“Gioco d’azzardo e alcol in età anziana: pensieri ed esperienze degli assistenti sociali lombardi”, è il titolo del Report realizzato dall’Ordine degli assistenti sociali della Lombardia. Più di 2000 professionisti hanno portato alla luce le drammatiche proporzioni di un fenomeno sottostimato.
La correlazione tra anziani, gioco d’azzardo e alcol è un tema raramente approfondito. Il consumo di alcolici, vino in particolare, è parte integrante della nostra cultura e solo di recente se ne sono evidenziati gli eventuali impatti negativi sulla salute. L’azzardo invece solo ultimamente è stato sdoganato come un fenomeno di massa: si parla di un giro di affari tra 80 e 90 miliardi l’anno. Per le persone più fragili, isolate e vulnerabili il rischio di sfociare nella dipendenza è quanto mai alto, data anche l’estrema facilità di accedere a entrambi questi tipi di consumo. Come documenta il Report degli assistenti sociali lombardi, molti anziani rientrano tra loro.
Un gigantesco volume d’affari
Il gioco d’azzardo si colloca fra le prime industrie italiane, accanto al settore manifatturiero e dell’energia. Nel panorama mondiale l’Italia risulta ai primi posti per il Gratta e Vinci e ha un numero sproporzionato di slot, persino maggiore del Nevada (lo Stato di Las Vegas, per capirsi). Inoltre la maggioranza degli italiani non considera come giochi d’azzardo proprio quelli più diffusi, visti in genere come innocui: Lotto, Enalotto e, appunto, Gratta e Vinci. Nel 2019 gli italiani hanno speso 111 miliardi di euro nei giochi d’azzardo e le regioni in cui si spende di più sono Lombardia, Campania, Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna. Sull’altro fronte, invece, i dati Istat parlano di una produzione annuale di alcol che nel 2020 ha raggiunto i 13,1 miliardi di euro. Cifre di tutto “rispetto”.
I dati ministeriali: allarme dipendenze
Dai dati governativi presentati a marzo, nel corso della Conferenza nazionale sull’alcol (la prima dopo 14 anni), risulta che oltre 800mila under 18 sono a rischio dipendenza. L’allarme riguarda anche 2,6 milioni di over 65, ma questi ultimi rischiano di essere più invisibili. I comportamenti dei giovani sono infatti generalmente estremi e trovano ampio spazio sui media. Il consumo di alcol da parte degli anziani avviene invece in casa, magari raddoppiando il bicchiere di vino al pasto. E un Gratta e Vinci non fa rumore.
L’identikit del bevitore e del giocatore tardivo
Giocare e bere sono comportamenti che godono di un’ampia accettazione sociale e sono vissuti come normali, non stupisce pertanto che sfocino nella patologia col passare degli anni. Il Report sottolinea che si comincia a bere e a giocare in tarda età per eventi luttuosi, malattie, mancanza di strumenti idonei a elaborare le perdite (vedovanza, pensionamento). O per noia, per il bisogno di riempire ore di solitudine, per la mancanza di situazioni di aggregazione e socializzazione. Ma anche, tristemente, per l’illusoria aspettativa di “guadagnare” denaro facile. Magari per aiutare figli e nipoti.
I rischi di un grave impoverimento
L’anziano dipendente dall’azzardo rischia non solo un impoverimento economico e relazionale, ma anche l’insorgere di gravi problemi legali e finanziari per un eventuale indebitamento. Tanto che alcuni finiscono così nella rete dell’usura. Un consumo patologico di alcol, dal canto suo, comporta gravi danni alla salute. Sono coinvolti cervello, sistema immunitario, disturbi del sonno. È nota la correlazione con l’insorgere delle demenze e il decadimento cognitivo. Al quadro si aggiunge uno stato di depressione, ansia e isolamento sociale, e un’influenza negativa sui rapporti familiari e di coppia.
Una prevenzione proattiva
Per prevenire l’innesco delle dipendenze è necessario intercettare i segnali di malessere o di disagio da parte dei familiari, degli assistenti sociali e in generale, di chiunque entri in contatto con le persone anziane. Bisogna investire molto sulle relazioni. Rinforzare le reti sociali in una logica di prossimità territoriale (vicinato, parrocchia). Sostenere i contesti aggregativi sani (centri per anziani, università della terza età), promuovere iniziative culturali (gruppi di cammino, visite a musei). Ma è anche importante costruire “alleanze” con gli assistenti domiciliari, che possono segnalare troppe bottiglie vuote e la sparizione di oggetti di valore.
Cambiare lo sguardo
Andrebbero riviste le policy pubbliche: le campagne di prevenzione ad oggi sono per lo più rivolte ai giovani. Nei messaggi pubblicitari si sottolinea in modo ambiguo la responsabilità del singolo (“bevi responsabilmente”, “gioca il giusto”), invitando contemporaneamente le persone a bere e giocare. Quando qualche anno fa si sono aperte le sale Bingo, si volle pubblicizzare l’iniziativa come il lancio del gioco d’azzardo per rimettere in moto l’occupazione attraverso migliaia di nuovi assunzioni. Poi, di fatto, il numero delle assunzioni nel tempo è andato sensibilmente diminuendo. Ma è rimasta la legittimazione ad un comportamento che, portato agli estremi, produce conseguenze drammatiche che non possono più essere ignorate.
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