’eterna giovinezza?
L’elisir delle due ruote
Uno studio del 2014, in effetti, ha studiato i comportamenti di due gruppi di 13 persone poste a un regime di allenamento. Un gruppo era di ragazzi di 24 anni, l’altro di 60enni.
I due gruppi si sono allenati per otto settimane con un programma di allenamento in bici di tipo aerobico. Li hanno valutati sulla base di questi tre parametri: gittata cardiaca massima, massimo consumo di ossigeno, massima potenza espressa sui pedali.
Al termine del periodo di training, entrambe le squadre presentavano miglioramenti a livello di tutti e tre i parametri: valori simili per quanti riguarda le capacità cardiovascolari, diversi invece per quanto riguarda la potenza.
I risultati di questo esperimento hanno fatto emergere che la plasticità cardiovascolare è la prima responsabile della riduzione della prestazione nel ciclismo per atleti non più giovanissimi. Allo stesso tempo, però, è emerso come, a fronte di un allenamento dedicato, possano evidenziarsi dei miglioramenti funzionali.
© Riproduzione riservata