Marisa Genovesi. È nata a Livorno dove vive. Fa parte di varie associazioni quali: F.I.D.P.A., 50&Più e A.N.P.A.I. Si diletta a scrivere poesie e prose ottenendo lusinghieri riconoscimenti e positive affermazioni quali primo posto al Memorial Fosco Monti e due Menzoni d’onore nei premi letterari Anpai “S. Margherita Ligure F. Delpino”. Al Concorso 50&Più partecipa da qualche anno e nel 2016 ha ricevuto la Menzione speciale della giuria per la prosa.
L’amicizia è un dono reciproco tra persone che il caso, o le vicende della vita, fanno incontrare e quando l’intelligenza, la disponibilità, la generosità e l’esperienza di vita si fondono, è un sentimento gratificante, che arricchisce l’essere umano.
Io e il mio amato marito abbiamo avuto questa fortuna.
L’amico di cui scriverò, proveniva da un Paese straniero; infatti, era venuto in Italia perché mandato dallo Scià di Persia, insieme ad un gruppo di altri giovani, a frequentare i corsi dell’Accademia Navale di Livorno; ciò avvenne nel decennio 1950/1960.
All’epoca, in alcune ricorrenze, alla fine dei corsi annuali o altro, venivano organizzate serate importanti, con la partecipazione ad invito delle Autorità civili e militari cittadine, oltre a rappresentanti delle famiglie locali più facoltose.
Anche la Signorina Graziella figlia di un famoso Comandante di Marina, medaglia d’oro alla Memoria, veniva invitata ad ogni manifestazione, con invito personale consegnato a domicilio. Proprio il cadetto persiano Ismail fu una volta incaricato di svolgere questo compito. Ebbe perciò l’occasione di conoscere la bionda giovane ragazza e fu amore a prima vista per entrambi. La conclusione fu il matrimonio alla fine dei corsi accademici e il ritorno a Teheran insieme alla moglie italiana. Lo Scià aveva assegnato i ruoli di comando nella marina militare ai giovani provenienti dall’Accademia Navale, quindi anche ad Ismail. Dopo alcuni anni, però, problemi di salute piuttosto importanti ed il clima non confacente, convinsero Ismail a dare le dimissioni dalla Marina e, in accordo con la moglie Graziella, a tornare in Italia, a Livorno. Questa decisione è stata la sua salvezza, in ogni senso, perché quando lo Scià venne esiliato e Khomeini prese il potere, molti dei militari rimasti vennero uccisi.
A Livorno Ismail iniziò la sua vita da civile, forte della conoscenza delle lingue straniere e di nozioni tecniche, che favorirono l’attività lavorativa. Il caso ci ha fatto incontrare e conoscere tutti e quattro, con reciproca stima e simpatia.
Nel corso degli anni, che ormai sono tanti, abbiamo trascorso insieme tante belle occasioni, ma la più importante è stata quella di un viaggio in auto su loro invito, in Germania, Francia, Svizzera. Ovunque, nel visitare le città più importanti, incontravamo persone iraniane da Ismail conosciute, fuggite dal regime totalitario, che tuttora purtroppo è tristemente noto.
Esperienze indimenticabili, vissute da me e mio marito, solo grazie agli amici speciali Ismail e Graziella.