Ieri e oggi, dal telefono al pc, sino allo smartphone. Com’è cambiata la vita grazie alla tecnologia nel racconto dei senior che l’hanno vista evolversi.
Qualcuno ha detto che il trascorrere di un anno per la tecnologia corrisponda a dieci degli esseri umani. In effetti, solo nell’ultimo decennio, dal 2010 al 2020, un’innovazione senza precedenti ha rivoluzionato le nostre vite. Un tempo brevissimo.
Ma cosa succede se questo mondo lo hai visto cambiare negli ultimi 60 anni, giorno dopo giorno? Cosa pensi se sei passato da una tecnologia meno invasiva – e di certo non digitale – ad una che avvolge ogni aspetto dell’esistenza?
Fausto Rossi, 75 anni, ha uno sguardo da “privilegiato” sulla cosa, visto che ha fatto della tecnologia un percorso di vita. «Tutto è partito dalla mia esperienza scolastica – racconta -. Ho frequentato l’Istituto Industriale con studi sulla metalmeccanica. Poi, nel 1966-67, sono stato assunto all’Eni. Progettavo e costruivo impianti. Lì ho avuto i primi contatti con i computer. Allora c’erano i mainframe, enormi computer room che utilizzavano schede perforate».
Per lui l’incontro con i personal computer arriva nei primi Anni ‘80, quando appaiono queste “macchine” molto più piccole dei mainframe. «La cosa mi interessò così tanto che partecipai ad attività di creazione applicazioni per progettazione, grafica 3D, modellazione…». Fu amore a prima vista il suo: «In breve organizzai e coordinai corsi per progettare mediante programmi come Cad 2D e 3D. Lasciai l’Eni nei primi anni del 2000 e aprii una società privata».
Dal 2015 Fausto Rossi organizza con la 50&Più di Piacenza corsi di alfabetizzazione informatica. «Sono sempre stato molto attento alle novità – prosegue -. Ho capito subito le potenzialità della tecnologia, anche se non potevo immaginare il livello raggiunto oggi. Mi riferisco agli smartphone, alla domotica. Ora dobbiamo essere capaci di gestire tutto questo». Intanto, confida nel futuro: «La tecnologia dovrà accrescere la qualità di vita degli anziani. Sistemi come il telecontrollo possono aiutarci a vivere meglio i limiti dell’età legati a udito, vista, deambulazione… Purché questi strumenti diventino facilmente fruibili anche dai non esperti».
Vincenzo D’Amuri, 85 anni, ha una visione molto pratica della tecnologia: «Del passato – dice -, prima dell’avvento massivo della tecnologia, ricordo solo la fila alle Poste, il disagio per chiedere un estratto conto. Oggi con l’home banking, ad esempio, risparmiamo tempo». Certo, anche lui da giovane – confessa – non immaginava una tale rivoluzione, «però alcune cose le captavo e pensavo che avrebbero cambiato la nostra vita».
E per il futuro? «L’informatica ci ha coinvolti totalmente, ma credo che nei prossimi anni la tecnologia dovrà rendere i servizi più facili e completi. Ha già raggiunto livelli elevati, possiamo fare molto in casa – io, ad esempio, uso i servizi online di posta, banca e Inps -, ma c’è ancora molto da fare».
Per Franca Fiordalice, over 65, la tecnologia ha influito soprattutto sul nostro modo di lavorare, migliorandolo. «Se ripenso al passato credo che la posta elettronica sia una di quelle cose che ha maggiormente cambiato la nostra vita dal punto di vista lavorativo. Ci ha aiutato a risparmiare tempo. Così come le procedure digitali».
Ma c’è anche il rovescio della medaglia: «Ho come l’impressione che tutta questa tecnologia abbia finito col toglierci i nostri “segreti”, esercitando troppo controllo sulle nostre vite». Cos’altro potrebbe migliorare allora in futuro? «Naturalmente la telemedicina: si potrebbero fare consulenze mediche senza spostarci. Sarebbe bello, specie per coloro che, causa età, non si muovono da casa. Così come sarebbe utile che la tecnologia riducesse la loro solitudine mettendoli in condizione di comunicare meglio con gli altri». Il futuro allora è la comunicazione a distanza: «Ci siamo accorti di quanto siano utili Skype, Zoom per il lavoro, ma ci hanno anche aiutato a non rimanere da soli, a non lasciare soli gli altri in questo momento».
«Il mio rapporto con la tecnologia è partito dal telefono – è diretto Enos Righi, 71 anni -. Quando nel 1963 mio padre aprì un distributore di carburante, avevamo anche il telefono che al tempo non era così diffuso nelle case. Il fax ha avviato la rivoluzione. Inviavo documenti che venivano subito recepiti, ma il computer – sostituendo la macchina da scrivere – con i floppy disk per memorizzare è stato ancora più innovativo».
Anche lui ha vissuto la tecnologia attraverso il lavoro: «Il mio approccio è sempre stato dettato dall’utilità. Ho sempre cercato nella tecnologia un aspetto pratico che migliorasse il lavoro. Ad esempio, quando sono arrivati i primi programmi in linguaggio Dos che facilitavano la gestione delle aziende, ho pensato di far realizzare un programma per i distributori di carburante. Ma è stato internet, a mio avviso, ad accelerare le cose: già nel 1997-98 avevo studiato un sito per la nostra categoria di distributori».
Se passi una vita cogliendo le occasioni che il progresso ti offre, è normale essere pronti al futuro: «I cambiamenti di oggi non mi hanno colto impreparato – racconta – e, anche se la tecnologia di oggi mi pone qualche dubbio (mi riferisco alla necessità di discernere le informazioni in rete!), guardo avanti, alle potenzialità mediche per gli anziani. Dopo tutto, non è un caso se in sala operatoria, oltre al chirurgo, troviamo sempre più spesso anche ingegneri. Segno che i tempi stanno cambiando e che la tecnologia ha sempre più peso».
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