È stato presentato oggi, presso la sede Cnel di Roma, il volume La popolazione anziana e il lavoro: un futuro da costruire (edizioni Il Mulino). Un progetto nato dalla collaborazione tra 50&Più e Fondazione Leonardo e curato da Marco Trabucchi, Gabriele Sampaolo, Anna Maria Melloni.
Una tavola rotonda d’eccezione a cui hanno preso parte Carlo Sangalli, Presidente di 50&Più, Marco Trabucchi, Presidente della Fondazione Leonardo, e Tiziano Treu, Presidente del Cnel. A moderare gli interventi è stata chiamata Laura Gavinelli, collaboratrice del Centro Studi 50&Più; l’evento, a causa delle norme anti-Covid, è stato trasmesso in streaming, raggiungendo centinaia di spettatori.
Anziani di oggi e di domani
Invecchiare è un fenomeno fisiologico eppure, sempre più spesso, ci si trova di fronte a fenomeni di ageismo anche in campo occupazionale. La società cambia rapidamente e così anche il mondo del lavoro, nel quale sembra che i giovani fatichino ad entrare mentre i lavoratori senior stentano a tenere il passo. E, allora, perché parlare di lavoratori anziani? Perché dedicare un intero volume agli aspetti sociologici, psicologici e tecnico-organizzativi che incidono maggiormente sulla situazione dei lavoratori senior in Italia? Perché parlare di lavoro in tarda età significa parlare della vita e delle sue fasi rivolgendosi anche ai giovani di oggi, che diventeranno gli anziani di domani.
Tiziano Treu: «Guardare il lavoro senior da molteplici punti di vista»
Ad aprire l’incontro è stato Tiziano Treu, Presidente del Cnel. «Essere qui, oggi, è molto importante – ha detto -, non solo perché il Cnel si occupa del rapporto tra lavoro e cicli di vita, ma anche perché nell’attuale assetto demografico del nostro Paese, non si può prescindere dal progettare politiche per promuovere il cosiddetto active ageing, ovvero forme di invecchiamento attivo della popolazione, e ripensare in modo strategico al ruolo dei lavoratori senior all’interno della società. E le politiche di active aging, di cui si tratta ampiamente nel volume, sono un tema fondamentale che viene dibattuto anche nell’ambito europeo, da almeno un decennio».
Un argomento che si lega anche agli effetti dell’uscita degli anziani dal lavoro e al ricambio generazionale. «Il rapporto lavorativo tra giovani e senior ha subìto un forte cambiamento nel tempo. Trent’anni fa un giovane usciva dalla scuola, trovava un posto di lavoro più o meno stabile, lavorava e andava in pensione relativamente presto – ha continuato Treu. – Oggi, invece, i rapporti sono diventati più complicati perché i giovani hanno meno possibilità lavorative, spesso mal pagate, mentre gli anziani hanno davanti a sé più anni da vivere, anche se talvolta sono anni difficili».
Secondo il Presidente del Cnel, quindi, è necessario occuparsi della relazione tra anziani e lavoro in maniera omnicomprensiva. «Gli inglesi parlano di approccio comprehensive in cui si deve tener conto di tutti gli aspetti della vita legati al lavoro: da quelli socioeconomici a quelli relazionali, fino a tutto ciò che è legato al benessere». Il lavoro, in questo senso, rappresenta una risorsa per i senior e, spesso, quando viene a mancare incrina gli equilibri in ogni ambito della vita. «Se volessimo semplificare, potremmo dire che ci sono due stadi: il lavoro e il pensionamento. Io penso che si debba favorire un passaggio graduale, una staffetta generazionale con anziani che lavorano part-time, aiutano i giovani a formarsi e possono ritirarsi gradualmente dal mondo del lavoro».
Carlo Sangalli: «Essenziale il ruolo di rappresentanza dei corpi intermedi»
Una considerazione condivisa anche da Carlo Sangalli, Presidente di 50&Più. «Il rapporto tra il lavoro che cambia e il progressivo invecchiamento della popolazione è un tema particolarmente sentito da 50&Più e spiegato sotto molti aspetti dai 22 autori di questo volume», ha esordito. «La longevità di una popolazione è un fenomeno positivo perché indice del progresso e del benessere del Paese. Ma diventa un problema quando viene accompagnata dalla denatalità e, al tempo stesso, non è affiancata da una visione dell’anziano come risorsa della società e del lavoro. Da questo punto di vista, la pandemia ha contribuito ad aumentare la distanza tra le generazioni». Anche secondo il Presidente Sangalli, infatti, è necessario ripensare a un patto generazione che si fondi su alcuni capi saldi. «È necessario stabilire che un posto di lavoro per un anziano non si sostituisce a quello di un giovane. Le capacità e le risorse di ogni generazione sono complementari tra loro: utili allo stesso modo» ha sottolineato.
Un riferimento, poi, è andato alle associazioni di rappresentanza come 50&Più di cui è Presidente. «È indispensabile dare voce all’esercito dei lavoratori senior. Quel gruppo che, spesso, in modo silenzioso, dà un contributo importante all’economia e, soprattutto, alla tenuta sociale. Ancora una volta, quindi, entra in gioco il ruolo dei corpi intermedi. L’Italia conta circa 16 milioni di pensionati, di cui 12 sono iscritti alle associazioni di rappresentanza. E sono proprio queste realtà che devono creare le alleanze per raggiungere gli obiettivi comuni. Così come è avvenuto tra 50&Più e Fondazione Leonardo».
Marco Trabucchi: «Il lavoro come scelta vitale e di benessere»
L’ultimo a prendere la parola è Marco Trabucchi, Presidente di Fondazione Leonardo e curatore del volume, che racconta gli effetti della pandemia sugli anziani lavoratori. «A febbraio sembravamo alle soglie di un mondo che sarebbe cambiato e su cui non potevamo fare previsioni», ha raccontato. «Ad oggi, dopo tutto, l’impegno profuso nell’ambito dell’invecchiamento attivo sembra avere ancora più valore. In particolare, perché i senior di oggi non sono più quelli di un tempo». Una considerazione che non si può ignorare quando si progettano politiche, pratiche e metodi pensati per gli anziani. «Molte leggi, ma anche molti atteggiamenti e comportamenti all’interno del mondo del lavoro sono ancora quelli di ieri».
Un approfondimento, poi, sugli effetti positivi del lavoro nella vita della popolazione anziana. «Numerosi studi scientifici hanno dimostrato quanto sia importante lavorare. I senior che lavorano, infatti, esprimono un atto vitale perché si mantengono attivi e giovani. Potremmo intenderla come prevenzione del benessere. In questo senso, da medico, posso dire che dobbiamo dare indicazioni perché questo atto vitale possa essere allargato al maggior numero di persone». Una proposta che si rifletterebbe positivamente anche sulla società, sulle aziende e sulle comunità intere.
E quando il Presidente Trabucchi parla di impiego non si riferisce solo alla vita professionale. «Prendete il ruolo del nonno, ad esempio. Si tratta di un mestiere. Un mestiere di affetti, guidato dalla dedizione, e non dalle costrizioni. Ed è proprio questo che arricchisce la piccola comunità di una famiglia e anche tutto ciò che c’è intorno. Il lavoro è uno strumento relazionale importante, basti pensare a come può aiutare a combattere la solitudine», sostiene. «Questo volume è solo un piccolo contributo sulla strada verso il futuro. Il lavoro dà senso alla vita e dobbiamo fare in modo che copra tutte le sue fasi, anche la vecchiaia».
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