Chi gioca a scacchi corre meno rischi di sviluppare una demenza, grazie al potere dell’allenamento cognitivo insito nel gioco. La pratica costante aumenta la concentrazione, la responsabilità, l’autocontrollo, la memoria e la coordinazione. Tanto da essere considerata una vera a propria palestra per la mente e da essere stata inserita nella didattica come materia scolastica. Lo si fa in paesi come la Francia, la Germania e il Regno Unito, dove è anche applicata alla riabilitazione neuro-cognitiva.
Giochi da tavolo e cervello: lo studio dell’Università di Edimburgo
Uno studio dell’Università di Edimburgo, ad esempio, ha analizzato le funzioni cognitive di persone che giocano a scacchi. Così come a bingo o altri giochi da tavolo. I ricercatori hanno scoperto una probabilità maggiore di mantenere le proprie capacità di pensiero.
I partecipanti – circa un migliaio di persone fra i 70 i 79 anni- hanno riferito con quale frequenza avessero preso parte a queste attività. La prima fase dello studio consisteva nell’analisi del cambiamento cognitivo intercorso fra gli 11 e i 70 anni nella vita degli intervistati, che hanno fornito una serie di dati storici e sanitari, oltre a svolgere dei test cognitivi. La seconda ha indagato i cambiamenti cognitivi che intercorrono fra i 70 e i 79 anni e gli eventuali collegamenti fra la capacità di pensiero e una maggiore o minore frequenza di gioco a carte, scacchi, bingo e cruciverba.
I dati più evidenti hanno riguardato la funzione della memoria e la velocità di elaborazione delle informazioni. Per questo gli studiosi hanno concluso che questi nuovi elementi di ricerca potrebbero aiutare a stabilire quali tipi di attività possano giovare alle nostre capacità cognitive.
Le scoperte italiane del Brain Care
Anche in Italia il Brain Care, centro che si occupa di potenziamento cognitivo nelle persone con disabilità, ha cominciato già da qualche anno a occuparsi del legame tra giochi da tavolo. e cervello Gli scacchi, in particolare, sembrerebbero stimolatori di processi come il “problem solving”, che si basa sull’attivazione rapida e consapevole della memoria a lungo termine. Una pubblicazione del 2019 ha addirittura evidenziato una connessione fra scacchi e prevenzione della demenza nella popolazione non diagnosticata.
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