Il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria. In Italia, e nel resto del mondo, si svolgono iniziative, eventi e concerti per non dimenticare il genocidio di milioni di uomini, donne e bambini ebrei per mano nazista. Liliana Segre: «Tutto il mondo deve dire ‘mai più’»
Istituita nel 2005 per volontà dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la Giornata della Memoria viene celebrata in tutto il mondo il 27 gennaio. La data ricorda quel giorno del 1945 quando le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. L’occasione celebra il ricordo della Shoah e dello sterminio di 6 milioni di ebrei. In Italia, le celebrazioni per il 27 gennaio sono state ufficializzate dalla legge del luglio del 2000: “Istituzione del ‘Giorno della Memoria’ in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”.
La Giornata della Memoria
Tante le iniziative che oggi, in Italia e nel resto del mondo, ricordano l’orrore dei lager nazisti, le storie di chi riuscì a sopravvivere e l’importanza di “non dimenticare”. Una missione a cui nessuno deve sottrarsi perché quella pagina così triste della storia mondiale non si ripeta. E il racconto dei testimoni, i sopravvissuti, rappresenta una parte importante della narrazione. Nei giorni scorsi, la senatrice a vita, sopravvissuta ai campi di concentramento, Liliana Segre ha detto: «C’è una pietra d’inciampo anche per un neonato deportato il giorno dopo la nascita. Davanti al bambino innocente, tutto il mondo si deve inchinare. E dire: ‘mai più!’».
Le iniziative per non dimenticare
Non solo il 27 gennaio. Nelle città italiane sono numerosi i simboli che ricordano il genocidio nazista. Tra questi, sicuramente figurano le pietre di inciampo. In Europa se ne contano circa 70mila. È un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. Una mattonella di ottone, posizionata davanti casa degli ebrei deportati che ne ricorda il nome, l’anno di nascita, quello della deportazione e poi della morte.
Il respiro di Shlomo
Anche le scuole fanno la loro parte. Migliaia gli studenti che partecipano a iniziative dedicate alla Shoah, a incontri con sopravvissuti. È il caso dell’appuntamento organizzato da Fondazione Museo della Shoah che – già a partire dai giorni scorsi – ha promosso occasioni di ascolto e di contatto vero con i testimoni di quegli anni. “Il respiro di Shlomo”, ebreo deportato e sopravvissuto, proiettato davanti a migliaia di giovani, racconta l’orrore dei campi con la voce di Shlomo Venezia, scomparso dieci anni fa. In una recente intervista rilasciata al nostro giornale, Mario Venezia, suo figlio, ha ricordato l’importanza di ‘non dimenticare’.
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