Raimondina Giannotti. Pensionata, ex maestra elementare e assistente sociale. Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta. Vive a Lucca.
Lucca 14.03.2020
Mio caro Giulio,
ho atteso con ansia vostre notizie, da quando vi siete trasferiti a Milano, non vi siete fatti più vivi. Oggi finalmente ho trovato una lettera nella buchetta della posta, non puoi immaginare la felicità che ho provato, quando l’ho aperta e ho visto che a scrivermi eri tu! Di solito voi giovani comunicate con il cellulare con messaggini, oppure su Facebook o Instagram, con videochiamate: «E’ molto più veloce così!», mi dicevi. Tante volte quando potevi venire a trovarmi, ti ripetevo, forse annoiandoti: «Sempre con quel telefonino in mano!».
Lo sai Giulio sono nata a Roma, a i miei tempi il cellulare non esisteva, in casa il telefono era al muro, si potevano fare solo telefonate utili, senza dilungarsi in chiacchiere. La mia mamma quando telefonavo, mi faceva strani gesti per dirmi di chiudere, perché poi arrivava la bolletta salata.
Ti voglio raccontare, non l’ho mai fatto, che quando avevo la tua età, finita la scuola, andavo con i genitori, mia sorella e mio fratello in villeggiatura a casa della mia nonna in un paesino della Garfagnana: Ceserana nel comune di Fosciandora. Partivamo sempre nel mese di Agosto, con il treno da Roma Termini. Ci alzavamo all’alba. Il viaggio era abbastanza lungo, circa 5/6 ore. Arrivati a Pisa si cambiava treno per Lucca, a Lucca si prendeva il vecchio treno per la Garfagnana, con i sedili in legno. Nel suo tragitto ansimava, fischiava, sbuffava, tirava fuori un fumo denso, l’odore entrava anche nello scompartimento. Si fermava a tutte le piccole stazioni. Arrivati alla stazione di Fosciandora, per raggiungere il paese di Ceserana dovevamo fare circa 2 km di mulattiera, tutta in salita. Per non sentire troppo la dura salita, ogni tanto noi ragazzi ci fermavamo a cogliere le more. La nonna era felice di rivederci.
La casa della nonna era molto diversa da quella di Roma, i pavimenti erano di tavole di legno, non c’era l’acqua in casa, bisognava andare a prenderla alla fontana, si riempivano le secchie e per bere si prendeva con la ramaiola, per lavarci c’era il famoso lavabo e non ci crederai, il bagno lo facevo in una tinozza. Non ti ho mai raccontato, che i primi anni della mia infanzia li ho trascorsi a Ceserana, in tempo di guerra, con la mamma e la sorella, il papà era stato richiamato. Eravamo sfollati lì da Roma. Pensavamo di essere più sicure in paese, invece a Fosciandora c’era il fronte di guerra, ricordo ancora il sibilo delle cannonate. Ero piccola, per me era un gioco quando la mamma ci diceva “Presto correte al rifugio”, lì incontravo i miei amichetti e trovavamo sempre il modo di giocare. C’è ancora il rifugio a ricordo di quel periodo. Lo sai Giulio come vado volentieri a trascorrere i mesi estivi in questo piccolo paese a cui sono molto affezionata! Ora Ceserana si raggiunge molto facilmente da Lucca con la macchina. E’ un bel paese, con la sua piazzetta, la chiesa dedicata a San Andrea, con il vecchio campanile, e l’antica Rocca del XII secolo che dominano il Borgo. La casa ora è diversa da quella dove andavo nel periodo delle vacanze, è stata ristrutturata dai miei genitori alla morte della nonna. Anche il paese si è evoluto, nelle case ora, oltre il camino, ci sono i termosifoni. Non è più necessario il “prete” per scaldare il letto. Non ci sono solo viottoli, ma anche strade asfaltate .Gli abitanti hanno la macchina, così possono spostarsi più velocemente. A volte penso “Ma se ci fosse la nonna ,ora , cosa direbbe!”. Tu non ci sei mai voluto venire hai sempre preferito il mare.
Quando andavo in vacanza, per rimanere in contatto con gli amici a Roma, scrivevo lunghe lettere, era per me l’unico mezzo per comunicare. L’ho conservate alcune lettere di quel tempo ed ora, in questo periodo di pandemia le ho rilette con piacere, ricordando anche le persone che le avevano scritte; per questo, dopo poco che siete partiti, ho deciso di riprovare a scrivervi una lettera. Alle mie amiche a Roma, nelle lettere raccontavo che mi divertivo molto con gli amici, facevo scampagnate e che andavo anche a rubare la frutta nei campi, era molto divertente, a volte ci scopriva il padrone, allora fuggi fuggi generale! Raccontavo anche della scampagnata fatta alle Prade garfagnine, con un gruppo di amici, a piedi. Partivamo la mattina presto. Si arrivava dopo circa 2 o 3 ore di cammino, attraverso le selve, stremati ma felici! Si presentava ai nostri occhi uno scenario bellissimo: una distesa di prati verdi, dove i contadini portano all’alpeggio le mucche, i contadini ci davano la ricotta fresca e la polenta di neccio. Poi scivoloni sui prati in discesa sempre in coppia, con delle tavolette di legno trovate sul posto. Quanti capitomboli nei prati! Ora alle Prade, la prima domenica d’Agosto, c’è “La festa dei pastori” ci si arriva con la macchina, così almeno una volta all’anno, c’è sempre un grande traffico a Ceserana. Io non ci sono più andata perché era bello andarci a piedi.
