Oggi, a chi glielo chiede, l’86enne Gerel può affermare con orgoglio di aver piantato un intero bosco con le sue mani. Nata in un piccolo villaggio della Mongolia Interna, una regione autonoma della Cina – una zona rurale che col tempo si è urbanizzata e ha dato vita a grandi città, come Tongliao -, Gerel ha lavorato tutta la vita nella sede locale della Banca Popolare Cinese.
Così, dopo il pensionamento, nel 1998, ha deciso di tornare a trovare il suo paese natale. E qui, una volta arrivata, si è resa conto di quanto il paesaggio fosse cambiato nel frattempo.
Non c’erano più le sterminate praterie dove pascolavano grandi branchi di cavalli. Al loro posto solo un terreno arido e abbandonato. E quando dalle montagne soffiava il freddo vento del Nord si alzavano pericolose tempeste di sabbia che avvolgevano case e fattorie in una coltre scura. Allora Gerel ha preso una decisione che ha cambiato non solo la sua vita, ma anche quella di tutto il villaggio.
Un bosco in 20 anni: il miracolo di Gerel
Vista la situazione, Gerel decide di accordarsi con il consiglio locale: avrebbe trasformato 17 ettari di terra sterile in un bosco, senza chiedere nulla in cambio per 20 anni. Trascorso questo periodo avrebbe inviato la sua parcella al Municipio.
All’inizio sua madre e i suoi figli si oppongono a quella che giudicano un’idea folle, ma Gerel e suo marito Undes, che ha 72 anni, si rimboccano le maniche e portano avanti il progetto. Nel primo anno, nonostante il faticoso avanti e indietro dalla città alla campagna, insieme riescono a piantare 10.000 alberi. Purtroppo la maggior parte non sopravvive, a causa delle avverse condizioni ambientali.
Un progetto comune: 200.000 alberi contro il vento
Ma niente è perduto. Impressionati dalla determinazione della coppia, gli abitanti del villaggio decidono di costruire una casa in modo che possano risiedere stabilmente accanto al loro progetto.
Purtroppo, però, nel portare avanti la sua missione, la determinata Gerel si sloga un polso. Disperata, sa di non avere più la forza di trasportare pesi e piantare fusti nella terra arida. Suo figlio Uul, allora, che tempo prima aveva preso le distanze, decide di aiutarla. Sarà lui, d’ora in poi, a darle una mano.
Investendo una cifra pari a circa 37.800 euro, l’anziana pensionata riesce infine a creare un bosco composto di 200.000 alberi di specie diverse: pioppi, olmi e persino piante da frutta. In questo modo ottiene anche una formidabile barriera naturale antivento. «Sono testarda e non mi arrendo facilmente», con queste poche parole commenta il gesto che l’ha resa famosa in tutta la Cina.
Piantare la speranza: la storia di Yi Jiefang
Ma Gerel non è l’unica a combattere la desertificazione. Anche la 67enne Yi Jiefang ha deciso di trasformare il deserto mongolo in un paesaggio verde. Ha preso questa decisone in ricordo del figlio scomparso, il quale aveva promesso che, al termine degli studi, sarebbe tornato a casa per lottare contro la desertificazione.
Così, con i soldi raccolti dalla vendita di alcune proprietà, la polizza assicurativa del figlio e altri risarcimenti, Yi e suo marito, Yang Antai, hanno fondato Green Life, un’organizzazione no-profit dedicata ai progetti di coltivazione di alberi in Mongolia. «Non possiamo portare neanche un centesimo con noi quando lasciamo questo mondo. Ma se usiamo il denaro per piantare alberi, una parte di noi rimane nel mondo per sempre», ha affermato Yi.
Gli alberi come risorsa economica: Yin Yuzhen ne ha piantati due milioni
Yin Yuzhen ha vinto più di 80 premi, incluso il Premio Gaia 2010. Per 30 anni ha vissuto in una delle zone desertiche della Mongolia cinese, trasformando l’orizzonte arido in un intreccio di rami e foglie.
Nel 1986 Yin e suo marito hanno acquistato 600 alberelli per piantarli intorno alla loro casa. Sebbene se ne fossero presi molta cura, solo 10 di loro raggiunsero l’anno seguente. Ma Yin non si è mai arresa e in 30 anni ha piantato oltre 2 milioni di alberi, creando vaste zone irrigate e bloccando l’avanzare della sabbia. Oggi, che ha superato i 50 anni ha un nuovo obiettivo: trasformare il suo parco ecologico in un terreno fertile dove poter piantare alberi da frutto e colture. Per creare risorse economiche e intraprendere una nuova carriera da imprenditrice.
L’ombra delle desertificazione
Per capire l’importanza dei gesti di queste donne bisogna considerare che la Mongolia è uno dei luoghi più a rischio desertificazione di tutto il pianeta. Qui interminabili steppe si alternano ad aridi deserti. Le poche zone forestali aiutano a mantenere le condizioni dell’acqua, a prevenire il degrado del suolo, a preservare il permafrost e a controllare i gas serra.
Si tratta di limitate risorse forestali che sono diminuite ancora di più negli anni a causa di disboscamenti, incendi, parassiti e malattie. Gerel, Yi e Yin, che hanno impiegato tutte le risorse di una vita per combattere il deserto, sono un esempio di rivoluzione ecologica. Non solo cercano di sanare le ferite inferte alla terra dagli uomini, ma rappresentano un esempio di resilienza in tarda età.
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