«Rendere complicato ciò che è semplice è cosa banale; trasformare ciò che è complicato in qualcosa di semplice, incredibilmente semplice: questa è creatività». Le parole di Charles Mingus, leggendario musicista jazz statunitense, risuonano come una profonda verità. Oggi più che mai. Sì, perché ogni giorno, nella nostra quotidianità, abbiamo davanti fatti, circostanze e parole che – spesso – facciamo fatica a capire e, quindi, a interpretare. Ascoltiamo espressioni che, per qualche aspetto, ci mandano in confusione, ci impediscono di cogliere l’essenza e di capire il significato, oltre il significante. Però, per non cadere in questa trappola anche qui, sgomberiamo subito il campo da ogni dubbio e diciamo, prima di tutto, che c’è una sostanziale differenza tra ciò che è complicato e ciò che è complesso. Vediamo perché.
Quando parliamo di complicato ci riferiamo a fatti, circostanze e parole, appunto, che presentano difficoltà, a volte inevitabili, e che possiamo definire tortuose e poco chiare. Diamo, in maniera anche inconsapevole, un’accezione negativa a tutto questo e inconsapevolmente tendiamo a starne lontani. Ben altra cosa, invece, è la complessità. A questa ci riferiamo quando parliamo di tanti elementi, profondi e minuziosi, comprenderli non sempre è cosa facile. La vera genialità, quella a cui anche Mingus, fa riferimento è saper vedere al di là della confusione e del disordine, per cogliere i fili che tengono insieme un ragionamento. Perché?
Perché c’è sempre più bisogno di usare parole semplici affinché anche i concetti complessi possano essere compresi, assunti e possano diventare oggetto di critica (intesa come ragionamento). Dobbiamo provare a immaginare di avere davanti un vetro appannato: la nostra azione può e deve essere quella di pulire il vetro per riuscire ad andare oltre l’opacità. Una volta fatto questo avremo di fronte una serie di elementi, quelli che abbiamo già citato, che vedremo in maniera più nitida, dai contorni più definiti e la loro comprensione sarà – se non immediata – almeno più semplice. Questo discorso è trasversale a ogni ambito della vita e presume, senza ombra di dubbio, la chiarezza che diventa così una conditio sine qua non. La chiarezza, dunque, è l’assist necessario per riuscire a discernere le cose, l’essenziale dal superfluo. Chiarezza e semplicità sono quindi, allo stesso tempo, qualità e strumenti che ci permettono di navigare con consapevolezza in un mare magnum di stimoli, di cambiamenti, di cui a volte siamo parte e a volte artefici. Decodificare discorsi complessi e riuscire a restituirli con semplicità è, senza se e senza ma, qualcosa di veramente soddisfacente che ci rende, in una certa maniera, ambasciatori della realtà. Al tempo stesso, tutto questo ci offre la possibilità di valorizzare la bellezza delle piccole cose, di trovare la gioia nei momenti di quiete. Ci offre anche l’occasione di apprezzare l’eleganza di una conversazione sincera, la profondità di un’opera d’arte, la compagnia di persone autentiche che portano ricchezza nelle nostre vite. Riconoscere tutto questo non è e non deve essere prerogativa di pochi. È così, e solo così, che potremmo avviare quel processo di trasformazione che, in un certo senso, svela la complessità e la rende semplice, ‘incredibilmente semplice’.
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