Leggo che vi siete sistemati bene e papà è contento della nuova sede. Alla mamma sarà dispiaciuto lasciare il lavoro, ma sono sicura che a Milano ne troverà uno nuovo. Anche tu sentirai la mancanza dei tuoi amici, degli insegnanti, ma sei un ragazzo molto socievole, farai presto nuove amicizie: mi raccomando, non abbandonare la chitarra, la musica ti aiuterà molto a superare questo periodo.
Mi mancate, mi manca la vostra presenza, i tuoi abbracci e le carezze che ti facevo, speriamo di ritrovarci a Natale; io l’Albero e il Presepe li farò anche se sarò sola, se purtroppo succederà manderò una foto. Per fortuna c’è Laika, credo che anche lei abbia avvertito la vostra assenza: ricordi le feste che ti faceva quando venivi a trovarmi? Bastava le dicessi: «Ora viene Giulio» lei capiva e voleva andare fuori ad aspettarti, abbaiava felice e mi avvisava che eri arrivato. Ora, sai, è cardiopatica.
Purtroppo vi siete trasferiti a Milano in un brutto momento. Il “coronavirus”, se ne parla tanto in Tv, si propaga velocemente in tutto il mondo. Tranquillizza la mamma, sto in casa, seguo le regole che immagino dovete seguire anche voi. La solitudine però si fa sentire. Quando mi prende un po’ di tristezza apro l’album delle foto e passo il tempo a ricordare. Ogni foto è importante per me, anche a te piaceva guardarle. Una volta si usava molto la macchina fotografica, anche la cinepresa. Ricordi i filmini che ti faceva vedere il nonno? Eri tu sempre il protagonista. Quando poi ti faceva vedere i filmini di me e del nonno, allora si che ridevi divertito: «Nonno che buffi calzoni che avevi! E tu nonna con quella strana gonna e quel cappellino?». Ti piaceva vedere i filmini, era un momento bello, tutti insieme, quante risate facevamo nel rivederci sullo schermo. Ora è molto più semplice: basta un clic sul cellulare e si fanno foto, filmini e puoi mandarli a chi vuoi in un attimo, se non ti piacciono li cancelli. A volte allora penso: «Ma i giovani cosa faranno vedere ai loro figli se anche loro avranno già tutto sul telefono?».
«Nonna, non pensare troppo al futuro, pensa al presente!», sono sicura che mi risponderesti così adesso. Forse hai ragione, ma le persone come me di una certa età spesso ci pensano al futuro e anche al passato: casco sempre nei ricordi!
Sai, non mi limito a guardare solo le foto: sono diventata giardiniere e anche imbianchino. Taglio l’erba con una macchinetta che ho comprato; curo le piante che mi danno molte soddisfazioni. Per impiegare il tempo, in questo periodo di pandemia ho anche imbiancato il sottoscala all’esterno; scartavetrato finestre e verniciate; lavato tutte le tende, forse la mamma quando glielo dirai non ci crederà. Il lavoro manuale mi aiuta a non pensare, mi fa star bene. Leggo, faccio le parole crociate, ginnastica e un laboratorio teatrale a distanza; come vedi sono diventata brava anche con l’uso del cellulare, computer e tablet, dillo alla mamma, diceva che non sarei stata capace ad usarli; tu però mi difendevi sempre ed eri pronto ad aiutarmi.
Per fortuna ho il giradischi e un po’ di dischi anni 50/60 che adoro ascoltare. Sono i dischi che quando avevo la tua età portavo alle feste che facevo con un gruppo di amici in casa a Roma. E’ così che ho conosciuto il nonno. Ridevi quando ti parlavo delle mie festicciole. Certo le vostre feste sono in discoteca: «Ma riuscite a parlare, a scambiarvi qualche abbraccio, ad ascoltarvi con quella musica assordante, in mezzo a tutta quella “caciara”», ti dicevo spesso. «Oh nonna, oggi ci ritroviamo in discoteca e ci divertiamo!», mi rispondevi. Ascolto sempre volentieri qualche disco che ho e se conosco le parole canto, altrimenti mi metto a ballare da sola, tanto non mi vede e non sente nessuno. L’unica spettatrice è Laika che abbaia e mi fa capire, con il suo scodinzolare, che è contenta. Ora Laika è qui accanto a me e fa del tutto per attirare la mia attenzione. Aspetto con ansia un’altra vostra lettera; se mi risponderai tu ho più piacere, non dirlo alla mamma e al papà. Per carità, la mamma, quando mi telefona, non fa altro che farmi raccomandazioni: «Fai attenzione, lava spesso le mani, non uscire, se sei costretta ad uscire mi raccomando metti la mascherina, fatti portare la spesa a casa». Ora penso che con i miei ricordi ti abbia un po’ annoiato ma spero anche fatto sorridere. Ti manderò sul cellulare qualche foto di me con Laika. Saluta mamma e papà, a te un caro abbraccio e tanti baci.
La tua nonna Velia.