Un gesto che diamo per scontato. Ma la pandemia da Covid-19 ne ha esaltato il valore. Lavarsi le mani è fondamentale per evitare la maggior parte delle infezioni trasmissibili. Da quelle che consideriamo banali a quelle letali.
Ne parliamo con Massimo Spattini, medico plurispecializzato, esperto di stili di vita nella prevenzione e cura delle malattie croniche, che promuove anche attraverso il suo sito. Lo abbiamo voluto incontrare in occasione della giornata mondiale del lavaggio delle mani che, istituita nel 2005 dall’Oms, ricorre ogni anno il 5 maggio.
Le parole dell’esperto
«Mai come oggi si pone l’accento sulle corrette abitudini igieniche elementari, ma fondamentali», dice il dottor Spattini, autore del volume “La dieta Antivus” (Edizioni LSWR). «Ne è un esempio il lavaggio delle mani prima e dopo aver toccato qualcosa (o qualcuno), dopo essersi recati al bagno e sicuramente a seguito di un accesso in ambienti ospedalieri».
E continua: «Non si tratta di una banale buona abitudine, dato che le mani sono frequentemente a contatto con naso, occhi ed anche genitali. Senza dimenticare la bocca attraverso ciò che ingeriamo. Il nostro microbiota è sostanzialmente influenzato da ciò che entra attraverso queste porte d’accesso e sappiamo come questo microcosmo individuale di microorganismi sia intimamente legato al corretto funzionamento del nostro sistema immunitario».
«Fin da piccoli siamo portati ad esplorare il mondo – ci spiega – portandoci le mani alla bocca. Un gesto che vuole “ingerire” ogni informazione che ci circonda (odori, sapori, rumori e colori ci attraggono fin dalla nascita) e questo è importante per istruire il nostro sistema immunitario su ciò che è buono e ciò che ci è ostile, lasciando una “memoria” nel tempo affinché le nostre cellule reagiscano con una corretta risposta immunitaria. Se da un lato l’igiene rappresenta una fondamentale barriera nella difesa dalle aggressioni dei microbi in grado di causare malattie, è altrettanto vero che una eccessiva igiene può avere un effetto negativo, alterando la popolazione di microbi “amici” che esplicano una azione probiotica, collaborando contro i microorganismi “nemici”».
Qual è quindi il corretto grado di pulizia e igiene da seguire?
«L’equilibrio è, come sempre, la giusta via. Non è necessario, anzi può essere negativo, lavarsi le mani col sapone ogni 10 minuti o usare l’alcool o gel disinfettanti costantemente, perché si può alterare il sottile film lipidico epidermico che ha anche una funzione “barriera” dalle aggressioni esterne. Senza dimenticare che può portare a comportamenti ossessivo-compulsivi e stati d’ansia».
Per una pulizia accurata è sufficiente il lavaggio delle mani tradizionale con acqua e sapone?
«Sicuramente, ove possibile, l’utilizzo di acqua e sapone è più che sufficiente, avendo tuttavia l’accortezza di adottare alcuni passaggi. Si parte con il bagnare le mani, si applica poi il sapone, strofinando palmo con palmo. Si prosegue con l’insaponare il dorso, le dita e le nocche contro il palmo opposto. Non si devono dimenticare i pollici, le unghie e i polpastrelli. Dopo di che, si sciacqua il sapone, ci si asciuga le mani con una salvietta usa e getta che può essere utilizzata anche per chiudere il rubinetto».
Infine, quando è consigliato l’uso delle soluzioni disinfettanti?
«Possiamo riservare l’utilizzo di presidi medico-chirurgici, come le soluzioni disinfettanti, unicamente ai casi in cui non ci sia accesso ad acqua e sapone oppure se siamo a contatto con una persona malata. Ad ogni modo si suggerisce di applicare, almeno alla sera, una crema mani riparatrice ed emolliente per preservare l’integrità cutanea».
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